Gioco di donna - Film (2004)

Anche se concepito per rendere di più, dei suoi buoni propositi conserva solo l’accurata ambientazione. Lo si può giudicare dividendolo in due blocchi. Nella prima parte il gioco di donna di una seducente Charlize Theron e di una sensuale Penelope Cruz regge, nella seconda si addentra nelle pesantezze belliche e si trascina stancamente col passo di chi si lega un masso al piede. La noia dilaga e svaniscono le discrete premesse e l’impegno che gli attori avevano mostrato. **

Negli anni '30, Parigi era la patria d'elezione degli "spiriti liberi" americani, in fuga dal proibizionismo e dalla recessione, nel film è lo scenario ideale per il triangolo amoroso tra una fotografa americana, un suo ex-collega di università, e una modella spagnola. Discutibile mix tra epica ed erotismo, artificioso ed epidermico. In certi momenti, mi è sembrata una versione assai semplificata di The dreamers: i tumulti storici sono un rumore di fondo per le orecchie di Gilda... head in the clouds! Insoddisfacente anche il finale: mediocre.

Indubbiamente un film medio e godibile, reso "migliore" dalle splendide e bravissime attrici. La Cruz sempre fuori classe. A parte ciò, è la storia un po' pruriginosa di una bella e ricca ereditiera ai tempi dei bagordi culturali e dei "facili costumi" parigini ante seconda guerra mondiale. Almeno, così sembra all'inizio. Poi il film si dirige verso ben altri toni. Una commistione di generi che non convince. Troppo confusa. Troppo artefatta.

Arido e freddo nelle sue dinamiche sentimentali e passioni politiche, riceve tiepido calore solo nell’ultimissima parte, allorché illustra sommariamente gli orrori delle guerre civili. Fotografia tirata a lucido per un gran gala del manierismo – ormai la maggioranza dei film contemporanei adotta queste tinte artificiose e seriali -, personaggi claudicanti e interpretazioni scolastiche. La Parigi degli anni Trenta fa da sfondo storico a guisa di un manichino imbellettato.