Il professionista - Film (1973)

"Harry in Your Pocket" significa più o meno "borseggiare", ma, visto il nome del protagonista, vuol dire proprio "Harry nella tua tasca" (avete presente l'espressione "mettersi in tasca"?). La traduzione italiana, pertanto, non rende affatto la sottigliezza semantica dell'originale (e stiamo parlando dell'americano!) cui corrisponde una certa sottigliezza nella messa in scena (unica esperienza alla regia dello sceneggiatore tv Bruce Geller). Non siamo dalle parti di Bresson, ma le psicologie dei personaggi sono ben delineate.

Due taccheggiatori in erba vengono reclutati da consumati professionisti per entrare in un giro di alto livello, spostandosi di continuo da città a città. Dopo aver visto questo film vi muoverete in bus o nei posti affollati con più attenzione ai vostri portafogli, facile preda di "mani di velluto". Attori consumati come Coburn e Pidgeon sono il fiore all'occhiello di una storia tutto sommato prevedibile e senza grandi livelli di narrazione. Inespressiva Trish Van Devere.

La fotografia rimanda subito ai telefilm o a certe produzioni americane di serie B del periodo, ma dopo una prima parte interlocutoria il film prende lentamente corpo e la storia, ben scritta, diventa sempre più interessante. Buone prove di Coburn e Pidgeon, entrambi molto in ruolo, un po' scialbo il resto del cast. Ritmo piuttosto sommesso (ma mai troppo lento) che non risparmia un paio di colpi di scena nel finale mentre la regia attenta di Geller garantisce una narrativa sobria e lineare. Non un capolavoro, ma merita una visione anche se non vi piace particolarmente il genere.

Divertente commedia, con qualche momento "drammatico" che vede due giovani borseggiatori finire nel giro grosso (raddoppia il numero della banda da due a quattro, e il guadagno si moltiplica..ma anche i rischi). Ben girato e ben interpretato soprattutto dai due attori più rodati (Coburn e Pidgeon), ambientazioni e fotografia tipicamente americane anni 70. Un buon film da riscoprire.

Gradevole commedia agrodolce tipicamente settantiana su di una professione criminale di piccolo cabotaggio, ma espressa al massimo del professionismo come da titolo italiano e che solo Bresson e pochi altri avevano prima messo al centro di un intero film. A Coburn in effetti il film piaceva molto e si direbbe proprio tagliato su un attore come lui, ma è Pidgeon ha fornire tutta l’amarezza crepuscolare che rende la pellicola seducente. La Van Devere è estremamente decorativa, Sarrazin buono ma come sempre personaggio inerme. Geller, alla sua unica regia, si distingue non in tv.