Tuttargenteria (
quel che rimane di Dario Argento)
Cosa rimane davvero di Dario Argento in questo
Giallo?
Personalmente il nulla più assoluto, lo zero al cubo, l'anestetizzazione e l'anonimia portata all'estremo, l'annientamento di una forte personalità autoriale (che, quì, di personale non rimangono nemmeno le briciole), per un prodottino usa e getta fatto (sembra) per compiacere gli americani.
Senz'anima, vuoto a rendere, banale, anonimo, e totalmente privo di ogni aggangio argentiano, che segue (pedissequamente) la moda thrilleresca (con spruzzata di torture porn) del periodo. E il livello qualitativo, se non è proprio amatoriale, poco ci manca. (le ultime derive del buon Bruno Mattei? Budget a parte, e meno scalcagnatezza, siamo da quelle parti).
Fosse stato diretto da Albert Pyun, magari, potevo anche trovarlo divertente, come qualsiasi staight to video (se ne vedon di peggio), ma è inaccettabile (almeno per il sottoscritto) che dietro a questa poveracciata, tanto insulsa quanto convenzionale, ci sia il nome di Argento.
Per riuscire ad andare avanti con la (sofferta) visione cercavo le suggestioni e i rimandi argentiani, faticando non poco a cavarli fuori come un ragno dal buco (mentre, a differenza, nella
Terza madre mi sono venuti addosso "loro", come una valanga, per tutto il film) a costo di essere capzioso, mera missione impossibile da qualsiasi lato lo si prenda.
Il teatro all'inizio? Il taxi di
Suspiria,
Inferno e
La terza madre?, Il dito mozzato alla Pataki in un geyser di sangue come il braccio troncato a Veronica Lario in
Tenebre? Il particolare in PP dell'ago della siringa che buca la lingua della Pataki? (il cuore che pulsa di Eva Axen e la lama di coltello che lo penetra?), il luccernaio sfondato da Alida Valli in fiamme in
Inferno come le battute conclusive di
Giallo? Lo spioncino di
Opera?
Niente, tutto inutile, scarabocchi e farlocchi, mi scivolava tutto addosso, Argento non pervenuto, nemmeno in momenti non girati malissimo (la vendetta in macelleria pareva più orientata verso un "mafia movie" alla Scorsese, il flashback con la madre uccisa uguale a mille altri visti e stravisti-inquadrature sghembe comprese-, la fuga della Pataki dalla tana del mostro, messa in scena con professionalità ma priva di pathos, figuriamoci di argentianità) in un frullato da thrilleretto da bancarella (non manca nemmeno la banale sparatoria finale tra Brody e il killer) già bello e pronto per essere trasmesso da RaiDue in prima serata per la serie "Nel segno del giallo". Il tutto avvolto in uno scialbo look paratelevisivo tipico dei primi anni 2000.
Pure la violenza è indolore (giusto una testa sfondata a martellate) che manca del tutto del sadismo argentiano, e che pare buttata lì, senza costrutto e convinzione. E nemmeno quando Argento cerca di buttarla sul laido e la sporcizia (il covo di Giallo) ne azzecca una, sfociando nel ridicolo e nel patetico.
Eppoi la volgarità, il cattivo gusto e lo squallore, che nemmeno nei fumettacci zozzi stile
Attualità nera (non potevo davvero credere che Argento avesse girato quella roba dove Giallo si masturba, davanti al computer, con il ciuccio in bocca, dopo aver letto Hentai zoofili e esclamando "Figo il cane"(sic!), o che, mentre la Pataki lo copre di insulti e lo umilia, lui prende a calci i bidoni e orina nel lavandino facendo le boccacce!), una cosa davvero imbarazzante e improponibile, da sprofondare nella poltrona, per un autore che aveva portato la raffinatezza della perversione (
Tenebre) a livelli quasi estasiatici.
Inutile sottolineare la scelleratezza e la demenzialità del make up di Giallo (sembrava quasi una presa per i fondelli, se ne sono dette tante, troppe, ma non riuscivo a capire se era un mix tra lo Slot dei
Goonies, il David Patrick Kelly dei
Guerrieri delle notte, Sylvester Stallone dopo un ictus o un'anziana e robusta signora-che all'occorenza vestiva i morti e faceva le iniezioni a chi ne aveva di bisogno- che abitava sopra l'appartamento di mia nonna, conosciuta come la "Lisi" ) e alcune derive che vogliono apparire sgradevoli ma sono solo ridicole (la madre prostituta e tossica, i flashback d'infanzia con bullismo).
Continuare sarebbe impietoso, come sparare sulla croce rossa.
Unica intuizione che poteva, in qualche modo, renderlo quantomeno salvabile, era il finale, con la Seigner che, istericamente, sbraita addosso a Brody. Chiuderlo così avrebbe dato un senso di disturbante e pessimistico. Invece si è optato per un finalino di coda terrificante, che affossa anche quel misero poco di buono che poteva esserci.
Brody e la Seigner vanno col pilota automatico, la musica di Werba fastidiosa e senza mordente, Fasano fa quel che può e Stivaletti, almeno, crea una faccia femminile martoriata dalle martellate piuttosto realistica.
Ma a mancare del tutto, quì, è proprio Argento, volatilizzato in una nube di pressappochismo e svogliatezza, tra buona la prima e un totale disinteresse a quello che, sciaguratamente, le hanno messo tra le mani.
La cosa più grave e che
Il fantasma dell'opera e
Dracula 3d erano omaggi a due miti letterari che non appartenevano minimamente al suo cinema, mentre
Giallo è il suo terreno fertile e inventivo, e questo rende tutto ancor più intollerabile.
Posso capire di non fare raffronti con l'Argento del passato (per carità), ma quì mi trovo davvero davanti il nulla (anche se lo avesse diretto Lamberto Bava, per dire).
A confronto di questo miserello e penoso thrillerino da discount
Il cartaio sembra
Opera.