Michele esce dal manicomio per andare a vivere con la sorella, ma continua a prendere alla lettera tutto ciò che gli viene detto... Gli equivoci creati dal protagonista derivano dal mentore Pirandello, è chiaro, ma ad Eduardo interessa maggiormente l'ipocrisia del ceto borghese, affamato non di cibo ma di rispetto sociale. Poco conosciuto ed anche un po' lento, ma consigliato per chi vuole osservare l'evoluzione della drammaturgia di De Filippo.
Una delle commedie meno drammatiche di Eduardo, con un simpatico stile comico che ricorda molto le farse del fratello Peppino. Fondamentale il ritmo veloce. Il suo personaggio funziona poi benissimo e le sue fissazioni sui ragionamenti che devono per forza filare regalano varie risate. Ottimo il cast.
Magistrale messa in scena di una delle commedie più belle di Eduardo, in cui l'autore riesce ad adattare la sua comicità all'umorismo pirandelliano di cui il testo è pervaso. Si ride continuamente cavalcando il confine fra ragione e follia e lentamente la storia oltrepassa il contingente per raggiungere l'universale. Buona la prova del collaudato cast "eduardiano" con qualche riserva per Casagrande, a tratti troppo impostato e non sempre in grado di reggere un personaggio così complesso. Resta in ogni caso un capolavoro del nostro teatro del '900, che merita senz'altro una visione.
MEMORABILE: "Hai visto come fila il ragionamento?"; La poesia a tavola.
Antonio Casagrande HA RECITATO ANCHE IN...
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A questa commedia è legato un aneddoto molto famoso (che chiarisce bene la posizione dell'autore nei confronti del Fascismo) che lo stesso Eduardo raccontò durante la lectio magistralis in occasione del conferimento della laurea honoris causa da parte dell'Università la Sapienza nel 1980. Riporto di seguito le parole di Eduardo:
Nel ‘27 scrissi Ditegli sempre di sì. È uno dei miei primi lavori. Quella era l’epoca d’oro del fascismo ed il titolo era allusivo. La commedia ha come protagonista un pazzo che è fissato sulle parole, non parla con le parole appropriate e crea degli equivoci e fa dei pasticci. Mi trovavo a Torino a recitare questa commedia e quando finì il primo atto l’impresario […] mi disse: «Eduardo, tu devi uscire adesso fuori del sipario e devi dire qualche cosa al pubblico perché è stata proclamata la fondazione dell’Impero».
Prima che iniziasse il secondo atto io mi presentai al pubblico e dissi: «L’impresario Chiarella è venuto a dirmi una cosa meravigliosa. Questa commedia è fortunata perché è cominciata in un regno e finisce in un impero! Ditegli sempre di sì!» Tutti quanti a ridere.