Luce dei miei occhi - Film (2001)

Storia del legame tra un'autista appassionato di fantascienza e una ragazza madre, proprietaria di un negozio di surgelati e dal passato turbolento. Bel film di Giuseppe Piccioni, Luce dei miei occhi è realizzato in modo insolitamente curato per un film italiano. A partire dalla sceneggiatura che presta la giusta attenzione alla caratterizzazione psicologica dei personaggi; fotografia che mostra Roma in modo realistico e non patinato; intensa interpretazione dei due protagonisti (Lo Cascio e la Ceccarelli) e bravo come sempre Orlando.

Antonio, autista che vive "senza infamia e senza lode" vagheggia un immaginario riscatto come eroe di un romanzo di fantascienza. Nella realtà, il suo riscatto sarà l'amore per quella donna spigolosa e difficile che è Maria. Film dalla scrittura più raffinata e complessa rispetto a Fuori dal mondo, mi è però piaciuto di meno: programmaticamente malinconico, mi è apparso meno autentico, pericolosamente prossimo a sconfinare nel manierismo.

Intenso film di Piccioni, suggellato dalle gemme attoriali di Lo Cascio e della Ceccarelli (piccola ma significativa partecipazione di Orlando). Belle le musiche di Einaudi, regia ineccepibile, bella la forografia così realistica, dialoghi intelligenti che bene delineano il profilo psicologico dei personaggi (specie dei protagonisti), tuttavia il film a tratti risulta lento, quasi esasperante e si rischia di cadere nel manierismo di scuola. Detto questo, tuttavia, il prodotto é godibile e merita attenzione ed elogi.

Un film che presenta un bel disegno d'ambiente, una Roma genuina e poco artefatta. Su questo sfondo i due protagonisti intrecciano una storia che non evolve a causa delle zavorre personali ma che comunque li aiuta a conquistarsi un minimo di quiete interiore. Particolarmente ispirata la Ceccarelli, mentre Lo Cascio dà vita a un personaggio che merita tutta la nostra simpatia anche se il suo carattere introverso perde qualcosa alla distanza.

Pellicola intimistica ambientata in una Roma popolare e veritiera che fa da sfondo alle vicende umane e sentimentali di un autista e di una ragazza madre titolare di un negozio. La difficoltà di confrontarsi ed alcuni malintesi conducono la narrazione a discreti risultati dovuti peraltro alla valida interpretazione dei due protagonisti.

Film drammatico ma nello stesso tempo sentimentale in cui il regista Giuseppe Piccioni mette in evidenza con molto garbo i temi della solitudine, dell'incomunicabiltà ma soprattutto della paura di amare. E' la storia di Antonio, autista di persone importanti che fugge ogni giorno dalla fantascienza e di Maria, proprietaria d'un negozio che si chiude nella sua rassegnazione. Un apporto difficile che viaggerà tra sogno e realtà. Buoni gli attori e la fotografia, che rappresenta Roma in tutto il suo splendore, eccellenti le musiche di Einaudi, adatte a fatti e luoghi. Tre pallini pieni.

Autista di professione si innamora di una ragazza madre. Sceneggiatura fin troppo intimista in cui il buon samaritano Lo Cascio (sincero come interpretazione ma anche trattenuto) si accolla i problemi della Ceccarelli (con l’espressione di chi sta dallo psicanalista). Piccioni si fa aiutare dalle musiche di Einaudi per creare un clima da cuori solitari ma eccede nel didascalico; la voce fuori campo con l’accostamento alla fantascienza diviene stucchevole, alla lunga. Nota per il personaggio dello strozzino Orlando, che restituisce il senso della amara realtà.