Phantasm 4 - Oblivion - Film (1998)

Interessante sequel della serie Phantasm. Un film realizzato bene che si aggancia agli altri episodi, tentando anche di "spiegare" alcuni perché irrisolti (un esempio: chi è Tallman?). Un'altra caratteristica interessante è che per un terzo del film sono stati usati materiali di scarto del primo episodio. Film curioso e consigliato, purtroppo sembra non sia mai stato doppiato in italiano.

Migliore del capitolo precedente, soprattutto perché si cerca di dare un tocco di freschezza spiegando le origini di Tall Man e usando alcuni scarti del primo film (per la maggior parte come flashback). Quello che manca è il ritmo; inoltre ogni tanto ci si perde fra i vari tempi e le varie dimensioni creando una confusione che non giova alla trama. Poco splatter, bello il finale.

La serie di Phantasm presenta continui alti e bassi e qui Coscarelli conclude in bruttezza. I soldi sono veramente pochi e il povero Don deve riciclare le scene addirittura del primo film che compongono circa un terzo del breve prodotto. L'idea di una rilettura quasi mistica dell'intera vicenda non sarebbe male ma il tutto è così confusionario, illogico, tirato via e pasticciato che il risultato finale è molto deludente. Le scene sembrano non avere nesso l'una con l'altra. Certo un qualcosa del fascino "Phantasm" rimane, ma è troppo poco. *!

Il miglior sequel della cimiteriale saga coscarelliana: il budget limitato giova alla creatività del nostro, qui lanciato in uno spericolato rimontaggio delle sequenze escluse dal final cut del primo capitolo: ne ricava una fascinosa continuity – avallata da un cast sempre coeso – un'atmosfera onirica e allucinata che riecheggia il ritmo sospeso del capostipite, nuovi arcani e indizzi che spingono a rimettere mano all'intero ciclo. L'apocalittica scenografia della Dead Valley ha ascendenze evangeliche: quivi Mike si confronta con il maligno, un superbo Angus Scrimm.

E’ solo il vento, sussurra Mike all’amico Reggie: lambita dall’incertezza di una percezione momentanea, la saga perde molta della propria solidità narrativa per abbracciare ancor più la dimensione del sogno e delle realtà parallele, deludendo in parte chi aspettava finalmente delle chiavi di lettura definitive e invece si ritrova in tasca più dubbi. L’identità del Tall Man almeno non è più un mistero e l’uso delle scene tagliate del primo capitolo, eliminate quasi si intuisse sarebbero servite 20 anni dopo, è classe purissima. Seduce e sfugge.

Cupo, privo di ironia e con un finale addirittura malinconico. Quarto capitolo (il più riuscito dopo il primo) che mette da parte lo splatter per concentrarsi su un orrore più mefistofelico e genuino. La regia di Coscarelli si fa traghettatrice di paure ancestrali, inconsce, allenta il ritmo ma restituisce al racconto i fasti onirici che avevano reso il capostipite un piccolo capolavoro. Restano però fedeli alcuni momenti ormai iconici: auto in fiamme e misteriose ragazze sconosciute da salvare. Lynchano.

In una suggestiva (per quanto spoglia) location desertica, Coscarelli dedica più tempo al personaggio di Mike, soffermandosi sulle sue memorie, le sue trasformazioni (d'altronde gli è rimasta una sfera nella testa) e il suo rapporto con amici e nemici. Se da un lato si può apprezzare la volontà di produrre un sequel più riflessivo e meno fumettistico, che tornasse alle atmosfere oniriche del primo film e indagasse il passato di Angus Scrimm, dall'altro sono evidenti la mancanza di mezzi e il riciclaggio di spezzoni inediti dai film precedenti. Vago e meno significativo del previsto.

E' il capitolo che più si avvicina ai livelli dell'inarrivabile capostipite, dal quale attinge peraltro alcune interessanti sequenze originariamente scartate; perde dunque punti in azione per recuperarli con le atmosfere (oniriche e non) offerte, cercando inoltre di fornire qualche informazione in più sull'Uomo alto (sebbene le sue origini restino non chiarissime). L'insieme risulta un po' confuso ma tutto sommato soddisfacente, in quanto meno chiassoso ed umoristico e più dotato di fascino. Scrimm riesce sempre ad inquietare, il gore non è molto ma appaga ugualmente. Promosso.

Considerando che Coscarelli stesso ha dichiarato che fu un sequel fatto esclusivamente per lucrare sul franchise, non sorprende che risulti un prodotto raffazzonato, con scarti del prototipo recuperati fortunosamente a riempire il minutaggio e una continuity che, più che mettere ordine nella storyline della saga, crea ulteriore confusione e domande irrisolte, oltre a includere scene e personaggi come di consueto piuttosto buttati lì senza particolari spiegazioni. La confezione anonima da low-budget moderno e l'avvento della CGI peggiorano le cose, tuttavia salvabile l'ultima parte.