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Rassegna estiva: Melò d'agosto-Un'estate melodrammaticamente melodrammaticaConsiderevoli osservazioni, soprattutto perchè di solito si cercano "matrici" nell'ambito dello stesso genere. Partire da un film drammatico ed arrivare ad un horror fantasy come Nightmare è degno di nota. Mentre leggevo questa frase: "Fidanzatine sexy, figlie addolorate e ribelli, madri disperate, possessive e austere, giovani sensibili, padri autoritari, professori liberali, figli di papà ..." mi sembrava di rivedere alcuni personaggi (e il locus non amoenus" in cui si muovono) del film di Craven.
Ecco da dove vengono i vialetti alberati del doposcuola della carpenteriana Haddonfield, il ballo incanto sotto il mare zemeckisiano, la domestica che ha un cancro allo stomaco e si impicca in Cimitero vivente (non è un mistero, poi, che il re di Bangon si sia ispirato a Peyton Place per Salem's Lot), e che il buon zio Wesly per il suo bidello pedofilo dal maglione a righe non si sia ispirato al viscido e schifoso Arthur Kennedy.
Progenitore delle future soap opera, non invecchiato benissimo, ma tenuto saldamente in piedi dalla regia classica e senza sbavature di Mark Robson, dal fiammeggiante Technicolor, da un comparto femminile mozzafiato (dalla glacialità della Turner che cova passione repressa sotto la cenere del perbenismo, la Varsi-che assomiglia in modo impressionante a Lee Remick- complessa e sofferta teenager, la Lange agnello sacrificale che manco la piccola fiammiferaia, la Moore bomba sexy per amore con stratosferici sandaletti con il tacco) e una cittadina idilliaca che si barcamena tra feste da ballo di fine anno, sagre paesane, aborti, suicidi, laidi stupri, sottaciute passioni incestuose-madri fin troppo protettive e castratrici, patrigni che sbirciano le figliastre covando lussuria e lascività-e omossessualità latente (nella figura del timido e sensibile Russ Tamblyn e in tutti i teneri momenti con la Varsi).
La festa di compleanno della figlia a casa della Turner, con musica, luci soffuse e tutti che pomiciano, la gitarella in bici al laghetto (gran pezzo di regia quando i due ragazzi vengono pizzicati ad inoltrarsi nel sentiero dalla pettegola bigotta di turno, in macchina con il marito), la Moore in macchina con il suo ragazzo, mancava solo Ehi tu, porco, levale le mani di dosso, la furia della Lange che si accanisce sul patrigno orco prendendolo a randellate per poi occultarne il corpo, un momento quasi rape & revenge allo stadio embrionale.
Robson, poi, non dimentica i suoi trascorsi neri lewtoniani, nella stamberga di Kennedy e nella fuga nel bosco della Lange inseguita dal patrigno, o nei chiaroscuri d'interno nella casa della Turner.
Nella sua durata fiume (ben due ore e mezza) non tutto fila liscio (la chiamata alle armi dei giovani di Peyton, dove dovrebbero essere gli anni della seconda guerra mondiale, ma si respira a pieni polmoni atmosfera fine anni 50, la fine dell'anno scolastico, l'inutile parentesi del bimbetto che si rimpinza di dolciumi e strinù alla sagra, la lunghissima fase processuale, comunque ben realizzata-Robson ha fatto studi di legge in passato-dove si ammira un grandissimo Lorne Greene nei panni dell'accusa e Lloyd Nolan nel dottore coscienzioso e onesto, che fa un predicozzo-invero piuttosto moralisticheggiante-sulle ben poche virtù della gente di Peyton Place).
Le stagioni si inseguono a ritmo continuo a Peyton Place, le facciate della buona borghesia si sgretolano, i padri non sono i padri che si immaginano (il rituale mattutino e giornaliero della Varsi di baciare la foto ritratto del padre appoggiata sul caminetto) e le madri costudiscono segreti assai scomodi, che vengono fuori nei momenti più delicati (il rapporto scontro madre/figlia Turner/Varsi sono tra i momenti più salienti del film), fino alla ribellione e all'astio.
Tra i melodrammoni hollywoodiani è forse quello che più ha risentito il passare del tempo (Scandalo al sole le è nettamente superiore e ben più spigliato e "moderno"), anche se la sequenza del belluino stupro (e aborto conseguente) che l'ubriacone di Kennedy commete sulla figliasta (dopo essere tornata dal ballo con il suo moroso) ha ancora un notevole impatto (Robson riprende la sequenza con toni cupi e noir, andando sulle mani della Lange che stringono la sponda del letto), nonchè il momento della vendetta femminile, a suon di bastonate, con Kennedy che sprigiona tutta la sua misoginia e la sua violenza in divisa da marinaio, e dove Robson (forse inconsapevolmente) getta le basi primitive del rape & revenge, mentre fuori infuria una bufera di neve.
Notare poi (e come Peyton Place sia stato saccheggiato non poco) le riprese del campanile della chiesa, non dissimili da come li riprenderà Romero in Martin (Braddock non è forse parente, nemmeno troppo alla lontana, di Peyton Place?)
Fidanzatine sexy, figlie addolorate e ribelli, madri disperate, possessive e austere, giovani sensibili, padri autoritari, professori liberali, figli di papà, dottori con un cuore grande così, vecchie arpie linguacciute e maldicenti, patrigni immondi, laghetti dalle rive appartate dove infuria la passione.
Kennedy si (ri)dimostra uno dei più grandi attori del periodo e la Moore, nel ruolo di Betty, dà al film un tocco ingenuamente peccaminoso.
Bellissima la chiusa finale sul vialetto, con la MDP che carrella all'indietro, e i due ragazzini in bici, forse un'altra fonte di ispirazione per il kinghiano Cuori in Atlandite e il futuro cinema spielberghiano.