Junior Bonner è un famoso campione di rodeo che torna nella sua città natale per sfidare e battere il toro Sunshine, che tempo prima lo aveva battuto... Commedia dai toni amari sul mondo del rodeo e i suoi protagonisti, avviati ad un lento e inesorabile tramonto, col progresso che avanza. Sam Peckinpah firma uno dei suoi capolavori più intensi e lirici di sempre avvalendosi di un cast impeccabile. McQueen è un Bonner che non si dimentica. Preston, la Lupino e Johnson sono comprimari di lusso. Capolavoro.
MEMORABILE: "Se questo mondo è tutto per i vincitori, che cosa rimane per i perdenti?" "Qualcuno deve pur tenere fermi i cavalli."
Tipico film di Peckinpah, dove "l'eroe" si rende conto di essere oramai sorpassato dai tempi. È quello che accade a Junior Bonner (Steve McQueen), campione di rodeo verso il viale del tramonto che si confronta con un fratello che invece ha capito in che direzione si muove il mondo ed è diventato costruttore edile ricchissimo. Western moderno certamente riuscito, anche se, a mio avviso, non tra le migliori opere del grande regista americano (evitabile la scena della rissa al saloon) e che merita sicuramente la visione.
Sedata la furia di Cane di paglia e riposte una volta tanto pistole e fucili (non c’è neppure una sparatoria), Peckinpah dirige un western dei nostri giorni, in cui i miti classici dell’avventura, della famiglia e dell’intraprendenza – sbandierati con orgoglio da uno strenuo Steve McQueen – declinano all’avanzare del progresso e della speculazione edilizia; ma a tali crepuscolari riflessioni sono concessi solo pochi istanti, poiché gran parte del film è occupato dalle scene del rodeo, riprese con minuzioso taglio documentaristico ma alquanto sterili dal punto di vista narrativo.
Con effetti moderni (per l'epoca) come split screen, ralenti, freeze frame e montaggio frenetico, quasi caotico, Peckinpah racconta un film classico come Junior Bonner. Western contemporaneo molto godibile, vanta incredibili riprese documentaristiche del rodeo più famoso degli Stati Uniti sullo sfondo di vicende familiari e speculazione edilizia. McQueen eroe sorpassato ma capace dello sforzo supremo, i cui occhi azzurri come sempre dicono tutto quello che può essere detto.
MEMORABILE: Gli 8 secondi e più sul toro Sunshine, alla fine.
Un western moderno con ambientazioni rodeistiche in cui si assiste alle gesta di un protagonista di questi eventi. McQueen cavalca impavido e mostra la sua maschia espressione e la pellicola scorre via lineare con momenti scanzonati e altri litigiosi giungendo al finale sperato. Buona prova del cast.
Malinconico film con protagonista malinconico. Film con ampie parti documentaristiche, come a perpetuare qualcosa che si teme possa sparire, basato su una sola idea principale, sulla quale si innestano interessanti vicende laterali. Qualche parte - però - non è particolarmente riuscita, come la rissa generale, che costeggia il banale manierismo, senza riuscire ad entrare nello splendore del barocco. Non male.
MEMORABILE: "Vuoi una birra?" Pugno ricevuto. "Adesso la vuoi, una birra?"
Film country a tratti malinconico che racconta il vagabondare del "vecchio" Junior Bonner al ritorno nella sua città. Sfiderà il toro "sunshine" che l'anno prima lo mise a terra prima dei fatidici 8 secondi. Girato nel mondo del rodeo con intrecci famigliari. Nel suo genere è apprezzabile. Ottimo Steve McQueen e bella la fotografia. Nonostante il tema sia limitato la pellicola non è pesante, anche se alcuni scene sono troppo dilatate.
Discreta ma non notevole elegia dei perdenti in cui Peckinpah riprende alcuni suoi temi come quello (già presente in Cable Hough) del progresso che schiaccia e distrugge (anche letteralmente) le tradizioni. Belli e ottimamente realizzati i momenti dei rodei. Vedere McQuenn è sempre un piacere. Piccola ma bella prova della Lupino nella parte della madre. Sicuramente un buon film, con un piacevole gusto malinconico, a cui però manca qualcosa per restare davvero impresso nella memoria.
Perdente e disilluso fin dai primi fotogrammi, nessuno meglio di Peckinpah riesce a ritrarre la sconfitta di un cowboy che viene preso a pugni in faccia dal progresso. Potente e chiara è la sequenza delle ruspe che spianano il vecchio west per costruire la foresta di cemento. Ottimi la regia, il montaggio, l'interpretazione di Steve McQueen e di tutti gli attori secondari. Bellissimo il finale dolce e amaro che non regala la pace ma che elogia l'individualismo contro tutto e tutti.
Cowboy ambulante giunto nella città natale per il celebre rodeo dovrà confrontarsi con il fratello speculatore edilizio, l’anziano padre sempre in cerca d’avventure e un enorme toro nero che già gli ha procurato qualche acciacco fisico. Considerato ingiustamente un’opera minore nella filmografia del regista, è un western moderno elegiaco e rilassato sulla fine di un’epoca. Un McQueen dal passo stanco ma sempre fiero circondato da alcune leggende come la Lupino, Preston e Johnson. Peckinpah esalta l'individualismo come antidoto all’omologazione nella moderna società capitalista.
MEMORABILE: "Se questo mondo è tutto per i vincitori cosa rimane per i perdenti? Qualcuno deve pur tenere fermi i cavalli"; La camminata acciaccata di McQueen.
Non certo il miglior Peckinpah. È un western crepuscolare, ovvero il genere alla fine del genere: un mondo finisce, ne nasce un altro, meno romantico e più prosaico; chi non si adatta è spinto ai margini. Non c'è, tuttavia, tragedia in questo trapasso, solo una indefinibile nostalgia per ciò che non è più: il futuro sarà agro, ma conserverà la speranza. Il tono medio lascia spazio alla simpatia e all'umanità delle star (Preston su tutti) e scivola via con piacere, fra apprezzamento e una sottile delusione.
"Io sto lavorando al mio primo milione e tu stai perdi ancora tempo per otto secondi!" - con queste parole il fratello minore rimprovera Junior, campione in declino, che quegli otto secondi vuol passarli in groppa al toro più scatenato della contea. Perdente per definizione, sulle orme del padre ammaccato ma ancora capace di emozionarsi e sognare a differenza della madre spenta e rassegnata e del fratello stesso, arido affarista senza scrupoli. Belle interpretazioni di McQueen e Preston, d'impatto le sequenze del rodeo, film malinconicamente elegiaco e peckinpahiano al 100%.
Junior è un sognatore, attaccato a un passato in cui lui stesso era un campione dei rodei e la "civiltà" non aveva devastato la realtà rurale. Senza inutili sentimentalismi, una storia sull'amore filiale, sul rispetto dei sogni anche assurdi, sulla sfida eroica per l'affermazione di sé e anche sulle rinunce e sul rispetto (ebbene sì) per animali selvaggi con i quali ci si misura ad armi impari. E' anche un bel documentario sui rodei e la sequenza finale della sfida con il toro imbattibile e imbattuto è davvero da brividi. Steve McQueen protagonista azzeccatissimo e superlativo.
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Selezionato da Quentin Tarantino per il terzo QT Film Festival(1999) ad Austin in Texas.Il film è stato presentato nella sezione Good Ol Boy Night.La particolarità dell'evento sta nel fatto che tutte le pellicole proposte dal regista vengono direttamente dalla sua collezione privata.
Curioso come tra due successi commerciali come Getaway e Pat Garrett e Billy the kid, Peckinpah si ritaglia lo spazio e i fondi per agguantare Steve Mcqueen in un film che è simbolo della sconfitta anche al botteghino. Probabilmente lo sapeva a priori anche lo zio Sam e mi piace pensare che lo abbia fatto di proposito.
Più sorprendente qui, a mio parere, come riesca a usare lo slow motion al servizio della resistenza al progresso nella scena delle ruspe contro la cadillac scassata del cowboy, del documentarismo sfrenato nel ritrarre il Rodeo , disciplina che si avvia ad un inesorabile tramonto ed infine nel finale subito dopo 8 secondi in groppa a Sunshine per creare la suspence nella mente dello spettatore che si aspetta il disarcionamento violento dell'eroe perdente.
Peccato che tra tutti i lavori maturi di Peckinpah è l'unico che in Italia non si possa ancora gustare nel suo formato corretto. Bisogna infatti accontentarsi del 4/3. Ad ogni modo da recuperare e costudire in videoteca.
DiscussioneRaremirko • 16/02/16 01:43 Call center Davinotti - 3862 interventi
In che senso formato corretto?
Nacque in 16/9?
DiscussioneZender • 16/02/16 08:11 Capo scrivano - 47787 interventi
Immagino intendesse in 1.33:1. Essendo nato in 2.35:1 è un taglio mostruoso, ai lati... Che scandalo...
DiscussioneRaremirko • 16/02/16 23:29 Call center Davinotti - 3862 interventi
Zender ebbe a dire: Immagino intendesse in 1.33:1. Essendo nato in 2.35:1 è un taglio mostruoso, ai lati... Che scandalo...
Ok
HomevideoRocchiola • 16/03/16 10:50 Call center Davinotti - 1255 interventi
L'edizione della BIM/01 è ormai fuori catalogo ma si trova ancora via Internet a prezzi decenti. Io ho l'edizione pubblicata dalla rivista CIAK che dovrebbe essere la stessa, anche se la BIM/01 segna un video in 1.33, mentre quella di CIAK è nel corretto formato panoramico anamorfico 2.35. Credo si tratti di un errore in quanto penso che le due edizioni supportino la medesima versione del film.
Comunque l'edizione marchiata CIAK è ottima (video discretamente definito e con poche imperfezioni, buoni i colori, formato video corretto).
Se non esce per esempio grazie ad A&R o Sinister, credo che rimarra' nell'oblio per lungo tempo!!!!
HomevideoRocchiola • 19/11/20 15:00 Call center Davinotti - 1255 interventi
Rivisto il DVD Bim/Ciak su nuovo schermo ambilight da 55 pollici. Benché si tratti di un’edizione vecchiotta, devo dire che ha retto abbastanza bene alla prova del tempo. Anzi meglio di altri prodotti ben più blasonati a livello tecnico. Il video panoramico 2.35 anche su schermo di grandi dimensioni si mantiene pressoché pulito con una grana di fondo del tutto naturale e mai invasiva. I colori sono equilibrati. La definizione è abbastanza soddisfacente anche se nei campi medio-lunghi si avverte una certa carenza nei dettagli. sicuramente un'adeguata riedizione in HD offrirebbe immagini più ricche di dettaglio, ma nel complesso come prodotto SD si difende piuttosto bene.