Apologo su potere e schiavitù raccontato attraverso la fiaba grottesca di un uomo magro che si sottomette volontariamente ad uno grasso accettandone passivamente ogni prepotenza e imposizione. Lo stile è quello del cinema muto: infatti non ci sono dialoghi e la recitazione è affidata alla gestualità e alle mimiche dei due protagonisti. Un non trascurabile tassello per approfondire la filmografia del regista-attore franco-polacco.
Nonostante l'andamento da divertente comica da cinema muto, questo corto ha il tono amaro di un apologo per descrivere le dinamiche della sopraffazione: lo schiavo vorrebbe fuggire, ma il padrone lo tiene legato a sé attraverso finti regali. Una rappresentazione veramente agghiacciante dei rapporti umani, calata in uno squallido scorcio di campagna con vista sulla città desiderata. Polanski (qui anche attore nella parte del "magro", il servo), in co-regia con Rousseau, condisce genialmente di umorismo e slapstick la tragedia dell'umanità.
Interessante cortometraggio della coppia Polanski-Rousseau che mette in atto le dinamiche di potere fra il magro che sogna la città (simbolo di libertà?) e il grasso che lo schiavizza concedendogli qualche privilegio per "convincerlo" a restare. Lo stile ricorda i muti degli Anni Venti, con accentuazione dell'acting corporeo (ed in questo Roman è decisamente in parte). Con semplicità nella narrazione e negli intenti, il messaggio colpisce le corde giuste. Per gli amanti del polacco, una "piccola" opera da non lasciarsi sfuggire.
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Grazie 1000 Didda,
mi interessa ancora si. Probabilmente avevo anche già visto che è disponibile su youtube, ma non sono ancora riuscito a visionarlo. Ti ringrazio moltissimo per la dritta. Appena riesco lo guardo e lo "pallino".
Tra l'altro mi accorgo solo ora, guardando bene la scheda, che oltre a Polanski è accreditato un altro regista (Jean-Pierre Rousseau) . Però su Imdb non è riportato ed è un dato che non conoscevo. Vedo che altri siti lo riportano, ma Imdb no (lo cita solo come produttore), forse è da levare.
Certamente, se nei titoli di testa è chiaramente indicata la co-regia la cosa non è minimamente da discutere.
DiscussioneDaniela • 12/03/15 11:59 Gran Burattinaio - 5926 interventi
Ricordo di aver letto che l'accreditamento nei titoli dell'editor Jean-Pierre Rousseau come co-regista era legata a questioni legali. Vorrei essere più precisa, ma non sono riuscita a ritrovare in rete la notizia e mettermi a spulciare tutte le mie vecchie riviste di cinema è impresa anche fisicamente impossibile: purtroppo sono inscatolate in soffitta :o(