il Davinotti

il Davinotti: migliaia di recensioni e commenti cinematografici completi di giudizi arbitrari da correggere

I RACCONTI DEL BRIVIDO
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338321 commenti | 63952 titoli | 25352 Location | 12574 Volti

Streaming: pagine dedicate

Location Zone

  • Film: Effetto domino (2019)
  • Luogo del film: La struttura residenziale di cui si festeggia l'apertura
  • Luogo reale: Hotel Plaza Abano Terme, Piazza Repubblica 23, Abano Terme, Padova
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  • Film: La rosa velenosa (2019)
  • Luogo del film: Il parco dove Carson (Travolta) incontra il medico legale che aveva effettuato l'autopsia sul cadave
  • Luogo reale: Savannah: Forsyth Park, Stati Uniti, Estero
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ULTIMI VOLTI INSERITITUTTI I VOLTI

  • Manuel De Peppe

    Manuel De Peppe

  • Livia De Paolis

    Livia De Paolis

Nella pagina che si apre cliccando qui sono catalogati migliaia di volti di attori legati direttamente o marginalmente al cinema italiano, ognuno con nome e filmografia (davinottica e non). La pagina (e conseguentemente le schede dei film) sono costantemente aggiornate con nuove introduzioni.

ULTIMI COMMENTI

Commento di: Rocchiola
Anni 50, un timido funzionario ministeriale viene inviato in Veneto per trattare il caso di un minorenne che ha ucciso un coetaneo, sostenenedo che si trattava del diavolo in persona. Avati cerca di riscattare una carriera declinante tornando alle atmosfere gotico-padane degli esordi. Ma di brividi ce ne sono pochi e la confezione è di stampo televisivo, con una narrazione troppo trattenuta, una fotografia desaturata del tutto incolore e un finale tanto affrettato quanto peraltro inquietante. Non del tutto riuscito ma una delle migliori cose fatte dal regista negli ultmi trent'anni.
Commento di: Enzus79
Quando gli viene ordinato di trasportare droga dal Messico agli USA, trafficante "crea" una famiglia falsa per non far sospettare le autorità. Commedia demenziale che, pur intrattenendo discretamente, risulta sfilacciata e priva di humour originale. Non mancano i doppi sensi e le situazioni equivoche. Personaggi riusciti. Jennifer Aniston sopra le righe. Merita una visione.
Commento di: Puppigallo
Post e pre atomico caratterizzano questa fantaserie che vede tre protagonisti che si muovono in un mondo devastato dove le regole, la pietà e l'umanità sono evaporate con le esplosioni. Il più interessante dei tre è il ghoul, un mezzo zombi che un tempo era... Ma anche la ragazza del sottosuolo e l'aspirante cavaliere danno il loro contributo. Sono presenti spunti interessanti, ironia; gli scontri, anche cruenti, non mancano. E le storie dei tre si incrociano con una certa naturalezza. Ci sono anche alcune sciocchezze e forzature, ma il risultato complessivo è comunque piacevole.
Commento di: Ciavazzaro
Fuggito dal carcere con quella che crede essere droga, Vince non solo lascia dietro di sé una scia di sangue durante la fuga, ma mette a repentaglio l'intera Los Angeles avendo con sé del pericoloso materiale radioattivo. Riuscirà la polizia a fermarlo in tempo? Ottimo thriller dal ritmo veloce (dura 75 minuti) e molto serrato. Il bianco e nero dà la giusta atmosfera e la tensione rimane costante, come sempre per i film di quella decade. Ottimo Vince Edwards psicotico fuggitivo e il resto del cast con molti personaggi viscidi. Notevole!
Commento di: Pigro
Due amici minatori rivali in amore ma uniti nella catastrofe della miniera: ancora una variazione sul tema già affrontato in Au pays noir (dalla stessa fonte di Zola) e nel recentissimo Le feu a la mine. Qui il film punta decisamente sulle dinamiche sentimentali nella prima parte e sulla tensione da disaster movie nella seconda (non tanto nell’incidente quanto nell’ansiogena suspense per il salvataggio, scommettendo fortemente sul naturalismo e sul vivido realismo delle scene tragiche. Il finale appare però inutilmente e sgraziatamente ironico.
Commento di: Rambo90
Killer con una demenza precoce e che gli sta logorando la mente deve salvare il figlio da un'accusa di omicidio. Dal plot sembrerebbe un action thriller, invece Keaton sceglie una strada più raffinata, con un ritmo compassato e uno sguardo attento sui suoi personaggi, in cui all'apparenza tutto è lineare fino ai venti minuti finali, particolarmente riusciti e quasi sorprendenti. Certo poteva durare un po' meno delle quasi due ore proposte, ma si fa seguire anche grazie allo stesso Keaton attore, misurato come non mai e di buona presa, affiancato da un Pacino che fa da valida spalla.

ULTIMI PAPIRI DIGITALI

Tipica commedia inglese dei Sessanta, intrisa di quell'umorismo caratteristico che la lega da subito al paese d'origine e che, vista oggi, appare indissolubilmente agganciata ai suoi anni, molto meno divertente di quanto vorrebbe essere. La colpa è anche di una storia non particolarmente interessante, che mette in scena un anomalo patto stretto tra la malavita londinese e Scotland Yard con l'obiettivo di sconfiggere una banda di "travestiti". Niente a che vedere con l'orientamento sessuale dei criminali, ovvio; è semplicemente la definizione data dal doppiaggio...Leggi tutto d'epoca (quanto sono cambiati i tempi!) a tre delinquenti australiani in trasferta che, per compiere le loro malefatte, si travestono da poliziotti. Un'idea assai furba e producente: seguono i ladri reduci da fruttuosi furti, li bloccano minacciandoli di portarli in prigione ma dopo essersi fatti consegnare la refurtiva si dileguano lasciando capire quanto coi veri agenti di Scotland Yard nulla hanno a che fare.

La mala della capitale inglese, organizzata quasi come fosse un vero sindacato e guidata dal carismatico "Paino" Gates (Sellers), capisce che i "travestiti" devono avere qualche informatore nella loro banda ma non immagina che questi sia proprio la donna del gran capo la quale, sfruttando l'avvenenza e il suo ascendente su Paino, gli fa spifferare tutto tra un bacio e una carezza. E così, dopo cinque, sei colpi in cui i suoi uomini finiscono derubati da altri criminali evidentemente più svegli, Paino pensa sia arrivato il momento di farsi aiutare dal nemico per eccellenza, a sua volta ovviamente interessato a preservare il buon nome di Scotland Yard da falsi poliziotti che derubano il prossimo.

L'idea è quella di organizzare un furto in grande stile, di farsi seguire e derubare dai "travestiti" e infine di arrestarli una volta per tutte. Un'operazione complessa, ben architettata (ma non spiegata con troppa chiarezza nelle sue sfumature) e che occupa tutta la seconda parte del film, in cui l'azione più concitata si sostituisce all'impostazione più da commedia poliziesca della prima. Meglio? Non troppo, anche se pure fin lì la storia risulta inutilmente complessa, densa di accadimenti che finiscono col soffocare battute già presenti in numero limitato.

Sellers, che curiosamente nello stesso anno del primo Clouseau usa come copertura un personaggio che parla con forte accento francese, resta un ottimo attore, ma in un ruolo tendenzialmente serio e per nulla imbranato come il suo memorabile ispettore, non ha lo stesso impatto comico, gli altri - che non possono naturalmente contare sulla stessa predisposizione al genere - risultano talora pure irritanti. La verve sta più nel ritmo che nei dialoghi, insomma, ma la regia di Cliff Owen è anonima, troppo occupata a seguire gli sviluppi scialbi della storia per risultare spassosa come vorrebbe. Non che manchino spunti azzeccati, ma vengono svolti meccanicamente, privati della necessaria interazione tra figure simpatiche o perlomeno buffe (valga per tutti l'ispettore "Nasello" Parker di Lionel Jeffries, esempio di un umorismo sorpassato e ad oggi difficilmente digeribile).

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L'ennesima cronaca di un'impresa ci riporta questa volta indietro fino agli Anni Trenta (pare che Clooney ci abbia preso gusto a evitare la contemporaneità, nei suoi film), quando un gruppo di canottieri riservisti dell'università di Washington cominciò la sua marcia trionfale dalle acque del fiume Hudson.

Nel raccontare le gesta del gruppo di ragazzi in barca protagonisti del romanzo omonimo di Daniel James Brown del 2013, Clooney sceglie il profilo basso. Non rinuncia, per forza di cose, all'esaltazione del momento, ma riconduce la storia nell'ambito...Leggi tutto di una certa normalità ben calata nella realtà del tempo, nell'era della Grande Depressione. I ragazzi non sono figli della ricca borghesia come quelli che occupano le imbarcazioni "titolari", ma sanno imporsi grazie al cuore, alla tenacia, e questo è quanto il film porta in scena, senza dimenticare di descrivere - pur con una certa sbrigatività che si traduce spesso in superficialità - il mondo in cui si muove l'unico vero protagonista Joe Rantz (Turner), senza un dollaro in tasca e convinto a tentare la via del canottaggio solo grazie al consiglio di un amico, che gli spiega come stiano reclutando gli otto canoisti chiamati a fare le riserve pagando i prescelti un bel po' di quattrini.

L'occasione d'oro, per Joe, diventa il trampolino di lancio per comporre un equipaggio coeso come nessun altro, motivato a dovere da terra da un coach fondamentale (Edgerton). Le traversie che i nostri dovranno superare sono messe in scena fortunatamente senza grande enfasi ma con una buona attenzione per il contesto storico, anche attraverso una ricostruzione di pregio valorizzata da una fotografia scintillante. A fare la parte del leone, tuttavia, sono senza dubbio le riprese sul fiume, presenti in gran numero e ottime nella loro spazialità, nell'alternare con gusto panoramiche dall'alto e inquadrature a pelo d'acqua evidenziando lo sforzo degli atleti e l'affiancamento agli avversari durante la competizione. Sono i momenti che meglio rappresentano il discreto lavoro in regia, con una fluidità che mette in luce un'apprezzabile classicità nello stile, lontana dagli eccessi della spettacolarizzazione che spesso il cinema sportivo inserisce con esagerata enfasi.

Piacevole anche la parentesi alle olimpiadi di Berlino del 1936 (compresa di Jesse Owens, svastiche e con un Hitler contrariato presente alla finale), a conferma di un buon lavoro complessivo nella ricreazione di un preciso periodo storico. Ciò che manca è semmai una solida spina dorsale che dia una direzione decisa al film, che per lungo tempo procede apparentemente per inerzia, descrivendo piuttosto anonimamente e senza la giusta intensità quanto accade, fornendo un freddo resoconto che non coglie quasi mai highlights significativi. D'altra parte tutti sanno (o come minimo immaginano) cosa accadrà e quindi le sorprese sono al massimo la leggera malattia di qualcuno, la corsa a raggranellare i soldi necessari a finanziare una spedizione che in molti non vedono affatto di buon occhio... La scelta di filmare a lungo le sfide sull'acqua sottrae tempo alla caratterizzazione dei personaggi e la cosa si nota, lasciando l'impressione di un'opera condotta sapientemente ma priva di una vera anima, un esercizio di stile pacato e sobrio, a tratti un po’ grigio...

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Thriller acquatico con squalo a corredo ambientato nello spettacolare mare dei Caraibi. Naomi (Ghenea) e il suo boyfriend Jackson (Westwick) trascorrono le giornate insieme al un loro amico fino a quando, al momento di tornare, i due uomini partono con l’elicottero lasciando che Naomi faccia rientro con la sua barca, la Serenity, proprio nell’anniversario della morte dei genitori, che non sopravvissero a un incidente in mare durante una tempesta in cui si salvò solo lei (come si vede nell’incipit e in altri flashback traumatici).

Le previsioni del tempo non sono...Leggi tutto buone, ma Naomi salpa ugualmente dovendo tuttavia presto deviare dal percorso per raccogliere l’SOS di tre persone che fa salire a bordo. Reduci evidentemente da un naufragio, i tre si scoprono però essere tutt’altro che benintenzionati, trafficanti di droga che hanno perso il loro ingente carico di cocaina sul fondo del mare, nell’imbarcazione naufragata, e sono decisamente intenzionati a recuperarlo. Ci mettono un attimo a estrarre la pistola, prendere di fatto possesso della Serenity e costringere una sub esperta come Naomi a immergersi per riportare a galla la cocaina. Piccolo problema: lì nei pressi si aggira uno squalo affamato che non ci mette molto a mietere la prima vittima. Pericoloso? Amen, i pacchi di cocaina vanno ripresi assolutamente, per cui Maria (Gómez), che dei due fratelli sopravvissuti pare quella che comanda, spinge Noemi e suo fratello José (Coppet) a scendere fino al relitto e agire. “Tanto mi ammazzerete lo stesso, dopo”, soggiunge la prima; invece no: Maria e José non sanno guidare una barca come la Serenity e quindi, le dicono, di lei avranno comunque bisogno, per raggiungere le Florida Keys come nelle loro intenzioni. Rassegnata al compito, la bella protagonista mette la muta e comincia la discesa.

Quanto succederà in seguito si può facilmente immaginare: la tensione sale, i rapporti fra i tre in scena non migliorano e lo squalo tende ad attaccare appena qualcuno si tuffa e invade la sua zona. Il film ha di conseguenza uno stallo nella storia e la regia non offre riprese particolarmente interessanti che sappiano gestirlo con il giusto grado di spettacolarità. Intanto Jackson, da terra, capisce che qualcosa non va quando Naomi lo contatta e la conversazione cade, quindi comincia ad attivarsi per raggiungerla.

La Ghenea è indubbiamente bella nonché fascinosa e quanto a recitazione riesce a evitare di salire troppo sopra le righe offrendo una discreta performance, gli altri fanno da contorno con le solite facce dure e le reiterate minacce a mano armata. Fortunatamente non ci sono effetti troppo pacchiani, lo squalo se ne sta abbastanza in disparte senza intaccare troppo la credibilità del tutto e diventa realmente protagonista in un’unica scena, quando balza fuori dall’acqua ripetutamente e almeno una vittima l’addenta con furia. Non molto, per gli appassionati, ma qualcosa sì, e almeno per un paio di minuti non si ripensa alla scarsa incisività di quanto visto fin lì: i lunghi stazionamenti nel relitto, ad esempio, una prima parte tirata per le lunghe con la Ghenea che veleggia solitaria inquadrata spesso in modo tale da metterne in risalto il poderoso seno, la manfrina del suo ragazzo che non trova nessuno che l’accompagni nell’impresa di recupero, i flashback con i genitori di Naomi sperduti in mare durante la tempesta… Per quanto con una sua dignità dal punto di vista realizzativo e degli effetti, tiene lo squalo ai margini e ciò che sostituisce la sua limitata presenza non è certo di gran qualità, purtroppo…

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Il tenente Colombo

Da sempre una grande passione del Davinotti, il tenente Colombo ha storicamente avuto sul sito uno spazio fondamentale. Ogni puntata uscita ha un suo singolo commento da parte di Marcel MJ Davinotti jr. e di molti altri fan, ma per Colombo è stata creata fin dagli albori del Davinotti una homepage personale che raccoglie non solo i commenti ma anche informazioni e curiosità su uno dei più grandi personaggi televisivi mai apparsi. ENTRA

L'ISPETTORE DERRICK

L'unico altro telefilm che col tempo ha raggiunto un'importanza paragonabile a Colombo (con le dovute differenze) sul Davinotti è “L'ispettore Derrick”. Anche qui ogni singolo episodio della serie (e sono 281!) è stato commentato, da Zender prima e da molti altri fan poi, ma con un approccio più sdrammatizzante, in ricercato contrasto con la compostezza del telefilm. Il link porta a una pagina collegata anche agli approfondimenti in tema. ENTRA

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