il Davinotti

il Davinotti: migliaia di recensioni e commenti cinematografici completi di giudizi arbitrari da correggere

JOAN LUI
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338720 commenti | 64048 titoli | 25387 Location | 12595 Volti

Streaming: pagine dedicate

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  • Film: Il coraggio di Angela (serie tv) (2007)
  • Multilocation: Carcere di Poggioreale
  • Luogo reale: Via Nuova Poggioreale 177B, Napoli, Napoli
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  • Film: Il Principe di Roma (2022)
  • Luogo del film: Piazza delle Carrette a Roma dove Bartolomeo (Giallini) si precipita da Teta (Bevilacqua)
  • Luogo reale: Piazza Ippolito Scalza, Orvieto, Terni
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ULTIMI VOLTI INSERITITUTTI I VOLTI

  • Rosa Ferraiolo

    Rosa Ferraiolo

  • Cesara Buonamici

    Cesara Buonamici

Nella pagina che si apre cliccando qui sono catalogati migliaia di volti di attori legati direttamente o marginalmente al cinema italiano, ognuno con nome e filmografia (davinottica e non). La pagina (e conseguentemente le schede dei film) sono costantemente aggiornate con nuove introduzioni.

ULTIMI COMMENTI

Commento di: Apoffaldin
Callimaco, con l'aiuto del sensale Ligurio e della dabbenaggine di messer Nicia, riesce a fare l'amore con la moglie di quest'ultimo, la virtuosa Lucrezia. A facilitare l'unione ci sarà anche il contributo della madre di lei e di un frate. Ferocemente ironica e "scandalosa", "La mandragola" è una commedia pessimista e anticlericale. L'adattamento teatrale di Guicciardini è buono grazie al cast con tutti gli attori in parte. Il coro di ninfe e pastori della commedia è qui interpretato dal Theatrum di Roma con brani musicali composti per l'occasione.
Commento di: Paulaster
Operaio mette incinta una donna sposata. Il soggetto è riguarda i lavoratori sfruttati che nel futuro diventeranno i dandy degli anni Sessanta. Finney è una summa di chi fa il suo dovere ma è bugiardo e chi beve birra e forse mette la testa a posto. Ottimo il ritmo nel raccontare le vicende di quartiere, con sprazzi di leggerezza alla Nouvelle Vague e crudezza nei regolamenti di conti. Più che discreto il bianco e nero.
Commento di: Siska80
Ryo e la bella collega di cui è segretamente innamorato sono due investigatori privati ai quali ne capitano di tutti i colori. Perlomeno il cartone demenziale trasmesso in tv anni fa aveva un che di simpatico, forse grazie al protagonista indubbiamente affascinante ma dalle strambe espressioni facciali: questa pellicola vede un interprete principale rigido e poco convincente, soprattutto quando scherza in maniera esagerata. Si salvano solo i buoni effetti speciali portati all'estremo alla maniera asiatica, mentre il resto (trama in primis) è scadente e noioso. Trascurabile.
Commento di: Lupus73
Tenuta rurale nella Francia dell'800; alcuni rom vengono sterminati, ma prima lanciano la loro maledizione. Un gothic horror dalle scenografie, atmosfere e ambientazioni suggestive, cariche di evocatività, con una versione particolare della licantropia. La sceneggiatura gioca sui passaggi temporali dell'antefatto che torna nel finale a chiudere il cerchio, ma nella sua durata non riesce sempre a mantenere lo stesso livello della prima parte, risultando ripetitivo, recuperando sul finale rivelatore. Sufficientemente interessante.
Commento di: Cotola
Classico polar con tutti gli ingredienti del caso: la banda criminale, le rapine, il bottino, il tradimento... Tutto viene declinato senza particolari guizzi od originalità, anche per l'epoca, eppure il film ha un suo riuscito equilibrio e raggiunge buoni risultati. Il crescendo della parte finale è riuscito e approda a un bell'epilogo, con pure una colpo di scena, sebbene non così determinante. Forse sconta una regia un po' anonima. Nel cast spiccano oltre, ovviamente, a Gabin anche la Girardot, una sorta di femme fatale, immancabile visto il genere.
Commento di: Striscia
Il film non è niente male, con un De Luigi in palla e una Littizzetto anche troppo nella parte (anche se meno odiosa rispetto a certe sue performance televisive). La regia indovinata e puntuale, contorno di categoria, con un grande Storti, forse il personaggio più divertente, un odiosissimo Citran e Besentini azzeccato nella parte del grillo parlante Stucchi. Efficace il miscuglio composto dalle ambientazioni torinesi littizzettiane e milanesi deluigine. A far paragoni ci si fa sempre male.

ULTIMI PAPIRI DIGITALI

Mentre lo vediamo bardato da apicultore che prepara i barattoli di miele, intuiamo che deve nascondere un secondo significato, quel "beekeper". E' infatti il nome di un programma segreto che addestra - manco a dirlo - gli individui più letali del pianeta, i quali vedono il mondo come un grande alveare da salvaguardare e che intervengono se qualcosa non procede come deve. Adam Clay (Statham) è uscito da tempo, da quel programma, e vorrebbe davvero dedicarsi ad allevare davvero le api. Ma quando l'unica donna (Rashad) che si è mai presa cura di lui si suicida...Leggi tutto in seguito a una subdola truffa telematica, capisce che è il momento di tornare in servizio attivo.

La figlia (Raver-Lampman) della vittima, agente speciale dell'FBI, fa (quasi) subito amicizia, con Adam, ma condurrà indagini separate arrivando inevitabilmente a sbatterci contro, considerata l'altissima quantità di cadaveri che quello si lascia alle spalle ad ogni passo. Dopo aver raso al suolo la sede di uno degli infami call center in cui hacker e criminali di ogni razza si collegano ai PC della povera gente per rubare le loro password e prosciugarne i conti, Adam è solo all'inizio. Vuole salire di grado, capire chi siede in cima alla montagna e sradicare il male all'origine. Per farlo, come prevedibile, stenderà enormi quantità di uomini armati sguinzagliati sulle sue tracce dall'oscuro direttore di un'agenzia di sicurezza (Irons) che guarda le spalle al rampollo terribile (Hutcherson) della Presidente degli Stati Uniti (Redgrave), nientemeno!

Insomma, l'idea del beekeper altro non è che il solito fumo negli occhi che tenta di celare faticosamente la vera natura del film, ovvero un'orgia action in puro stile Statham, senza alcuna reale pretesa se non quella di assecondare i fan del genere. A Jeremy Irons l'ingrato compito di dare un minimo di consistenza alle trame governative, alla Raver-Lampman quello di provare a innestare una parvenza di personalità combattuta, che non sa se seguire la legge o... la giustizia. Ma su tutti, naturalmente, svetta l'unico protagonista, la monolitica macchina da guerra che azzarda solo di rado qualche simpatica battuta ("Entro e rado tutto al suolo", dice ai due sorveglianti che gli chiedono cosa ci faccia davanti alla sede del call center con due taniche di benzina in mano) per pensare soprattutto a menare le mani come d'abitudine.

Più violenza che sangue, più pallottole sparate che fughe. La formula classica viene ripresa spudoratamente e senza vergogna per mettere in scena un action quintessenziale, discretamente confezionato, che oltrepassa di un bel po' la soglia dell'assurdo: Statham non lo fermano neanche in cinquecento e prima di farsi ferire il minimo sindacale esce senza un graffio da esplosioni, lotte e mitragliate di ogni genere. Insomma, ormai il gioco è alzare l'asticella sempre un po' più in alto, contando sul fatto che a film simili non è richiesto di apparire credibili quanto semmai l'esatto contrario. Sulla famiglia presidenziale e i loro loschi intrallazzi è meglio sorvolare...

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Più che in altre occasioni la forza del film è il Calvagna attore, che riesce anche in questo caso a infondere nel proprio personaggio quella sorta di allure neorealista tipico e a suo modo unico, una singolare autenticità data dalla spontaneità da romano un po' indolente, difficile da imitare, che mantiene anche nelle situazioni più improbabili. Qui è Mauro, agente immobiliare vittima di frequenti attacchi di panico che lo portano ad avere rapporti complicati con chiunque.

Sposato a una donna dalla quale si è separato dopo il trauma conseguente...Leggi tutto all'aver lasciato cadere, per una tragica disattenzione, il proprio figlio Davide (Niccolò Calvagna, vero figlio di Stefano) dal balcone una sera che insieme erano usciti a guardare le stelle, Mauro ha una relazione superficiale con una donna tutta lavoro, vestiti e uscite con i colleghi. Costretto a fuggire dalle cene con questi ultimi perché spesso preda delle sue crisi, non può che avere con la sua partner un rapporto conflittuale. Prova a ritrovare scampoli di normalità frequentando - grazie al suo amico più fidato - un gruppo di auto-aiuto del quale fanno parte persone col suo stesso problema, ma la vera soddisfazione sembra trovarla nel leggere i libri di una scrittrice di successo, Isabella (De Nardo), afflitta da un’incapacità di relazionarsi col prossimo e con cui Mauro sente di avere molto in comune. Entrando nel sito di questa accede a una chat in cui scambia parole e pensieri con qualcuno che solo noi sappiamo fin da subito essere Isabella stessa, celatasi sotto il falso nome di Lidia.

Mauro da tempo aveva confessato alla sua analista (Omaggio) di voler conoscere ad ogni costo la scrittrice, e la conferma di una forte complicità tra i due arriva proprio dal rapporto intenso con Lidia. Un incontro a distanza tra due anime sole, nel quale però a contare di più è il contorno: l'amicizia di lei con un suo collaboratore che le sta vicino sapendo come "curarla", quella di lui col coinquilino ma anche con una ragazza (Piaggi) del gruppo di auto-aiuto. A funzionare poco è qui la regia, che non imprime alla storia il ritmo necessario a sostenere scene in cui molto dovrebbero dire gli sguardi; anche i dialoghi - che pure qualche passaggio piacevole lo riservano - sono per la maggior parte piuttosto banali, con l'aggravante - in alcuni casi - di finire in bocca a un cast meno in palla di Calvagna e la De Nardo.

Se gli sviluppi delle chat tra Mauro e Isabella non offrono alcuna sorpresa, anche le crisi di panico del primo si ripetono inesorabili con troppa frequenza. Il dramma del figlio perso emerge in sogni e flashback di scarsa presa, la fotografia cupa non aiuta a dare vitalità a un film cui manca la grinta che avrebbe potuto avere sfruttando l'estro del Calvagna attore. E anche il finale arriva senza sorprese, fiacco, spegnendosi in un anonimato che è proprio del Calvagna regista meno ispirato, convinto che sia sufficiente ricamare su un semplice stato d'animo per confezionare un buon film. Piccola parte per Eva Henger, nel gruppo di auto-aiuto, purtroppo persa tra le fasi meno convincenti del film.

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Poliziesco d'azione thailandese di rara insipienza, porta una coppia di amici che si erano arruolati in America nella CIA a ritrovarsi insieme dopo aver scelto strade diverse: la polizia per Peter (Boonthanakit) e i corpi speciali privati per Johnny (Nguyen). Quello che li accomuna è la morte di una bella ragazza, Angel, su cui il primo si trova a indagare ma che era anche la figlia del secondo. A Johnny la legava un tenero rapporto che vanamente il film tenta di rendere intenso per dare un minimo di spessore umano almeno alla vittima. Ma non c'è niente da fare: si sa che...Leggi tutto era molto bella, che faceva fare agli uomini ciò che voleva, ma anche - e questo papà lo scopre solo ora immaginatevi con quale struggimento interiore - che si prostituiva.

Per via della vita che conduceva Angel, le indagini portano la coppia protagonista a spostarsi tra un bar malfamato e gruppi di narcotrafficanti, a bazzicare in ambienti in cui si spara con facilità o si tirano calci e pugni senza far troppe domande. Bangkok fa da sfondo alle cupe avventure dei due mostrando la faccia più nota, impoverita da una pessima fotografia che proprio non ne valorizza scorci (specie quelli sull'acqua) potenzialmente di bel fascino.

La sceneggiatura e i dialoghi sono quanto di più vuoto possa esistere. Certo, in simili film di genere non è richiesto nulla di alto livello, ma serviva qualcosa in grado di dare un briciolo di spina dorsale a un film che invece si perde in immagine finto patinate, musiche che vorrebbero sembrare ricercate ma fanno da semplice sottofondo anonimo senza mai incidere e parentesi che vorrebbero elevare i toni senza mai riuscirci. Esemplare in questo senso l'ultima parte, in cui, attraverso i ricordi, riemergono la figura di Angel e gli attimi della sua morte: terribilmente sterili dal punto di vista creativo, con inutili ralenti e nudità che mettono in evidenza forse la parte migliore del film, ovvero la presenza di bellezze orientali non comuni.

Anche l'azione non ha nulla che valga la pena di ricordare, e lo si capisce già dal prologo con in scena il fidanzato di Angel (uno dei pochi volti occidentali che assai di rado spuntano qua e là), provocato da chi offende la dubbia moralità della ragazza. La discesa nei bassifondi di Peter e Johnny, tra irritanti contrasti cromatici nella notte, insistiti sguardi di chi parla il minimo indispensabile, ammazzamenti in sequenza e ragazze "di facili costumi" che fanno tappezzeria quando serve, sa di noir riuscito male, e se anche non tutto è completamente da buttare, è la totale insignificanza dell'insieme, l'assenza di una sola vaga idea originale, a lasciare perplessi. Finale da dimenticare, in linea col resto...

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Il tenente Colombo

Da sempre una grande passione del Davinotti, il tenente Colombo ha storicamente avuto sul sito uno spazio fondamentale. Ogni puntata uscita ha un suo singolo commento da parte di Marcel MJ Davinotti jr. e di molti altri fan, ma per Colombo è stata creata fin dagli albori del Davinotti una homepage personale che raccoglie non solo i commenti ma anche informazioni e curiosità su uno dei più grandi personaggi televisivi mai apparsi. ENTRA

L'ISPETTORE DERRICK

L'unico altro telefilm che col tempo ha raggiunto un'importanza paragonabile a Colombo (con le dovute differenze) sul Davinotti è “L'ispettore Derrick”. Anche qui ogni singolo episodio della serie (e sono 281!) è stato commentato, da Zender prima e da molti altri fan poi, ma con un approccio più sdrammatizzante, in ricercato contrasto con la compostezza del telefilm. Il link porta a una pagina collegata anche agli approfondimenti in tema. ENTRA

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