il Davinotti

il Davinotti: migliaia di recensioni e commenti cinematografici completi di giudizi arbitrari da correggere

L'INQUILINO DELLA CASA DALLE FINESTRE CHE RIDONO
la vera storia della casa
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338393 commenti | 63967 titoli | 25364 Location | 12578 Volti

Streaming: pagine dedicate

Location Zone

  • Film: Il buco in testa (2020)
  • Luogo del film: La spiaggia dove Maria (Saponangelo) si addormenta e al risveglio trova un uomo morto
  • Luogo reale: Via Calastro, Torre del Greco, Napoli
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  • Film: Fontamara (serie tv) (1980)
  • Luogo del film: La piazza in cui i cafoni della Marsica vengono convocati per ascoltare le decisioni del nuovo gover
  • Luogo reale: Piazza della Libertà, Popoli, Pescara
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  CINEPROSPETTIVE

ULTIMI VOLTI INSERITITUTTI I VOLTI

  • Giulia Schiavo

    Giulia Schiavo

  • Claudia Delli Noci

    Claudia Delli Noci

Nella pagina che si apre cliccando qui sono catalogati migliaia di volti di attori legati direttamente o marginalmente al cinema italiano, ognuno con nome e filmografia (davinottica e non). La pagina (e conseguentemente le schede dei film) sono costantemente aggiornate con nuove introduzioni.

ULTIMI COMMENTI

Commento di: Puppigallo
Quando in una pellicola avventurosa sono in realtà i dialoghi a farla da padrone, ma nonostante questo il meccanismo funziona e si ha soddisfazione nell'ascoltare le considerazioni sulla situazione e non solo, c'è un'unica spiegazione: si è al cospetto di un film decisamente riuscito, che non ha neanche bisogno di troppa azione per coinvolgere lo spettatore. Le varie caratterizzazioni dei personaggi, compresa quella del timorato di Dio (Karloff), in pieno delirio religioso, fanno da linfa vitale fino all'epilogo, in cui le sciabole illuminate varranno più di mille parole. Da vedere.
Commento di: Diamond
La discesa agli inferi di un reduce del Vietnam immortalata da un esordiente Giovinazzo, tra le migliori analisi cinematografiche sulla fine del sogno americano. Dramma duro e disperato immerso in un contesto di raro squallore tra tossici, ragazzine costrette a prostituirsi, violenza e l'assenza di una via di fuga e di un briciolo di speranza. Stile essenziale, dialoghi pesati, un incubo a occhi aperti sospeso tra Taxi driver ed Eraserhead. Impressionanti gli ultimi minuti della pellicola che, con un crescendo di intensità rara, culminano nel drammatico epilogo. Un capolavoro.
Commento di: Apoffaldin
Julien Tavernier uccide il suo datore di lavoro Florence Carala d'accordo con la moglie di lui che è anche la sua amante. Ottimo esordio di Malle alla regia. Film metaforicamente notturno per eccellenza. Lo è per vocazione prima ancora che per prevalente ambientazione: la stasi prevale sul movimento, l'analisi della psicologia dei personaggi ha la meglio sull'azione senza sovrastarla. Due citazioni d'obbligo: la camminata senza scopo della Moreau, parente stretta di quella di Edmund di Germania anno zero e la tromba di Miles Davis: uno stupendo, avvolgente tappeto sonoro.
Commento di: Reeves
Il 1960 è un anno chiave per la storia della canzone italiana e il festival di Sanremo ovviamente riflette questo salto tra la canzone melodica tradizionale e i nuovi cantanti che si ispirano al rock. Vivarelli conosceva bene quel mondo, ma qui si limita e mettere insieme molti numeri musicali e qualche intermezzo comico che tuttavia non funziona troppo bene. Più che altro un documento dell'epoca.
Commento di: Herrkinski
Tra gli innumerevoli SOV dello stakanovista Whitson, si fa riconoscere da subito per la durata spropositata e inspiegabile; inutile a dirsi, non c'era bisogno di dilungarsi per quasi due ore, visti anche una narrazione disomogenea e uno script risibile, tuttavia buona parte del minutaggio è occupata da sequenze splatter fin troppo insistite e dagli SPFX caserecci, che restano comunque l'unica cosa interessante del film. Si nota la volontà di scioccare e non manca qualche nudo tanto per gradire, nello stile delle produzioni SOV germogliate tra la seconda metà degli 80s e i primi 90s.
Commento di: Reeves
Piero Vivarelli come è noto non si è mai fermato di fronte alle provocazioni, ma in questo film l'operazione gli riesce meno bene. L'idea di un giallo erotico soft interpretato dalla più famosa attrice hard era ottima, ma la trama a effetto non funziona troppo bene e gli altri interpreti (compreso lo stesso Vivarelli) non hanno quel quid che possa far svoltare un film che alla fine è soprattutto noioso, anche se illuminato da Moana.

ULTIMI PAPIRI DIGITALI

L'idea di base attorno alla quale tutto ruota è quella di utilizzare la location veneziana per ospitare una cupa vicenda di sangue di matrice thriller che esalti il fascino oscuro della città. Si imbastisce così una facile storia che si agganci alle grandi proteste dei veneziani contro l'entrata delle gigantesche navi da crociera nel bacino di San Marco e vi si mette al centro un gruppo di giovani turisti spagnoli contro i quali il killer di tuno prevedibilmente si accanirà. Si sfruttano i mascheramenti tipici del carnevale per nascondere l'identità...Leggi tutto di quest'ultimo e si comincia.

Due ragazzi (Illoro e Bang) e tre ragazze (García Jonsson, Alonso e Blanco), di quelli che scherzano continuamente tra loro in modo irritante svelandone il disincanto e una primitiva ansia di divertirsi, prendono alloggio in un hotel dopo aver incontrato, nel tragitto in motoscafo-taxi fino a lì, un buffo personaggio in maschera che cita il "Rigoletto" e tanto disturba da farsi piantare in mezzo alla laguna dal tassista (Lo Verso), stanco delle sue molestie al gruppo. Inizialmente sembra che il divertimento possa proseguire senza intoppi, ma poi uno dei giovani, durante una festa in un palazzo alla quale i nostri accedono azzeccando la parola d'ordine abbozzata lì per lì ("Rigoletto"), scompare nel nulla e entra sulla scena l'immancabile commissario di turno (De Razza) prima che pure la coppia di fidanzati interna ai cinque faccia la stessa fine.

Insomma, succede quello che tutti ci si aspetta, mentre qualche indizio lo suggerisce l'insistere dei cittadini sulla lotta all'ingresso delle grandi navi in bacino. Il killer conciato da giullare uccide non solo di notte ma pure di giorno, quando di fronte a frotte di turisti sgozza allegramente le sue vittime tra l'ilarità generale: sono tutti convinti che siano effetti speciali per compiacere il folto pubblico non pagante (difficile da credere, ma tant'è...)! Qualche altro elemento dà vaga sostanza alla pista thriller, ma è evidente come tutto sia assolutamente subordinato alle riprese tra calli, campi e ponti, con una discreta resa (al di là di una fotografia discutibile) di luoghi che intelligentemente evitano quelli troppo inflazionati (piazza San Marco si vede solo di sfuggita) per dare visibilità a scorci suggestivi.

Visivamente, insomma, il lavoro di De la Iglesia (meno sconclusionato e “impazzito” del previsto) ha il suo perché, ma tralascia quasi completamente di poggiare su una sceneggiatura minimamente credibile o qualitativamente accettabile, con dialoghi che sembrano quasi improvvisati e un movente abbozzato sbrigativamente. La frenesia dell'azione si traduce in una sovreccitazione generale che non per questo garantisce scorrevolezza; solo una velocizzazione spesso risibile che rischia in più occasioni di generare confusione. Il sangue non manca ma nemmeno abbonda, considerato il genere, la creatività nei delitti è la grande assente e quindi, in presenza di un quadro complessivamente di rozza ingenuità, è difficile premiare il film, non certo aiutato dalle interpretazioni. Ci si contenti in definitiva di scoprire bui anfratti veneziani e singolari architetture mai troppo glorificate di una città unica al mondo. Il resto è anonimo contorno, a cominciare dalle musiche...

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Amiche da una vita, Jane (Ladd) e Mandy (Armstrong), separate dalla distanza, si ritrovano in occasione del compleanno della seconda. E' Kelly (Booth), la figlia di Mandy, ad aver avuto l'idea di riunire mamma con quella che lei ha sempre chiamato "zia" in virtù di un legame davvero forte che lega due donne.

Jane è vedova da qualche anno, Mandy ha qualche problema non ben specificato con il suo Will (Moses), che al contrario pare ancora inamoratissimo di lei. Cosa turba Mandy? Un amante? No, è piuttosto la sensazione di un rapporto ormai incrinato per...Leggi tutto una routine inaccettabile, una sensazione di disagio che fatica ogni giorno a nascondere e che confessa a Jane, una volta avendola lì con lei "a disposizione". Mandy, che cade dalle nuvole, cerca di capire cosa stia succedendo, ma che tra Mandy e Will le cose non vadano è evidente. La rottura è a un passo e Jane non sa bene come comportarsi: vorrebbe che non si separasse, vorrebbe farle capire che forse è solo un momento di passaggio, ma sa che non può essere lei a stabilire quello che vuole la sua “migliore amica” (così sempre si definiscono le due, anche in pubblico).

Kelly, adolescente legatissima ai genitori, non può che assistere addolorata al frantumarsi della loro relazione e Jane, invitatata a rimanere qualche giorno dall'amica, pensa a quel punto di tornare a casa. Qualcosa invece succede, e cambia a sorpresa le carte in tavola; qualcosa di intuibile leggendo il titolo (anche italiano, che è una corretta traduzione letterale dell'originale). D'altra parte non è certo l'originalità, la carta migliore che il film ha da giocarsi. Ciò su cui invece si lavora discretamente è la complessità dei sentimenti di Mandy e l'impostazione del suo rapporto con Jane. Anche grazie a due attrici che riescono a lasciar trasparire una certa autenticità nell'interpretazione, la costruzione della storia è affontata con maturità, e se anche i mezzi produttivi non sono dei migliori - fotografia piatta, quasi esclusivamente interni - la sceneggiatura, unita alla solida regia di Waris Hussein, permette di seguire bene la vicenda mettendo una discreta curiosità per i suoi sviluppi.

C'è di mezzo anche il boydfriend di Kelly, che suona in un gruppo rock e che Jane va a registrare col mangiacassette sul palco (i telefonini non erano ancora diffusi), ma tutta l'attenzione resta sulle due amiche. Insomma, considerato che di film per la televisione si tratta, si può dire che rispetti le aspettative di chi cerca un dramma sentimentale senza grandi ambizioni, che resta nell'ambito della normalità preoccupandosi di dare quanto più possibile spessore alle due protagoniste, con l'ex Charlie's angel Cheryl Ladd (che sostituì la diva Farrah Fawcett) in scena con l'habitué di PERRY MASON William R. Moses. Si fa luce soprattutto sulle titubanze e lo spaesamento di chi si ritrova in una situazione del tutto inattesa e deve decidere come gestirla.

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Tipica commedia inglese dei Sessanta, intrisa di quell'umorismo caratteristico che la lega da subito al paese d'origine e che, vista oggi, appare indissolubilmente agganciata ai suoi anni, molto meno divertente di quanto vorrebbe essere. La colpa è anche di una storia non particolarmente interessante, che mette in scena un anomalo patto stretto tra la malavita londinese e Scotland Yard con l'obiettivo di sconfiggere una banda di "travestiti". Niente a che vedere con l'orientamento sessuale dei criminali, ovvio; è semplicemente la definizione data dal doppiaggio...Leggi tutto d'epoca (quanto sono cambiati i tempi!) a tre delinquenti australiani in trasferta che, per compiere le loro malefatte, si travestono da poliziotti. Un'idea assai furba e producente: seguono i ladri reduci da fruttuosi furti, li bloccano minacciandoli di portarli in prigione ma dopo essersi fatti consegnare la refurtiva si dileguano lasciando capire quanto coi veri agenti di Scotland Yard nulla hanno a che fare.

La mala della capitale inglese, organizzata quasi come fosse un vero sindacato e guidata dal carismatico "Paino" Gates (Sellers), capisce che i "travestiti" devono avere qualche informatore nella loro banda ma non immagina che questi sia proprio la donna del gran capo la quale, sfruttando l'avvenenza e il suo ascendente su Paino, gli fa spifferare tutto tra un bacio e una carezza. E così, dopo cinque, sei colpi in cui i suoi uomini finiscono derubati da altri criminali evidentemente più svegli, Paino pensa sia arrivato il momento di farsi aiutare dal nemico per eccellenza, a sua volta ovviamente interessato a preservare il buon nome di Scotland Yard da falsi poliziotti che derubano il prossimo.

L'idea è quella di organizzare un furto in grande stile, di farsi seguire e derubare dai "travestiti" e infine di arrestarli una volta per tutte. Un'operazione complessa, ben architettata (ma non spiegata con troppa chiarezza nelle sue sfumature) e che occupa tutta la seconda parte del film, in cui l'azione più concitata si sostituisce all'impostazione più da commedia poliziesca della prima. Meglio? Non troppo, anche se pure fin lì la storia risulta inutilmente complessa, densa di accadimenti che finiscono col soffocare battute già presenti in numero limitato.

Sellers, che curiosamente nello stesso anno del primo Clouseau usa come copertura un personaggio che parla con forte accento francese, resta un ottimo attore, ma in un ruolo tendenzialmente serio e per nulla imbranato come il suo memorabile ispettore, non ha lo stesso impatto comico, gli altri - che non possono naturalmente contare sulla stessa predisposizione al genere - risultano talora pure irritanti. La verve sta più nel ritmo che nei dialoghi, insomma, ma la regia di Cliff Owen è anonima, troppo occupata a seguire gli sviluppi scialbi della storia per risultare spassosa come vorrebbe. Non che manchino spunti azzeccati, ma vengono svolti meccanicamente, privati della necessaria interazione tra figure simpatiche o perlomeno buffe (valga per tutti l'ispettore "Nasello" Parker di Lionel Jeffries, esempio di un umorismo sorpassato e ad oggi difficilmente digeribile).

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Il tenente Colombo

Da sempre una grande passione del Davinotti, il tenente Colombo ha storicamente avuto sul sito uno spazio fondamentale. Ogni puntata uscita ha un suo singolo commento da parte di Marcel MJ Davinotti jr. e di molti altri fan, ma per Colombo è stata creata fin dagli albori del Davinotti una homepage personale che raccoglie non solo i commenti ma anche informazioni e curiosità su uno dei più grandi personaggi televisivi mai apparsi. ENTRA

L'ISPETTORE DERRICK

L'unico altro telefilm che col tempo ha raggiunto un'importanza paragonabile a Colombo (con le dovute differenze) sul Davinotti è “L'ispettore Derrick”. Anche qui ogni singolo episodio della serie (e sono 281!) è stato commentato, da Zender prima e da molti altri fan poi, ma con un approccio più sdrammatizzante, in ricercato contrasto con la compostezza del telefilm. Il link porta a una pagina collegata anche agli approfondimenti in tema. ENTRA

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