il Davinotti

il Davinotti: migliaia di recensioni e commenti cinematografici completi di giudizi arbitrari da correggere

UN GATTO NEL CERVELLO
il (ri)ciclo dell'orrore
ENTRA
338224 commenti | 63926 titoli | 25338 Location | 12565 Volti

Streaming: pagine dedicate

Location Zone

  • Film: Paura sul mondo (serie tv) (1979)
  • Luogo del film: La villa dove Dale (Ugo Pagliai) passa la notte dopo essere stato catturato
  • Luogo reale: Villa Morosini, Via Alessandro Selmi 543, Polesella, Rovigo
VEDI
  • Film: Paura sul mondo (serie tv) (1979)
  • Multilocation: Excelsior Hotel Gallia
  • Luogo reale: Piazza Duca d'Aosta 9, Milano, Milano
VEDI
  CINEPROSPETTIVE

ULTIMI VOLTI INSERITITUTTI I VOLTI

  • Gioia Collei

    Gioia Collei

  • Aldo Capacci

    Aldo Capacci

Nella pagina che si apre cliccando qui sono catalogati migliaia di volti di attori legati direttamente o marginalmente al cinema italiano, ognuno con nome e filmografia (davinottica e non). La pagina (e conseguentemente le schede dei film) sono costantemente aggiornate con nuove introduzioni.

ULTIMI COMMENTI

Commento di: Rufus68
Il commissario Späck e l'aiutante Grünwald vengono affiancati dalla superagente Irene in una delicata indagine. Varcate le soglie del Ventunesimo secolo, in Svezia scoprono le bellurie del poliziesco demenziale alla Pallottola spuntata (senza vantarne minimamente l'originale verve anarchica). Rare e deboli frecciatine vanno a segno, specie all'inizio (i due protagonisti, perfetti idioti dell'investigazione), poi la stolidità dell'insieme e l'inutilità di certi frizzi (perché Irene è vestita come Lara Croft?) stancano anche i più bendisposti. Qualcuno, però, potrebbe divertirsi.
Commento di: Capannelle
Un documentario sulla realizzazione di un progetto fotografico di nudo femminile. Nella maggior parte dei dialoghi si segue la visione del fotografo francese sul suo lavoro e sulle motivazioni che lo accompagnano. Dopo un po' però ti ritrovi ad andare avanti col pilota automatico, potendo sì vedere corpi e fondali molto belli ma con una base narrativa abbastanza scontata e ripetitiva. C'è tempo per ascoltare alcune modelle e i soci del fotografo, ma è tutta materia accessoria; alla fine un'ora e mezzo è decisamente troppo.
Commento di: Luluke
Film da cui hanno attinto Eastwood (nello Straniero senza nome) e Tarantino (in Django unchained). Persino John Woo (le colombe in volo di Face off). Basta questo per rendere cult l'esordio di Fulci nel western, "spaghetti" solo nell'infelice titolo (negli USA uscirà come "Massacre Time"). Tripletta di attori in parte (Nero, Hilton, Castelnuovo) su script di Di Leo, che lo trasforma quasi in un noir. Regia solida e montaggio impeccabile nell'esaltare soprattutto l'azione. Imperfetto, per quanto Innovatore del genere, in modo diverso da quello di Leone, ma con molti più eredi oggi.
Commento di: Fabbiu
Dario Argento conferma la maestria nella costruzione della tensione, in questo giallo (bisogna capire chi è l'assasino e la soluzione, almeno nella prima visione, soddisfa appieno) che è anche un thriller con molti momenti gore e vari elementi che, pur non essendo sovrannaturali nella trama, ipnotizzano lo spettatore in atmosfere quasi horror (bambine inquietanti, ville abbandonate, quadri misteriosi). Eppure come da tradizione del regista non manca qualche sprazzo di ironia, a dimostrazione della complessità d'insieme. Indimenticabile la colonna sonora dei Goblin e Giorgio Gaslini.
Commento di: Anthonyvm
Uscito in un periodo florido per i monster-movie, il film di Del Toro parte da presupposti interessanti (scarafaggioni super-evoluti dalle sembianze umane), accompagnando un chiaro revivalismo di certi fantahorror più o meno illustri (dal terzo Quatermass a Alien, fino a The nest) con elementi favolistici (il bambino che stringe amicizia con le creature). Non sorprende, tuttavia, che lo stesso regista abbia preso le distanze dal risultato finale: la cupa poetica dell'autore sopravvive a stento in mezzo a una canonica spettacolarità blockbusteristica. Bello a vedersi, ma mediocre.
Commento di: Kinodrop
Non sapremo mai come sarebbe stato questo film se non fossero intercorse tante difficoltà nella produzione e nella distribuzione che resero necessaria una revisione, dal rimontaggio al sonoro (doppiaggio compreso). Certo il mestiere e la lungimiranza di Bava sono ben evidenti in questo precursore del pulp, un on the road comunque efficace nonostante l'eccesso di overacting e una limitatezza dovuta all'esiguità della location. Ben caratterizzata la psicologia sia dei personaggi più esaltati che di quelli apparentemente più freddi. Tanti i difetti, ma la forza visiva rimane intatta.

ULTIMI PAPIRI DIGITALI

Thriller acquatico con squalo a corredo ambientato nello spettacolare mare dei Caraibi. Naomi (Ghenea) e il suo boyfriend Jackson (Westwick) trascorrono le giornate insieme al un loro amico fino a quando, al momento di tornare, i due uomini partono con l’elicottero lasciando che Naomi faccia rientro con la sua barca, la Serenity, proprio nell’anniversario della morte dei genitori, che non sopravvissero a un incidente in mare durante una tempesta in cui si salvò solo lei (come si vede nell’incipit e in altri flashback traumatici).

Le previsioni del tempo non sono...Leggi tutto buone, ma Naomi salpa ugualmente dovendo tuttavia presto deviare dal percorso per raccogliere l’SOS di tre persone che fa salire a bordo. Reduci evidentemente da un naufragio, i tre si scoprono però essere tutt’altro che benintenzionati, trafficanti di droga che hanno perso il loro ingente carico di cocaina sul fondo del mare, nell’imbarcazione naufragata, e sono decisamente intenzionati a recuperarlo. Ci mettono un attimo a estrarre la pistola, prendere di fatto possesso della Serenity e costringere una sub esperta come Naomi a immergersi per riportare a galla la cocaina. Piccolo problema: lì nei pressi si aggira uno squalo affamato che non ci mette molto a mietere la prima vittima. Pericoloso? Amen, i pacchi di cocaina vanno ripresi assolutamente, per cui Maria (Gómez), che dei due fratelli sopravvissuti pare quella che comanda, spinge Noemi e suo fratello José (Coppet) a scendere fino al relitto e agire. “Tanto mi ammazzerete lo stesso, dopo”, soggiunge la prima; invece no: Maria e José non sanno guidare una barca come la Serenity e quindi, le dicono, di lei avranno comunque bisogno, per raggiungere le Florida Keys come nelle loro intenzioni. Rassegnata al compito, la bella protagonista mette la muta e comincia la discesa.

Quanto succederà in seguito si può facilmente immaginare: la tensione sale, i rapporti fra i tre in scena non migliorano e lo squalo tende ad attaccare appena qualcuno si tuffa e invade la sua zona. Il film ha di conseguenza uno stallo nella storia e la regia non offre riprese particolarmente interessanti che sappiano gestirlo con il giusto grado di spettacolarità. Intanto Jackson, da terra, capisce che qualcosa non va quando Naomi lo contatta e la conversazione cade, quindi comincia ad attivarsi per raggiungerla.

La Ghenea è indubbiamente bella nonché fascinosa e quanto a recitazione riesce a evitare di salire troppo sopra le righe offrendo una discreta performance, gli altri fanno da contorno con le solite facce dure e le reiterate minacce a mano armata. Fortunatamente non ci sono effetti troppo pacchiani, lo squalo se ne sta abbastanza in disparte senza intaccare troppo la credibilità del tutto e diventa realmente protagonista in un’unica scena, quando balza fuori dall’acqua ripetutamente e almeno una vittima l’addenta con furia. Non molto, per gli appassionati, ma qualcosa sì, e almeno per un paio di minuti non si ripensa alla scarsa incisività di quanto visto fin lì: i lunghi stazionamenti nel relitto, ad esempio, una prima parte tirata per le lunghe con la Ghenea che veleggia solitaria inquadrata spesso in modo tale da metterne in risalto il poderoso seno, la manfrina del suo ragazzo che non trova nessuno che l’accompagni nell’impresa di recupero, i flashback con i genitori di Naomi sperduti in mare durante la tempesta… Per quanto con una sua dignità dal punto di vista realizzativo e degli effetti, tiene lo squalo ai margini e ciò che sostituisce la sua limitata presenza non è certo di gran qualità, purtroppo…

Chiudi
Sdoppiatasi con successo in X - A SEXY HORROR STORY, a Mia Goth non resta che interpretare il prequel nel ruolo di Pearl e il sequel in quello di Maxine, i due personaggi a cui ha dato vita nel prototipo. PEARL, lo si ricorderà, era l'anziana killer che eliminava i componenti della troupe del film hard, una Mia Goth cui era stato applicato un pesante make up con risultati a dire il vero non troppo soddisfacenti. Qui si...Leggi tutto ripulisce e, ritornando indietro al 1918, la ritroviamo adolescente nella stessa casa in Texas (con coccodrillo annesso) che sarà teatro del capitolo "di mezzo".

Naturalmente lo scopo è spiegare l'origine della psicopatia della protagonista, che conduce una vita quasi da reclusa con un padre (Sunderland) ridotto poco più che a un vegetale e una madre con la quale i motivi di attrito sono continui. D'altra parte la donna ha capito l'indole non esattamente bonaria della figlia e non sa bene come prenderla. Ma la Goth è brava a controllare gli scatti di follia di Pearl contenendosi e mostrandosi nel contempo capace di un atteggiamento quasi dolce, timido, di ragazza che sogna per sé un avvenire diverso, da star del cinema, quel mondo di cui s'è innamorata guardando il film "Palace follies" e che per lei rappresenta la fuga dal recinto in cui è confinata da sempre.

Come si può immaginare, però, la madre non è affatto incline ad assecondare i desideri di Pearl e punta a impedire che sua figlia si presenti per il provino che si sta svolgendo in quei giorni in chiesa con lo scopo di ingaggiare una ballerina. Sposata giovanissima con un ragazzo (Sewell) partito da tempo per il fronte, Pearl ha un chiaro deficit di affetto, di amore e pure di sesso (al punto che finisce per amoreggiare con uno spaventapasseri in una sequenza piuttosto indicativa della direzione intrapresa dal film), che inevitabilmente, al primo vero shock che arriva dal mondo esterno in seguito al rapporto avuto con il proiezionista (Corenswet) del locale cinematografo, perderà definitivamente la brocca.

Da qui Ty West, che fino a quel punto aveva descritto senza gran fantasia né estro la protagonista e le sue crisi trattenute, dà una scossa al film e comincia a tingere di nero la sua storia, entrando nel "genere" e potendo finalmente dare sfogo alle proprie qualità registiche sfruttando l'ottima aderenza di Mia Goth al personaggio. Già celebrata in X, l'attrice conferma la predisposizione al tema alternando momenti di lucidità e forse di consapevolezza ad altri in cui la furia si concretizza in azioni da perfetto serial killer attraverso l'uso degli strumenti a disposizione (asce, forconi...). Nessun flashback qui (non avrebbero senso), al contrario una limpida linearità che fa piacere ritrovare, nel cinema di oggi, e una tensione talvolta pregevolmente mantenuta.

Qualche buona intuizione come l'aggancio a quel cinema proto-hard che diventerà centrale in A SEXY HORROR STORY, un paio di monologhi efficaci della Goth, una conduzione nel complesso competente ma anche un approccio piuttosto superficiale che contrasta con le evidenti ambizioni del film. Non si rileva in sceneggiatura grande ricercatezza e la classicità nelle riprese andava associata a un approccio meno banale. Rispetto al capitolo girato in precedenza è comunque premiante la scelta di una naturalezza che non va a impaludarsi in modesti incastri psicologici o scene inserite solo per complicare inutilmente la vicenda. Un cinema semplice, un horror che flirta con generi anche molto diversi senza tuttavia sollazzare granché...

Chiudi
Il problema principale di tutti i sequel dell'unico vero classicissimo di Ivan Reitman è che non sono mai riusciti a far quagliare il singolare, geniale mix di avventura, horror e divertimento. Se infatti le prime due componenti possono essere in qualche modo replicabili, la terza è assai più difficile da mantenere su buoni livelli. I sequel nemmeno ci provano, pensando che basti molto fumo in faccia...Leggi tutto e qualche discreto effetto speciale per ottenere più o meno gli stessi risultati del 1984. Proprio no, e lo dimostra anche questo ennesimo capitolo scialbo, insapore, che si legge tutto sul volto di un Bill Murray ripiazzato lì a forza. Gli mettono in bocca quattro battute perlopiù infelici lasciandolo in scena cinque minuti verso metà film (i migliori) vestendolo poi con la divisa d'ordinanza per un finale in cui fa poco più che la comparsa. Né più né meno di Ernie Hudson, già in ombra nel primo capitolo e qui del tutto ininfluente.

L'unico a guadagnarsi un ruolo di un certo rilievo è il buon Dan Aykroyd: proprietario di un negozio di oggetti posseduti, acquista una preziosa sfera che scopriremo contenere uno spirito antico particolarmente devastante, capace di congelare qualsiasi cosa sul suo cammino. Altri recuperi "eccellenti" sono Annie Potts ovvero Melnitz (già richiamata in altri sequel), segretaria factotum del gruppo fin dal 1984 quando era stata doppiata con indimenticabile voce sgradevole, e William Atherton, qui sindaco e presente con lo stesso identico grugno di sfida agli acchiappafantasmi che chi conosce bene il primo GHOSTBUSTERS riconoscerà immediatamente. E poi ancora il solito fantasma verde goloso e pasticcione, i simpaticissimi omini di marshmallow, addirittura lo spirito della vecchina in biblioteca... tutti richiami che aiutano a rendere un po' meno anonimo un film altrimenti dimenticabilissimo; a cominciare da un soggetto e una sceneggiatura terribili, che riuniscono le due generazioni di acchiappafantasmi (la seconda è la "famiglia" capitanata da Paul Rudd, che proviene dal capitolo del 2021) per una reunion numerosissima quanto inutile.

Il nemico da combattere è un demone dalle lunghe corna che prima di apparire in tutto il suo fulgore impiega almeno un'ora e mezza. Fino a lì ci si è dovuti sorbire pedanti quanto superflue spiegazioni sulla sua natura pre-sumera, assistere a interminabili sessioni di sterili studi della sfera in laboratorio e - dulcis in fundo - l'apparizione di una giovane fantasma che fa amicizia con la ragazzina riccia del gruppo (Grace), particolarmente invadente e irritante nelle sue insipide apparizioni in cui spiega il proprio mondo e la condizione in cui si trova. Considerato che anche Rudd non incide come potrebbe, non si registra nell’intero cast un solo personaggio davvero brillante. L'unico era potenzialmente Kumai Nanjiani, il "mastro di fuoco", caratterizzato con una certa impronta buffa ma vittima di battute misere che confermano la netta impressione di un film che punta a un target adolescenziale e a una confezione "per famiglie" che nulla ha dell’autentica, ingenua "scorrettezza" dell'originale, quando Aykroyd, Murray e il compianto Ramis mettevano davvero a soqquadro la Grande Mela al ritmo della hit simbolo di Ray Parker jr. (qui confinata ai titoli di coda e parte di una colonna sonora opaca quanto il film).

Di idee buone non se ne vedono, di fresche nemmeno a parlarne... e la noia fa inevitabilmente capolino in un finale nemmeno pirotecnico come ci si aspettava, perché pure in questo l'unica trovata degna sono i raggi protonici congelati all'istante: il resto è routine fantascientifica da quattro soldi; come tutta quella che si ha fino a lì, d'altra parte. Stoccaggio degli ectoplasmi, sirene, fumi, corse in auto... Si può tranquillamente affermare, alla luce dei sequel, che il primo capitolo aveva già detto tutto e nel modo migliore, perché anche solo un demone unico, seducente come Sigourney Weaver, qui non si sarebbe mai potuto concepire...

Chiudi

Il tenente Colombo

Da sempre una grande passione del Davinotti, il tenente Colombo ha storicamente avuto sul sito uno spazio fondamentale. Ogni puntata uscita ha un suo singolo commento da parte di Marcel MJ Davinotti jr. e di molti altri fan, ma per Colombo è stata creata fin dagli albori del Davinotti una homepage personale che raccoglie non solo i commenti ma anche informazioni e curiosità su uno dei più grandi personaggi televisivi mai apparsi. ENTRA

L'ISPETTORE DERRICK

L'unico altro telefilm che col tempo ha raggiunto un'importanza paragonabile a Colombo (con le dovute differenze) sul Davinotti è “L'ispettore Derrick”. Anche qui ogni singolo episodio della serie (e sono 281!) è stato commentato, da Zender prima e da molti altri fan poi, ma con un approccio più sdrammatizzante, in ricercato contrasto con la compostezza del telefilm. Il link porta a una pagina collegata anche agli approfondimenti in tema. ENTRA

SFOGLIA PER GENERE