Buiomega71 • 2/10/21 10:24
Consigliere - 26461 interventi Puro cinema di pancia quello di Audiard, anche se l'inizio alla fratelli Dardenne (che, guarda caso, co producono il film) faceva temere il peggio (il padre e il ragazzino che vagabondano per strada vivendo di furtarelli e autostop), dove l'autore di
Tutti i battiti del mio cuore mixa con abilità neonoir, animali assassini, dramma, grottesco, un pizzico di horror, disabilità, incomunicabilità, disagio, fredezza, rabbia, amore, sudore, carne e sangue, prendendo di mezzo
Fight club all'aperto, momenti di sesso disturbante simil
Tornando a casa o
Balla la mia canzone, fino a un pre finale (sul dorato lago ghiacciato) alla
Zona morta.
Il realismo con cui Audiard ritrae i suoi freak è a volte lancinante, i dialoghi colpiscono duro e vivono di un verismo spontaneo (straordinari quelli tra la Cotillard e il bravo attore massiccio dal cognome impronunciabile) e impreziosito da attimi di sincera visceralità (il primo incontro tra i due fuori dalla discoteca, il sesso occassionale del protagonista, l'attacco sott'acqua dell'orca, la Cotillard che si risveglia nel letto di ospedale rendendosi conto che non ha più le gambe-versione durissima e lancinante dell'intro di
Terrore e terrore- e le reclama con disperazione, la Cotillard che striscia a terra con i moncherini, i violenti e sanguinosi incontri di boxe con denti che saltano, il tipo che ci prova con la Cotillard in discoteca al bancone del bar, e quando vede che la donna ha due protesi al posto delle gambe cerca , con imbarazzo, di scusarsi, ricevendo da quest'ultima una reazione rabbiosa e incontrollata "
Quella puttana mi ha sfregiato la faccia!", la Cotillard, sempre in discoteca, che guarda, con mestizzia, le altre ragazze ballare in pista ammirando loro le gambe, niente baci sulla bocca fino a chè..., le sgradevoli, e al contempo tenere, scene d'amore tra i due, con lei senza gambe che le monta sopra -con tatuato , su entrambe, "destra", "sinistra"-, la puzza che lui avverte nell'appartamento di lei, con lei che le dice, sulla carrozzina, "
Sono io che puzzo", l'esame per farsi innestare le "nuove gambe", i bellissimi momenti in spiaggia, con la Cotillard che vuole nuotare, portata sulle spalle da lui, nella curiosità morbosa dei bagnanti.
Schegge di cinema vero, sincero, coinvolgente, emozionante, in una storia d'amore sui generis, dove la maestosità delle orche "assassine" è valore aggiunto (struggente il momento in cui la Cotillard , dopo l'incidente, e camminando sui suoi arti meccanici inferiori-non per nulla lui la apostrofa, scherzando, Robocop-torna dalle sue amate orche e ne "guida" una attraverso la vetrata), i sanguinosi pestaggi fanno davvero male, assumendo i tratti di un'oscura dark lady "robotica" quando prende il posto dello "scommettitore" nei combattimenti calndestini.
A volte Audiard mette un pò troppa carne al fuoco (la parentesi alla
Conversazione e le telecamere che spiano illegalmente i dipendenti di un supermercato, dove, a farne le spese, è la burbera sorella del protagonista) e la chiusa finale buonista che fa un pò troppo
Rocky è sinceramente fuori contesto e stride fastidiosamente con la ruvidezza che aveva ben impostato Audiard per tutte le due ore.
Impressionante la Cotillard senza le gambe (dove "non prende il fucile" come Johnny) di una bravura recitativa che mette i brividi, mentre lui mette quasi tenerezza nella sua ingenuità sincera e tamarra, ma capace di slanci emotivi e sensibili da lasciare basiti.
Di culto il momento in cui la Cotillard fa una cernita degli oggetti che non le servono più insieme ad un'amica, e quando arriva ad un paio di scarpe col tacco esclama "
Queste non le metterò più"
Bellissima la definizione che dà al film Dario Vecchiato, recensendolo sul
Nocturno dell'ottobre 2012: "
Cronenberg al sapor di mare e neve..."
Un opera forse imperfetta ma vitale, che evita facili sentimentalismi (a parte forse in dirittura d'arrivo) e che sa parlare con il cuore in mano senza falsi pudori, di un autore personalissimo e ruvido come la carta vetrata (il suo cinema, se proprio, si potrebbe accostare a quello di Jean Jacques Beineix) e diversa rappresentazione sull'impossibilità di essere "normali".
POI DAVINOTTATO IL GIORNO 27/03/20
Cloack 77
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