Alexpi94 • 4/03/19 19:52
Galoppino - 177 interventi Intervista a
Bruno Pischiutta durante la lavorazione del film "
Ultimo incontro a Venezia", pubblicata su
stampa sera del
24 Settembre 1977:
Una formula economica
CIAK A VENEZIA CON POCHI SOLDI
(Piero Zanotto)
VENEZIA — Una «troupe» formato tascabile.
E' quella invitata in Laguna dall'udinese (trentenne) Bruno Pischiutta per il film «Ultimo incontro a Venezia»: terzo, dopo «Compagne nude» e «Il suicidio di Elsa», realizzati con la medesima formula produttiva. Pischiutta ha un discreto bagaglio di esperienze teatrali alle spalle, e le ha traversate tutte in questa sua «avventura» cinematografica che tende a stravolgere il modo consueto di fare cinema, anche per arginare, con costi ridottissimi, la crisi economica della nostra produzione.
Incontriamo il regista nel salone semibuio di un palazzo veneziano. Sta girando una scena con la protagonista di questa storia «maledetta» (è lo stesso Pischiutta a definirla così), Irma Olivero. Bella ragazza, di temperamento, che il regista considera una rivelazione. Intorno a Pischiutta pochissime persone. Una decina. La troupe è tutta lì.
Ci spieghi il segreto della sua formula.
«E' presto detto. Ogni mio film viene costruito lentamente, sull'apporto di idee di ogni mio collaboratore: e sull'apporto anche di "materiale" di scena che ognuno può mettere a disposizione perché di sua proprietà o di proprietà di parenti e amici. Quindi nel momento in cui decido di entrare nel vivo della lavorazione, tutto è calcolato nei minimi dettagli e i tempi produttivi risultano brevissimi».
D'accordo. Però ci sono esigenze che non consentono...
«Ho capito cosa vuol dire. No. La mia troupe è formata di attori e tecnici disposti ad ogni sacrificio».
In rapporto al cinema produttivamente normale, quanto vengono a costare i suoi film, compreso quest'ultimo d'ambiente veneziano?
«Il rapporto è da uno a otto. Cento milioni anziché ottocento. O giù di lì».
Ha parlato di vicenda maledetta. Cosa ha inteso dire?
«Anche le precedenti, quelle di "Compagne nude" e " Il suicidio di Elsa " lo sono. Si tratta di un atteggiamento psicologico, nei confronti della vita. Una posizione diciamo pessimistica, sia pure permeata di romanticismo. Prendiamo "Ultimo incontro a Venezia": racconta le ultime cinque notti bianche che uno scrittore americano vive in una città colta nei suoi aspetti più deprimenti prima di morire, idealizzando la figura di una ragazza».
La ragazza, lo sappiamo, è Irma Olivero. Chi è lo scrittore?
«Fred Ballantine, un'altra promessa in cui credo molto. Non sono ancora noti, ma lo saranno presto, non appena uscirà "Compagne nude" che li vede entrambi protagonisti. I ruoli sono in tutto una decina: come vede, anche qui la formula produttiva conta sul contenimento delle presenze. Tra essi uno è animato da un giovane veneziano, Emanuele Fiorellino, ex cascatore nel cinema (ha preso parte a una ventina e più di film) passato poi all'interpretazione. Non soltanto con me».
A convincere Fiorellino a lasciare il difficile mestiere dello «stuntman» fu un brutto incidente capitatogli quando faceva la controfigura di Luc Merenda nel film «La città gioca d'azzardo». Si ruppe malamente un piede. Ora fa l'attore. Lo ha fatto in molte delle commedie interpretate da Johnny Dorelli, in «Milano violenta» di Umberto Lenzi, in «L'Agnese va a morire» di Giuliano Montaldo. Ed ora in «Ultimo incontro a Venezia», per il quale è anche «consulente», in altre parole «trovarobe».
Ultima modifica: 4/03/19 20:08 da
Alexpi94
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