Discussioni su Titane - Film (2021)

DISCUSSIONE GENERALE

15 post
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  • Schramm • 25/10/21 15:12
    Scrivano - 7694 interventi
    attendevo una seconda prova della juliessa mia del cuore (raw è uno dei più sorprendenti esordi del decennio) come un preadolescente la sua prima esperienza sessuale completa e se c'è un'opera con la quale avrei voluto festeggiare il rientro in sala e per la quale sono sbronzo perso di hyperol è proprio questa. eccezionalmente circuitata originale coi sottotitoli, tanto mi basta a dire "ok, torniamo fiduciosi e gasati al cinema". la politica degli esercenti locali qua non è cambiata, primo premio a cannes o meno qua madre ecclesia gestisce le sale e certe cose che smarriscono i fedeli non ce le fa proprio pervenire nel raggio di 30 km. e quindi pace ai lumiere, lo vedrò a tempo molto debito su 28 pollici.
    mi sconcerta ma anche mi incuriosisce ulteriormente l'accoglienza tiepida riservatagli quasi da tutto il davipueblo. a me, così a occhio, pare un film dalla struttura interna blindata e orgoglioso di - diciamo così - prendersi per il culo da solo e per conseguenza felice di strafottersene di tutto ciò che mette sul piatto, risignificandolo di continuo per eccesso e per difetto al contempo, che sia tutto quanto immette disorganicamente ed epidermicamente n circolo (crony, tsuka, carax etc) che sul piano dei contenuti, così sbiellati che la stessa regista sembra farsene semanticamente sopraffare perdendoli bacchicamente man mano che procede. forse è un film che va visto sapendo che non è disposto granché a lasciarsi incasellare segnicamente, e che funziona più di pancia e d'impatto che per quel che vorrebbe dire, ammesso voglia davvero dire qualcosa e gliene importi di essere capito o anche solo interpretato, di quelli insomma che come la giri ti infinocchia: se li si prende troppo sul serio ci si sente come presi in giro e se li si prende troppo sottogamba ti coglie a difese abbassate; se ci si aspetta di cantare raw hide si resta delusi, e se si vuole qualcosa di diverso da raw non si fa a tempo a dire eureka che subentra una delusione superiore. sono solo personali ed eccepibilissime impressioni dal di fuori, che se giuste personalmente mi basterebbero ad apprezzarlo anche più che parecchio. ho solo qualche riserva per una sorta di brezza alla neon demon che sembra spirare un po' dappertutto.
    mi attendo comunque un grandissimo baccanale visivo di fine anno.
    Ultima modifica: 25/10/21 15:28 da Schramm
  • Zender • 25/10/21 15:47
    Capo scrivano - 47800 interventi
    Sì, sarebbe però prima più utile vederlo che pontificare sul possibile, Schramm. O almeno scrivi come prima frase PRECISO CHE NON L'HO VISTO, così almeno uno sa cosa va a leggere... Sarebbe bene parlare dei film, non delle "ipotesi di film", voglio dire.
  • Herrkinski • 25/10/21 15:55
    Consigliere avanzato - 2632 interventi
    Devo ammettere che al momento non ricordo benissimo Raw - al di là che mi fosse piaciuto - e quindi non sarei in grado di far dei paragoni troppo dettagliati, ma a memoria mi pareva avesse una forma filmica un po' più regolare di questa nuova opera della regista. Penso che la varietà di voti dipenda un po' da come si percepisce il film, perchè in effetti la valutazione sta tutta lì: a livello di confezione e stile registico c'è infatti ben poco da eccepire, mentre a livello di contenuti e forma è il classico lavoro che o ti dà le vibrazioni (malevole) giuste o ti sembra un pasticcio presuntuoso in cui shock-value e sottotesti gender fluid/LBGT e blablabla dovrebbero ottenere un'immediata reazione nello spettatore. Io come spesso accade mi situo nel mezzo e valutando entrambi gli aspetti sono stato infatti su un due palle e mezzo; mi è piaciuto visivamente, pugni nello stomaco ce n'è parecchi e in generale l'impatto è lurido e restituisce un vero senso di sporcizia (paradossalmente amplificato dalla confezione leccata), ma la storyline è - oltre che altamente improbabile - decisamente delirante e lanciata nell'universo del body-horror più gratuito e dell'ultraviolenza una tantum, dove l'effetto conta più della storia, alla maniera di certe cose giapponesi. Va quindi preso per quel che è e i sottotesti sociali a mio avviso sono la solita fuffa che vedono solo certi critici che devono per forza dare significati impegnati a tutto (e la regista senza dubbio ci marcia su). Conoscendo ormai un po' i tuoi gusti Schramm però credo potrebbe piacerti parecchio, forse più di Raw che probabilmente era leggermente più canonico.
    Ultima modifica: 25/10/21 15:56 da Herrkinski
  • Schramm • 25/10/21 16:01
    Scrivano - 7694 interventi
    @ zender:
    si, dai, sono presagi, sensazioni lanciate per chiedere a chi l'ha visto se mi sbaglio o meno e quanto/perché, come già feci (peraltro senza sbagliarmi di un grado) per l'ultimo von trier. credo sia abbastanza ovvio dal primo paragrafo che non ho visto il film, anche perché un'opera come questa che mi dà tanto di hype a dodicimila avrei come minimo voluto schedarla per primo e, non potendo vederla entro brevissimo, la griglio su DG anche (forse soprattutto) incuriosito dal fatto che non se ne parli punto, avendo sollevato il mega-fuss che sappiamo... insomma è un modo per raccogliere disquisizioni più approfondite da chi ha avuto la possibilità di vederla, specie in sala.
    Ultima modifica: 25/10/21 16:01 da Schramm
  • Zender • 25/10/21 16:07
    Capo scrivano - 47800 interventi
    Non è così chiaro, in realtà. Se lo scrivi alla prima riga sgombri il campo dagli equivoci in partenza e aiuti anche chi legge a capire meglio il prosieguo. Perché a volte sembra che tu l'abbia visto...
  • Schramm • 25/10/21 16:24
    Scrivano - 7694 interventi
    Herrkinski ebbe a dire:
     l'impatto è lurido e restituisce un vero senso di sporcizia (paradossalmente amplificato dalla confezione leccata)
    che è poi lo stesso contrappunto che rese incuneante il doppio un serbian film. quindi partiamo già benone.
     i sottotesti sociali a mio avviso sono la solita fuffa che vedono solo certi critici che devono per forza dare significati impegnati a tutto (e la regista senza dubbio ci marcia su). 
    qua andrebbe capito se ci marcia su programmaticamente, cioé per irridere i sottotesti stessi e i critici che devono vederceli a tutti i costi per dar pompa alle penne, e per farsi beffe della semiotica tutta e del citazionismo stesso che la fomenta, e in tal caso onore e gloria a lei, già adoro il film a priori. viceversa se si è ammalata di quella brutta refnite neondemoniana che fa prendere il proprio armamentario segnico tematico ed estetico stramaledettamente sul serio alla "ve lo do io l'esoterismo" temo di dovermi fin d'ora raccogliere le nespole da sotto la sedia...
    ci potrebbe anche essere una terza possibilità: che le siano sfuggite di mano le redini perché il cavallo è impazzito al punto da farsi indomabilissimo e da una certa non sia stata più capace di gestire il proprio intendimento estetico e contenutistico, non sapendo più lei in primis dove andare a calciare e a parare e lasciando il film in balia di se stesso. ma in generale non credo granché nell'autore così sprovveduto e impreparato e in particolare non mi sembra sicuramente il caso di un artifex che non sa quello che fa.

    la mia idea è comunque che dopo un raw, che era sì più canonico ma al contempo comunque un gran bel sabotaggio e refresh segnico e strutturale al genere tutto, era inevitabile che alla seconda prova la nostra avrebbe più che ambiziosamente alzato il tiro con una sorta di raw alla quarta...


  • Herrkinski • 25/10/21 16:42
    Consigliere avanzato - 2632 interventi
    Schramm ebbe a dire:
    qua andrebbe capito se ci marcia su programmaticamente, cioé per irridere i sottotesti stessi e i critici che devono vederceli a tutti i costi per dar pompa alle penne, e per farsi beffe della semiotica tutta e del citazionismo stesso che la fomenta, e in tal caso onore e gloria a lei, già adoro il film a priori. viceversa se si è ammalata di quella brutta refnite neondemoniana che fa prendere il proprio armamentario segnico tematico ed estetico stramaledettamente sul serio alla "ve lo do io l'esoterismo" temo di dovermi fin d'ora raccogliere le nespole da sotto la sedia...
    ci potrebbe anche essere una terza possibilità: che le siano sfuggite di mano le redini perché il cavallo è impazzito al punto da farsi indomabilissimo e da una certa non sia stata più capace di gestire il proprio intendimento estetico e contenutistico, non sapendo più lei in primis dove andare a calciare e a parare e lasciando il film in balia di se stesso. ma in generale non credo granché nell'autore così sprovveduto e impreparato e in particolare non mi sembra sicuramente il caso di un artifex che non sa quello che fa.
    Da qualche intervista, la regista ha effettivamente detto di aver creato alcune scene per sfocare i confini tra l'identità di genere e mettere i personaggi maschili e femminili sullo stesso piano, al di fuori dei costrutti sociali. Si nota certamente in alcuni frangenti del film e sono argomenti ormai all'ordine del giorno, anche se solitamente più nei lavori americani, però rispetto a questi ultimi dove spesso sono messi più per seguire un protocollo che per esigenze di copione, qui non li ho trovati particolarmente forzati o fuori contesto. Diciamo che ho trovato l'insieme estetico e di narrazione più importante degli eventuali messaggi sociali, che pur ci sono; non è rivoluzionario in quel senso ecco, perlomeno non più di quanto avesse già fatto Cronenberg con Crash e affini (penso alla scena omo, ad esempio), tra l'altro film con cui ha diverse affinità elettive. Comunque mi saprai dire quando riuscirai a vederlo.

    Ultima modifica: 25/10/21 16:44 da Herrkinski
  • Schramm • 25/10/21 17:00
    Scrivano - 7694 interventi
    Herrkinski ebbe a dire:
    Comunque mi saprai dire quando riuscirai a vederlo.
    probabilmente, o almeno spero, domani ;)
  • Bubobubo • 26/10/21 12:08
    Archivista in seconda - 271 interventi
    Caro schrammy, per colpa di limitazioni varie ed eventuali sono costretto a risponderti succintamente. Parto da una premessa: ho sempre pensato che Raw fosse un esordio gagliardo e meritevole d'attenzione ma a tratti ancora piuttosto acerbo e, soprattutto, in debito di una logica 'circostanziale' di cui naturalmente negli horror ci si può strafregare, ma che, se non ricostruibile dal contesto più ampio né dichiarato o inferito altrimenti dall'inizio, lascia pur sempre una certa quale impressione di stonatura (vd. il finale). Mi sono quindi avvicinato a Titane con la curiosità, invero neutra, di chi ama alla follia Cronenberg e Tsukamoto (un po' meno Carax, per niente l'ultimo Refn).

    La prima impressione che ho avuto, terminata la visione, è che la Ducournau abbia puntato tutto sulla scrittura di un soggetto anche mediaticamente 'forte' (per quanto affatto 'nuovo'), ma che a conti fatti non abbia saputo come gestirlo (sono quindi un sostenitore della tesi 'le sono sfuggite le redini'). Dal mio punto di vista il film ha tre grandi difetti: 1) un disordinato e a tratti incoerente accumulo di influenze grafiche e tematiche che, a dispetto del fluidity manifesto di cui la protagonista si fa sponsor vivente, sembrano spesso ammonticchiarsi per compartimenti stagni; penso qui all'impressione di slegatura olistica che ho avuto di certe esplosioni di violenza casalinghe della prima parte (no spoiler); 2) una seconda parte narrativamente debole a dispetto dei tanti temi messi sul piatto (memoria e sua reinterpretazione; responsabilità e colpa della gravidanza; attrazione erotica filio-genitoriale; attrazione erotica cameratesca etc.); 3) un finale anticlimatico e, almeno per me, davvero loffio (con l'aggravante che, data la piega intrapresa dalle vicende, era forse anche l'unico possibile).

    Poi, certo, se uno va in cerca della logica, in bocca al lupo e grazie per tutto il pesce. Però qui le carte vengono svelate entro i primi cinque minuti, e la sottile carica ludica e (auto)ironica di cui sono permeate certe scene, per quanto manifestamente camp (il rapporto su una cadillac con sospensioni idrauliche à la Eddie Guerrero...), è un elemento certamente importante.
    Ritengo che a non funzionare sia la storia nel suo insieme. Ma sono curioso di leggere, a tempo debito, cosa ne pensi tu.

    P.S. Ma perché mai i cinema di madre ecclesia non dovrebbero dare il beneplacito? Alla fin fine è pure un grande spot prolife! :D
  • Schramm • 27/10/21 12:32
    Scrivano - 7694 interventi
    come volevasi dimostrare, strano forte. a caldissimo entusiasma visceralmente e son cuori fluttuanti e straripanti. ripensato un po' più a freddo si rischia di stroncarlo maleducatamente. ma per il sottoscritto resta una ducournau che non tradisce se stessa, perfettamente in linea con il proprio esordio, del quale titane sembra essere una versione 5G. mi ritiro per deliberare e rispondervi con più calma più tardi.
  • Rebis • 29/10/21 00:47
    Compilatore d’emergenza - 4422 interventi
    Se non avessi visto prima Raw penso avrei giudicato il film in modo più severo, ma il fatto di sapere che la regista è stata così rigorosa nel dirigere una storia tutto sommato lineare e persino troppo chiara sul piano del significato mi ha permesso di apprezzare questo deragliamento nell'anarchia sensuale e visiva... ha un ché di liberatorio e visivamente potrà non piacere ma è calibrato al millimetro. È uno di quei film per cui si può cambiare radicalmente opinione nel tempo, ad una seconda visione. In entrambi i sensi.
    Ultima modifica: 30/10/21 11:29 da Rebis
  • Schramm • 5/11/21 21:42
    Scrivano - 7694 interventi
    tardivamente (perdonatemi tutti), vi rispondo in solido dopo una lunga digestione critica alla quale avrei voluto far seguire una seconda visione per ricalibrare il tiro, purtroppo mancata per la tirannide del tempo: premettendo che il film fa sìsìsì con la testina a tutto quanto avevo presagito in fase hype e ci avevo visto giusto quando ai tempi dell'esordio chiosavo che in futuro avrebbe dato grosse soddisfazioni; a caldo e di pancia ho apprezzato molto (e non solo con gli occhi: ha molti passaggi che sono emozione delle più pure, maiuscole e ribollenti; quindi il buon herr non mi trova concorde quando parla di estetismi vacui alla stregua di certo epaterismo orientale), facendogli il torto di lasciarlo sedimentare tra i gangli della ratio ne posso per sommi e semplicistici capi concludere che è una sorta di raw così all'ennesima che la regista stessa sembra (ma sembra soltanto: la sa lunghissima, la nostra - anche troppo) faticare a tenere il calcolo, come se avesse preso raw, l'avesse messo in mezzo a due specchi deformanti per lasciarci a decrittarne i punti più lontani della messa in abisso. Là l'identità labile e indecidibile in zona coming of age che trovava approdo riscatto balzo evolutivo sensualità e ragione esistenziale in un cannibalismo indiscriminato tanto figurato quanto letterale. Qua curvando di un (bel) po' il compasso, è la stessa hybris identitaria a cannibalizzare e metabolizzare - mano a mano che il divenire si fa molteplice, non assestandosi davvero mai – tutto, tutti, lo stesso film, noi con esso e qualsiasi cosa se ne possa dire o provare a ipotizzare. Son pronto alla sassaiola, ma personalmente trovo che le pietre di paragone tsukamotiane e ballardian-cronenberghiane siano pomice e stringi stringi nulla più che grossi equivoci dati da somiglianze sì evidenti, ma epiteliali - e volutamente tutte abbandonate all'en passant. rispetto a crony, forse più in generale la docournau ha abbracciato una poetica della neo-nuova carne, ma se delle parentele vanno cercate, è nel Carax di holy motors che andrebbe forse riconosciuta l'adottiva paternità (yes, pun intended) dell'opera. Non tanto per i temi, che pore sono affini, quanto per il lasciarci cadere nel baratro senza mai tenderci la mano (tutt'al più un rametto secco e friabile), fare di ogni chiave di lettura una porta blindata a prova di ossidrica, snobbare la propedutica e perculare la semiotica, abbandonandosi a una quasi autistica incodificabilità; e nella scena (se autoparodistica o meno juliessa non si scomoda granché a farcelo capire, ma mi piace pensare di sì) dell'amplesso con l'auto, non credo sia fuori luogo trovare almeno un mezzo cromosoma comune con carpenter - ma dopotutto, solo in quella. Che tutto sia (in) tutto, che tutti siano tutti, che il film sia quel che gli pare - noi tutti in primis.
    Il che però non lo rende così inaccessibile, incomprensibile o farneticante come vorrebbe essere o sembrare. Dice bene il buon rebis: la storia, che pure se ne sbatte di bruttissimo di essere verosimile tenendo il piede in una scarpiera intera (ed è giusto che sia così: lo spettatore ha da essere a sua volta artista, non un federato di Popper) è tutto sommato lineare come lo era a suo laterale modo raw, per certi versi anche di più. Juliessa fa persino il favore di farti credere abbia un adamantino significato fisso anziché fissile che funga da prisma concettuale, nel frattempo si prende tutte le libertà del cosmo, compresa anche quella di far diventare il corpo narrativo e visivo  “incoerente, narrativamente debole, slegato e anticlimatico”, certa come è che possano essere più forze che limiti - e il cosmo, si sa, è organizzato da un caos mai a caso. Stessa cosa il film, che da eretico che non teme alcuna inquisizione sovverte ardimentoso ogni regola creandone delle proprie, anche estetiche (anche in tal senso trovo sviste le parentele tracciate con tsuka e david), è sì anarchico (anche rispetto a se stesso) ma mai gratuito. Se ne fotte del concetto di tabù, di doverlo rispettare come anche infrangere, mai intende scandalizzare, se mai stupire e commuovere. E se è vero che all'estetica firma tanto di assegni in bianco, siamo vivaddio lontani galassie da quell'estetismo senza cauzione e senza ritorno di cui refn è innamoratissimo in un neon demon, che fin troppo bene ci rende noto cosa stiamo guardando, anziché fomentare interrogativi in tal senso.

    >>> Raw fosse un esordio gagliardo e meritevole d'attenzione ma (...) in debito di una logica 'circostanziale' di cui naturalmente negli horror ci si può strafregare
    lo si dovrebbe fare di più se i risultati sono questi. Di quanto horror si può davvero dire che sia colto, raffinato e che vada in contromano rispetto al genere e ai propri topoi al punto da non essere quasi più nemmeno horror ma sempre qualcos'altro?

    E poi sapete cosa?, nella scelta e nell'uso che fa della musica la ragazza procura orgasmi multipli. Se ne avevano pochi dubbi nell'esordio (penso anche solo all'inno alla troiaggine delle Orties durante l'agnizione allo specchio di chi vuole crescere in fretta incenerendo prematuramente ogni tappa), ma qui si è superata. Come risignifica, rendendole organiche e giocose e grandangolari Nessuno mi può giudicare e la Macarena senza scadere nella gratuita e paracula gag postmoderna che fa tanto strapulp, beh ci vuole ciò che differenzia il talento dal genio.
    E poi alla festa danzante in ralenty con light house dei future island vi giuro che non ce l'ho potuta fare, ho lasciato andare le lacrime, per una commozione inconoscibile, che poi è tra le più enormi che si possano sperimentare, e che al cinema accadono di rado. Anche solo per il magico amplesso tra quella ipermalinconica scena piena di gioia contratta che non scoppia veramente mai (dove è nascosto probabilmente il positivo senso ultimo di tutto il film) e la musica, mi sento di tenere il film in palmo di mano guantata di raso.

    E non ho ancora proferito sillaba per i due protagonisti, per i quali la parola immensi è poca cosa.

    >>>È uno di quei film per cui si può cambiare radicalmente opinione nel tempo, ad una seconda visione. In entrambi i sensi. se dovesse capitarmi, ciò non farebbe che confermare la potenza dell'opera, e partirebbe un grazie dei più grati.

    Sbrodolato ciò, se titane m'è piaciuto quel mezzo punto in meno rispetto all'esordio, è per la troppo evidente autoindulgenza e la programmatica freddezza con cui juliessa ha cambiato specifico solo per renderlo uguale al precedente, che mi fa temere una coazione a ripetersi anche per quella che sarà la terza prova.
    Ora le chiedo di cambiare totalmente traiettoria derapando rispetto a un assalto al calor bianco all'identità quale che sia (e al suo essere concettualizzata) e non far battere un sentiero che ripercorso una terza volta sarebbe un po' troppo rassicurante per lei come per noi. In sostanza, se farà un raw III che mi fa sentire troppo garantito, mi gireranno forte.
    Ma mi sembra autrice troppo scaltra, lungimirante e generosa perché ciò avvenga.

    >>>P.S. Ma perché mai i cinema di madre ecclesia non dovrebbero dare il beneplacito? Alla fin fine è pure un grande spot prolife! :D forse proprio perciò. Del pari su cosa poggia l'immaginario cattolico, se non su senso di colpa morte sacrificio e una fratellanza universale ma che per l'amor del clero tenga conto delle distinzioni di genere?! Tutte cose che in quest'opera sono sia spernacchiate che rivendicate in quanto beatitudine senza peccato.
    Di certo, premi o non premi, e al di là degli ipotizzabili perché e percome, le opere meno allineate alla logica del gastronomico (penso per esempio a suspiria, climax, la casa di jack) qua non ci arrivano manco per sbaglio. Moretti, siine certo, capirebbe.
    Ultima modifica: 5/11/21 22:25 da Schramm
  • Herrkinski • 5/11/21 22:53
    Consigliere avanzato - 2632 interventi
    Schramm, abbiamo un problema che avevamo anche prima: a me piace Neon Demon, a te piace Climax :-D
    E a questo punto su questo genere di film non so più nemmeno se c'è un giusto o uno sbagliato: o ti lasciano qualcosa oppure "fin lì", oppure per niente.
    In questo caso specifico in realtà non siamo totalmente in disaccordo perchè il film non mi è dispiaciuto del tutto, però sono lungi dal considerarlo un grande esempio di cinema, potevo arrivare a tre palle a esser generoso, per i motivi già elencati. I gusti poi son gusti; l'unico appunto che ti farei è sull'utilizzo delle musiche, che non ho nemmeno citato in sede di recensione (per quanto le abbia notate; da italiano era difficile non notare quantomeno la scena di Nessuno mi può giudicare) perchè ormai quel genere di contrasto "musica melodica/scena ultraviolenta" è tutto tranne che innovativo, anzi ho anche sbuffato leggermente quando l'ho visto, del tipo "seh vabbè dai". E' proprio un escamotage para-autoriale che inizia a stancare (tutta colpa di Tarantino eh).
    Per il resto, visivamente per me molto efficace, ma non mi ha lasciato molto a livello emotivo; credo dipenda anche dal modo in cui si percepisce la vita in fondo, e questo è un tipo di film che affronta tematiche che non mi tangono minimamente.
    E a proposito, non ho ben capito cosa ne pensi di tutto il tema gender fluid e di come viene inserito nel film/quanto sia importante, ecc. ... Perchè tolto quello, non c'è altro significato all'interno del film al di fuori dell'impatto visivo e dell'elogio al weird.

  • Schramm • 6/11/21 01:07
    Scrivano - 7694 interventi
    Herrkinski ebbe a dire:
    l'unico appunto che ti farei è sull'utilizzo delle musiche, che non ho nemmeno citato in sede di recensione (per quanto le abbia notate; da italiano era difficile non notare quantomeno la scena di Nessuno mi può giudicare) perchè ormai quel genere di contrasto "musica melodica/scena ultraviolenta" è tutto tranne che innovativo, anzi ho anche sbuffato leggermente quando l'ho visto, del tipo "seh vabbè dai". E' proprio un escamotage para-autoriale che inizia a stancare (tutta colpa di Tarantino eh).
    il punto non è se è innovativo o quanto, perché giocare d'antifrasi rivoluzionario e originale non lo è almeno a partire da singin in the rain in arancia meccanica o prima ancora da mondo cane (se proprio vogliamo incolpare qualcuno).

    il problema è appunto se lo si fa così tanto per fare il ruffianaccio cool senza magari nemmeno porsi troppo il problema se sia una sparata gratuita o meno o se nel farlo siamo davvero in presenza di un vettore segnico che traccia un solco emotivo mnemonico e di significato e di una prospettiva centrata nella scelta dei brani a fini rappresentativi.
    e al di là degli anni che questo modus contrastandi porta sul gobbo, e che indisponga o meno vederlo usato nel 2021 solo perché due tardivi epigoni di tarantino ne han fatto un birignao vuoto, che la docournau abbia oculatissima contezza di che musica usare (si veda anche l'incipit, nella scena dell'incidente) e soprattutto come usarla in rapporto al tessuto visivo (basti pensare a ma che freddo fa nel finale di raw o, di nuovo e più ancora, a come è capace di commuovere profondamente facendo convolare a nozze pagane i future island e una scena che probabilmente, al di là del falso problema gender no gender, è la chiave di tutto il film nel dire che non importa chi cosa come sei o di chi o cosa sei incinta, l'importante è vedersi riflesso negli occhi di chi darà la vita per proteggerti e sentir rintoccare "casa!") è proprio l'ultima cosa che le si può contestare o biasimare.

    avresti ogni ragione se il film fosse unicamente contrassegnato da giochini usurati e contrasti rodati come quello che ti ha fatto sbuffare (e del quale l'antitesi in sé è proprio l'ultima cosa che interessava alla d., secondo me molto più attenta alla forza ipertestuale delle lyrics del brano), riducendo la violenza a mera gag cabarettara. ma qui l'uso della musica è molto diverso e peculiare da scena a scena, pensato per essere una sceneggiatura parallela e non solo un ornamento appiccicato con la coccoina.
    e questo è un tipo di film che affronta tematiche che non mi tangono minimamente.
    il punto come dicevo anche nell'intervento precedente non sono tanto le tematiche in sé, per quanto in finale trovo sacrosanto il messaggio se si vuole anche molto spicciolo di fondo ("siamo anzitutto persone, creature, entità che hanno tutto il diritto di essere ibride e solo in seconda istanza maschi o femmine"), il problema è il coraggio e l'ardimento con cui vi fa fronte, estetico o contenutistico che sia, sparigliandole e contaminandole, senza preoccuparsi di dover piacere o dispiacere ma più di secernere un cinema anche imperfetto ma libero e che colpisca sempre sopra od oltre quel che ti aspetteresti.

    E a proposito, non ho ben capito cosa ne pensi di tutto il tema gender fluid e di come viene inserito nel film/quanto sia importante, ecc. ... Perchè tolto quello, non c'è altro significato all'interno del film al di fuori dell'impatto visivo e dell'elogio al weird.
    no non sono d'accordo che il film sia liquidabile al solo tema gender fluid e il serraglio di tematiche che incamera e accatasta le ha magnificamente enumerate bubolone nel suo intervento. e non sono neanche d'accordo che tolto quello questo sia un film che appaga solo gli occhi. anche ipotizzando che il film vive di solo gender fluid, il tema mi trova poco sensibile e mi è passato in secondo piano rispetto ad altre valenze (e tuttavia il film mi ha emozionato ugualmente tantissimo commuovendomi su altri piani, basterebbe quello interpretativo a elevarlo al quadripalla), o meglio l'ho vis(su)to come punto di partenza per applicare quella fluidità a tutto: ai rapporti con l'arte, col mondo, con la vita, con la morte, con la famiglia con il cinema stesso.

    ti svelerò infine un segreto: io non l'ho nemmeno trovato così weird. l'ho trovato capace di sorprendermi a ogni minuto, questo sì. e non potevo chiedere di più o di meglio. dammi un film come questo al mese e troverò un po' più sopportabile la vita. 

    Ultima modifica: 6/11/21 01:18 da Schramm
  • Buiomega71 • 22/10/22 10:16
    Consigliere - 26005 interventi
    Credevo di vedermi un certo tipo di cinema e, inaspettatamente, me ne trovo davanti un'altro, dopo tutti gli aggettivi che si sono sprecati per l'opera seconda della talentuosa regista francese (estremo? Provocatorio? Cronenberghiano? Tsukamotiano? Sgradevole? Eccessivo?), dove gli eccessi grafici sono ridotti a lumicino, ne più nè meno di tanti altri film.

    Quello che stupisce e che la pellicola muta di continuo, come una specie di matrioska, a tal punto che a metà ti domandi dove la Ducournau voglia andare a parare e se si stia prendendo gioco dello spettatore.

    Bellissimo incipit con incidente stradale e la ragazzina imbragata barkerianamente, poi una tamarrata che stà tra il MISex e la fiera dell'automobile, esplosione di follia femminea sanguinaria ( fan troppo insistente, fermacapelli piantato nell'orecchio e vomitata copiosa, ma almeno il massacro sulle note di "Nessuno mi può giudicare" è gran pezzo di cinema che Tarantino resta a guardare), per poi virare nella fuga e nel violento cambio di connotati (i pugni autoinflitti, il naso sbattuto violentemente sul lavandino, in un attimo di autolesionismo di grande effetto), per poi, alla fine, adagiarsi sullo scambio di identità, sul transgenderismo Boys don't cry e la ricerca di affetto e amore, in una chiusa straziante, intensa, tenera e profonda).

    La Juliette, più che a zio David, guarda alla Christine carpenteriano/kinghiana (la Cadillac "vivente" che bussa alla porta a fari accessi e sobbalza come Herbie), a Generazione Proteus (ingravidata dalla macchina, il concepimento del nascituro perfetto con spina dorsale meccanica, incrocio di carne e intelligenza artificiale) e Fuoco assassino (i pompieri con caserma annessa, gli interventi, le esercitazioni, il fuoco vivo che tutto inghiotte), con una chiusa mariana che sembra uscita da un film di Bruno Dumont.

    Il glamour refniano pare ormai modaiolo, ma quello che si apprezza è il continuo cambio di registro narrativo, che passa dal femminismo, alla patina queer, al corpo mutevole (le garze per   comprimere seni, il pancione che si spacca, la perdita delle acque oleose e nerissime) in un evolversi tra revenge movie gineceo, body horror, fantascienza, dramma esistenziale tipicamente francese e slanci ai piaceri di saffo o della paternità (maternità).

    Che la bravissima Rousselle (impressionante il suo tour de force recitativo e fisico) abbia i tratti somatici della sua regista è tutto dire e che la narrazione rimbalzi di quà e di là sfuggendo ad un genere preciso si libera da ogni tipo di convenzionalità (posso capire l'odio riservato al film da parte di alcuni e la sperticazione in lodi da parte di altri. Io sto nel mezzo) ma che non fila via liscio, per alcune sbandate assai stonate.

    La prima l'assurdo e risibile massaggio cardiaco al ritmo della Macarena, la seconda i balletti macheschi criptogay pompieristici che sembrano usciti da un mediometraggio di Kenneth Anger con , ciliegina sulla torta, dello sculettamento provocatorio di Adrien/Alexia sul tetto del camion dei vigili del fuoco, masculin/feminin di dubbio gusto.

    Nella sua imperfezione non lascia comunque indifferenti, spiazzante lo è (più che per la scelta di virare bruscamente genere in continuazione, che nemmeno per la violenza o il sesso, questi ultimi nella media), esteticamente seducente e sufficientemente coinvolgente, con una colonna sonora potentissima.

    Ma più che per la criticata Palma d'Oro, sono rimasto basito per l'irragionevole, ingiustificato e assurdo divieto ai minori di 18 anni.


    Ultima modifica: 22/10/22 20:28 da Buiomega71