Gestarsh99 • 24/08/11 11:16
Vice capo scrivano - 21546 interventi Ciao Raffaella,
mi fa piacere che tu abbia letto, tra le tante valutazioni scritte in rete, anche la mia modesta opinione sul film.
Innanzitutto voglio in qualche modo scusarmi se la mia stroncatura ti è potuta sembrare un po' troppo secca e irritante ma qui sul Davinotti- come anche su ogni forum di critica amatoriale e professionale- siamo tutti chiamati ad esprimere la nostra opinione, che resta sempre vincolata a gusti e background squisitamente personali. Converrai però che si tratta di un giudizio espresso in maniera corretta e sicuramente non volgare ed offensiva.
Venendo al punto "riferimenti/spunti/citazioni" devo ammettere in maniera candida che non sapevo assolutamente che il film risalisse addirittura al lontano 2007 (osservando il Dianetti protagonista un sospetto mi era però balenato...), ecco perchè ho trovato consono, visti gli elementi in comune e le fortissime analogie tematiche, ricollegare il vostro film ai blockbuster
The Mist e
Right at your door.
Se sul primo accostamento posso benissimo dare ragione alle tue riserve e precisazioni (bisogna però sottolineare che resta sempre la strana "concomitanza" della parte in cui vengono tirati in ballo gli esperimenti scientifici top-secret svolti nelle vicinanze della cittadina sommersa dalla nebbia misteriosa), altrettanto non posso fare con
Right at your door, che come ben saprai è uscito nelle sale inglesi (e quindi poco dopo anche sul web) nell'autunno del 2006 (nonostante fosse già stato proiettato al Sundance nel mese di Gennaio).
Non sto mettendo in dubbio la tua buona fede sul fatto di non aver mai visionato il film in questione ma purtroppo il mio compito è quello di basarmi su quello che vedo.
Le similitudini sono molto sconcertanti, partendo in primis dalla donna/moglie che esce di casa all'inizio del film, passando poi alla diffusione in breve tempo della nebbia mortifera e finendo con la costrizione claustrofobica tra le 4 mura casalinghe (col film che si svolge interamente agli "arresti domiciliari").
Saranno madornali coincidenze ma io devo valutare ciò che le immagini mi trasmettono a pelle e questo vale per qualsiasi pellicola visionata.
Facendo un esempio tra i più banali.
Mettiamo il caso che
Sergio Pastore (morto purtroppo nel lontano 1987) venisse per miracolo da me giurandomi sulla Bibbia che al momento di filmare
Sette scialli di seta gialla, sia lui che i soggettisti/sceneggiatori non avevano mai visto nemmeno un fotogramma della precedente trilogia animalesca argentiana. A questo punto cosa dovrei fare io, cambiare il mio giudizio sul suo film e cancellare dal commento ogni richiamo all'aggettivo "argentiano"?
E con quanti migliaia di altri film ed autori dovrei poi ripetere questa procedura...?
Non so se hai compreso il senso del mio discorso: si tratta di dare un giudizio su ciò che passa davanti agli occhi, letture e giustificazioni autoriali passano in secondo piano. Altrimenti non si tratterebbe più di critica ma di analisi concordata tra le parti.
Secondo me, il film in se non è scadente o mal realizzato ma patisce in modo abbastanza evidente la staticità della mono-location, che unita alla recitazione non proprio eccellente finisce coll'appesantire ancora di più la visione del film.
Certo bisogna poi mettere in conto il budget esiguo e una certa acerbità di regia ma quanti registi al loro debutto super-squattrinato hanno tirato fuori opere divenute in breve tempo cult e capolavori?
Ti parlo di quasi tutti i più grandi nomi dell'horror, in primis lo spiantatissimo esordiente Romero (eppure guarda che opus ti ha tirato fuori...)
Economia ed inesperienza non mi sembrano scuse dal valore solido.
Per quanto concerne infine il discorso sull'allegoria
"società italiana/mafia", non mi resta che ammettere i miei evidenti limiti (almeno in questo particolare frangente). Questa criptica lettura di secondo livello non mi sarebbe mai e poi mai venuta nemmeno per l'anticamera del cervello, ti giuro.
E dire che di film ermetici ed insondabili ne ho visti in vita mia di cotti e di crudissimi (
Shozin Fukui e le sue opere sono forse il massimo punto di non ritorno in questo ambito) ma questa lodevole interpretazione non l'ho assolutamente colta.
Mancano del tutto gli input che consentano allo spettatore (chi lo vedrà probabilmente me ne darà ragione) di cogliere riferimenti e sfumature tali da indirizzarlo in direzione allegorica.
Non dubito che gli intenti originari fossero proprio quelli di creare un parallelismo nascosto tra società e criminalità ma osservando l'opera anche con la massima attenzione, quello che emerge è solo il nudo versante "generico" e fanta-orrorifico.
L'unica cosa che, sempre dopo la tua spiegazione, mi è tornata alla mente è che nel film si parla di "donne giovani con in mano il potere", che in pratica sono le uniche a poter uscire all'aperto per cercare rifornimenti e cibarie destinati ai reclusi (essendo loro immuni all'effetto ustionante della nebbia).
Non so, forse si trattava di una velata allusione alle mogli dei mafiosi, che si incaricano di coprire ed aiutare i loro uomini latitanti e imboscati in casa?
Ho tirato ad indovinare, sia chiaro ;)
Equivalenze captabili tra nebbia e malavita organizzata mi risultano solo astruse forzature post-visione e i tre diversi modi (indicati dal regista nell'intervista) con cui i protagonisti reagiscono ad essa non mi sono parsi tanto esemplari e ficcanti da potersi ergere a specchio paradigmatico delle dinamiche etiche e sociali del nostro Paese.
Te lo dico in tutta franchezza.
Io a questo punto inviterei anche altri davinottiani a visionare il film, in modo da poter avere un quadro valutativo più ampio e meno personalistico.
Io ti ho espresso il mio trasparente e sincero punto di vista, senza spocchie nè inutili filtri accondiscendenti.
Comunque sono sempre apertissimo a delucidazioni approfondite che possano far luce su elementi in ombra e plausibili fraintendimenti.
Ti ringrazio in anticipo se vorrai precisare al forum ciò che ritieni più importante ed opportuno :)
Nico.
Paulystone
Cinno88
Gestarsh99, Capannelle