Discussioni su Spirale di violenza - Film (1992)

  • TITOLO INSERITO IL GIORNO 7/05/20 DAL BENEMERITO BUIOMEGA71
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    Buiomega71

DISCUSSIONE GENERALE

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  • Buiomega71 • 7/05/20 10:07
    Consigliere - 25999 interventi
    Robusto poliziesco diretto con mano salda da un esperto di b-movie come Worth Keeter (e grande anche il cast: Davi, Scalia, Russo, Severance) che comincia come il più classico psychothriller metropolitano (il maniaco, con rasoio, che mira le prostitute), per poi virare nel poliziesco classico, con indagini interne della sezione disciplinare (un Davi insolitamente nella parte del buono) e sbirri dalla vita privata fallimentare sull'orlo della crisi di nervi (ottimo Scalia nelle scene di violenza domestica) con mogli che non sono proprio delle brave casalinghe.

    Un pò I ragazzi del coro (il privato dei poliziotti, i loro problemi, l'opinione pubblica che giudica i mezzi della polizia violenti e giustizialisti, il bravo poliziotto di Scalia che comincia a dare i numeri e a essere sempre più esagitato), un pò le tematiche care a certo cinema lumetiano, per questo "police movie" che, pian piano, assume i tratti del noir, con la Severance che diventa centro focale della torbida vicenda, trasformandosi in una vera e propria "cagna", una "dark lady" infima manipolatrice, che porta alla rovina chi seduce, quintessenza della "mantide" di avida pefidia.

    Tra le indagini, i sospetti, le vite matrimoniali che vanno in pezzi e la spirale di inganni, raggiri e lotte a corpo a corpo che si concludono nel peggiore dei modi, c'è pure una bollente scena di sesso tra Scalia e la Severance in cucina (controfigurati) parecchio insistita e piuttosto hot per questo genere di film.

    Tesissima, poi, la resa dei conti finale nel bar chiuso, che ricorda la sparatoria fac simile di Stato di grazia (ovviamente meno stilizzata e peckinpahniana che in Joanu) dove saltano fuori anche voltafaccia inaspettati e avidità.

    Di culto le espressioni di delusione di Davi quando scopre di essere stato gabbato, la confessione incestuosa della Severance sugli abusi sessuali commessi dal fratello in passato e Scalia che, ubriaco fradicio, prende una saccagnata di botte dal nerboruto barista.

    Keeter sà mantenere l'attenzione, la suspence e il groviglio di situazioni pericolosamente in crescendo, tra relazioni assai rischiose, donne pronte a tutto (ma proprio a tutto) per il loro meschino tornaconto (mettendo uno contro l'altro), sbirri a cui và in corto l'equilibrio psicologico, oppure bellamente "fottuti" e messi di mezzo da una "femme fatale" dalla doppia natura, tra le più bieche mai apparse in un film (Davi che non si toglie dalla testa le seduzioni melliflue della Severance, pensandola e ripensandola mentre si spoglia, facendole intravedere il suo fisico mozzafiato).

    Menzione speciale per il grandissimo James Russo (il partner di Scalia che le copre i "misfatti") dal grugno duro e impassibile.

    Storie di poliziotti, eredità cospicue, rapporti extraconiugali, violenze domestiche e rapacità femminee messe in piedi da un regista che sapeva il fatto suo.

    E come afferma la tagline, che riassume il film in poche parole: un bravo poliziotto, un cattivo poliziotto e una donna pericolosa (molto pericolosa).

    Tratto da un soggetto del grande Jag Mundhra (Occhi nella notte)

    Degna di nota la tirata sul buonismo dell'opinione pubblica, che salvaguardia i diritti dei criminali, in questo caso uno stupratore di prostitute (non toccate Caino), mettendo in croce la "brutalità" della polizia.

    B movie sano e solido, come lo erano i bei polizieschi degli anni 80.

    E vedere Robert Davi, negli inediti panni dello sbirro buono e comprensivo, mazziato, beffato e deluso in amore, è un'esperienza che si deve provare almeno una volta nella vita.
    Ultima modifica: 7/05/20 20:49 da Buiomega71