Buiomega71 • 7/11/12 10:13
Consigliere - 26006 interventi Non malaccio nel complesso, anche se soffre di una certa schematicità e "banalità" che ne limitano il giudizio complessivo.
La narrazione (e i temi trattati) sono molto simili a
Crash - Contatto fisico, tre storie di violenza (due di sopprusi e follie domestiche, una di minacce e testimonianze).
Tre racconti spezzettati in quel di Stoccolma, di tre vite che si sfiorano e si incrociano nel finale all'aeroporto (con tocco "geniale" di mostrare pixelate le destinazioni dei personaggi verso una nuova vita).
Una rinomata giornalista umiliata e pestata a sangue dal marito, il propietario di un locale di tendenza minacciato da una ghenga di delinquenti (con il loro capo che ha lo stesso ghigno del David Patrick Kelly dei
Guerrieri della notte) e una famiglia di libanesi immigrati dove il "disonore" di una figlia che si vuole "occidentalizzare" deve essere pagato con la vita.
Nilsson dirige bene, mette tensione e coinvolgimento (bellissimo l'inizio con panoramica al crepuscolo sul cimitero), adotta una regia all'"americana", suona note thriller e realizza una delle scene più sconvolgenti degli ultimi anni (la crudele e feroce esecuzione di Nina lungo un autostrada trafficata, degna di un horror, che definirei quasi fincheriana).
Ma non tutto è riuscito. Per esempio il racconto del testimone e dei suoi persecutori rasenta la banalità (con un pestaggio finale nei bagni degno dei film con Van Damme) e non va al di là di un tv movie tedesco.
Intenso (perchè e sempre doloroso in qualsiasi contesto) il tema della violenza domestica alla giornalista da parte del marito psicopatico (dove Nilsson riprende il luogo domestico con cipiglio da thriller - la steadycam lungo le scale della casa); anche qui ci sono sequenze fortissime (la donna umiliata dal marito con il latte, il furente pestaggio con una racchetta da tennis, il volto insanguinato della donna), ma poi il tutto si risolve in modo banale, come nel peggior film tv americano del ciclo "Donne al Bivio".
Il migliore - per tensione e coinvolgimento emotivo - rimane quello degli immigrati libanesi, tra follie disumane, crudeltà, persecuzioni, esecuzioni tribali e un colpo di scena degno del miglior thriller, che non solo regala una delle sequenze più sconvolgenti degli ultimi anni, ma mozza il fiato per realismo e cieca pazzia (bravissima la giovane Oldoz Javidi nei panni della giovane e coraggiosa Leyla).
Dalla Svezia con furore quindi, anche se il "buonismo" conciliante frena la potenzialità del film, comunque interessante (anche se imperfetto e non del tutto riuscito).
Ultima modifica: 7/11/12 10:49 da
Zender
Galbo
Mascherato, Buiomega71
Manulele81, Daniela