Buiomega71 • 30/01/14 10:06
Consigliere - 25998 interventi Un buon esordio per l'appassionato cinefilo Refn, che più che ai "tarantinismi" guarda al primo Scorsese (si sente l'influsso di
Mean Streets, con il suo realismo da cinema vèritè, personaggi perdenti e sempre borderline, Frank come L'Harvey Keitel dell'opera scorsesiana e il suo socio Tonny ne e la controparte di Robert De Niro, sempre scherzoso e poco affidabile, una Copenaghen ben poco turistica e mdp sempre alle costole, che non molla mai i suoi personaggi) e guarda più all'intimismo del Paul Schrader dello
Spacciatore, che nemmeno agli inferi metropolitani di un Abel Ferrara.
Pur se con qualche immaturità tecnica e qualche "ingenuità" dell'opera prima, Refn sapeva già il fatto suo
Disseminato da omaggi cinefili (il poster in bella vista di
Mad Max in camera di Frank, le foto di scena di
Scarface e
Taxi Driver appiccicate sullo specchio del bagno, il manifesto francese di
L'urlo di Chen Terrorizza anche l'occidente appeso alla porta del bagno, il cartonato delle
Iene (Keitel e Buscemi a pistole spianate) in salotto di uno dei debitori di Frank) che dimostrano l'amore incondizionato di Refn per certo cinema, qualcosa che non solo ricorda
Mean Streets, ma pure gli esordi di George Miller (Radovan in pelle nera, quel retrogusto di "amatorialità" che e valore aggiunto)
Alcuni dialoghi, poi, sono da antologia (i volgarissimi discorsi su pratiche sessuali particolari tra Frank e Tonny in macchina) e un atmosfera squallida e degradata si respirano per tutto il film.
Refn, con mia sorpresa, rifugge la violenza isterica "tarantiniana", scegliendo un approccio più realistico da "real tv", non calcando particolarmente la mano su di essa (anche se rimangono nella memoria: il debitore tossicomane che si spara in bocca col fucile, il pestaggio di Tonny al pub, il tentano taglio delle dita-previo tenaglia-perpetrato da Milo ai danni di Frank, che arriva dritto dritto da
Bound-Torbido Inganno, il "raid" di Frank in palestra)
Interessante, poi, la densa psicologia dei personaggi (bellissimo il personaggio della triste e sconsolata Vic, Frank-che assomiglia vagamente a Tom Sizemore-un perdente dal cuore d'oro-in fondo-che si incasina sempre più fino alle tragiche conseguenze, Tonny e un misto di bimbominkia mal cresciuto, che non prende mai nulla sul serio, sboccato e non propriamente raffinato, Milo, il boss serbo, tanto paziente quanto spietato) e anche i personaggi di contorno hanno il loro peso (il tirapiedi di Milo, Radovan, lo svedese, i poliziotti che interrogano Frank, la bionda tossica e traditrice-che affibbia lievito a Frank al posto della coca-, la madre di Frank)
Non ho visto ancora nulla di Refn (prima di questo), ma guardando le foto di scena di
Drive o
Solo Dio Perdona, mi sono venute in mente nei cromatismi ora lividi, ora saturi, degli esterni di Copenaghen con luci al neon, o gli interni dei locali, nella bellissima fotografia di Morten Soborg.
Da antologia: Frank che improvvisa un rock sul divano di Vic, Vic che si buca in bagno, il finale cupissimo e sospeso, che e un gran pezzo di cinema.
Di contro c'è un pò di monotonia narrativa (e logorroica) e qualche immaturità tecnica , nonchè una messa in scena piuttosto grezza.
Chi cerca il solito "gangster movie" ipertrofico e adrenalinico tra mexican standoff e sparatorie "jonwooiane" rimarrà deluso, perchè Refn scava nelle psicologie, negli angoli di vite perdute e senza redenzione, in una vita quotidiana fatta di amori platonici, amicizia, machismo goliardico, menzogna e fughe disperate che non portano da nessuna parte.
Per me è il
Mean Streets degli anni 90 (pur coi suoi difetti) e Refn ha già in nuce tutti i numeri del grande narratore. Pessimo il doppiaggio italiano (ridicoli gli accenti "stranieri" di Milo e Radovan)
POI DAVINOTTATO IL GIORNO 6/07/15
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