Discussioni su Noi e l'amore - Comportamento sessuale variante - Documentario (1986)

DISCUSSIONE GENERALE

21 post
  • Buiomega71 • 2/06/19 14:39
    Consigliere - 26011 interventi
    Sicuramente bizzarro, curioso, spanne sopra a certi mondofarlocconi (penso a cose ingnobili e improponibili come Nudo e crudele o Mondo cane 2000, per dire), intinto in una laidezza sporcacciona e morbosetta che raggiungono vette abiette del miglior Andrea Bianchi.

    D'Agostino c'ha un talento nascosto non comune (già cultissimo l'incipit depalmiano/hitchcockiano dello sbircione con il binocolo), e infonde meccanismi da squallidissimo pornazzo casereccio e ruspante in un delirio (a volte squisitamente demenziale e completamente delirante) da fintissimo documentario didattico sulle varie perversioni sessuali.

    A parte quella terribile del cane e la signora che amava i cavalli (con i soliti insert di accoppiamenti equini vecchi come il cucco già dalla Bestia borowczykiana) , il resto è un'accozzaglia di puro e immorale delirium tremens che affastella perversità e abberrazioni (mica poi tanto) sessuali di ogni risma (ne mancherebbero alcune-incesto madre/figlio in primis-, altre appena accennate-coprofagia-, ma anche D'Agostino, probabilmente, c'ha i suoi limiti-non vè posto per la necrofilia massaccesiana-)

    Svetta su tutti l'episodio dell'occhialuto feticista che brama le scarpine rosse (di argentiana/tenebriana memoria) aperte con oblò (l'apertura in punta) indossate prima dalla donna che si spoglia e da lui spiata (che può essere una parente, se non la madre o la sorella, e quì la morbosità laida tocca vertici altissimi), per poi avventarsi sull'oggetto del desiderio venerandolo, idolatrandolo, annusandolo, leccandolo, possendendolo. Poi continua in un parco, dove una modella di colore se le toglie perchè probabilmente le fanno male, l'occhialuto birbaccione glie ne soffia una, per poi abbandonarsi a piaceri e orgasmi solitari (infilandosi la deliziosa scarpina proprio lì), immaginando oniriche sottomissioni e deliri assortiti in un gioco feticistico tra tavolini di vetro (una sequenza analoga, ma in altri contesti, c'era pure nel Corpo della ragassa) e febbrile lussuria di avere "quelle scarpine", dove la modella di colore si palese come sadica virago. Inutile dire che mi ci sono parecchio riconosciuto (sottomissione a parte) in questo segmento, dove D'Agostino rispecchia (piuttosto fedelmente) le passioni di un feticista DOC.

    Da delizia a delizia si passa alle meraviglie del pissing , dove le donne coinvolte stranamente se la ridono come delle ochine mentre espletano la pioggia dorata: dal cumenda infoiato (con il proverbiale "piscia" di pasoliniana reminiscenza), alla donna sul WC.

    Poi travestismo (ah, la cuginetta), la moglie esibizionista e la partita a carte con gli amici (prima o poi qualcuno si alzerà per andare in bagno), le macchiette omossessuali, il marito che si eccita a spiare la moglie pastrugnata dall'uomo delle bombole, nel flasback altri non e che il nipotino che và in cucina a pigliare i biscotti ma ti trova la procace zia che copula, quindi costretto a nascondersi e a spiare ( basterebbe questo momento a far schizzare il filmaccio nell'empireo dei cultazzi inzaccherati) il BDSM con procaci biondone (la stessa biondona che fa sia da slave che da torturatrice con unghie affilatissime che manco il buon Freddy alla "Ti piacciono i mie baci Joey?") ridotte a cagnette , frustate e costrette a mangiare in una ciotola per cani, o strizzate su una sedie delle torture, la sorella lesbica che inizia ai piaceri di saffo l'ingenua cognatina, bellissime transessuali e , sugli scudi, insieme al pezzo fetish, il malato rapporto schiavo/padrona, o meglio, cane/padrona, tra un'affascinate mylady modello Joan Collins dei poveri (autoreggenti, scarpine col tacco, capelli raccolti, sguardo torvo da gran dama lussuriosa) e il suo uomo di servizio, tra leccate, giochi con la marmellata, piacevoli umiliazioni e un incubo erotico (il cane da riporto) che sfocia in un rabbioso semi stupro tra vestiti strappati e la dama che si dà alla fuga.

    Inaspettati momenti di cruda exploitation (la violenza di gruppo stile I ragazzi della Roma violenta alla coppietta che amoreggia in auto: lui pestato a sangue, lei brutalmente violentata) e una chiusa chirurgica alla Guinea pig da far impallidire Antonio Climati.

    In dirittura di arrivo, mentre la ragazza transessuale, nel camerino, si confessa alla macchina da presa di D'Agostino, fa capolino (sulla sinistra) il manifesto del Dracula browninghiano.

    Spartano, poveristico, non poco marcio e squallido, magari girato nel tinello di casa, ma pervaso da una coltre sordida, sozza e immonda che lo apparenta , più che ai mondo movies (o al docushock che dir si voglia), a quei fumettacci sudici tipo Attualità nera

    A suo modo originale nella sua messa in scena da quattro soldi e nel suo insano compiacimento scopofilo.

    Per la cronaca la vhs della Avo Film in mio possesso dura 1, 24m e 00s in pacca.

    Curioso di come abbia sempre creduto (sbagliandomi di netto) che ci fosse nel cast anche la divina Ajita Wilson, per il solo fatto che nel retro cover della vhs, nelle varie foto di scena, c'è ne una che ritrae una donna a seno nudo di profilo che assomiglia proprio alla Wilson, in realtà è l'attrice che interpreta la sequenza pissing con il cumenda nell'ufficio di quest'ultimo, che con la Wilson non ha nulla a che fare.
    Ultima modifica: 2/06/19 18:38 da Buiomega71