Discussioni su Nella trappola - Film (1994)

  • TITOLO INSERITO IL GIORNO 11/02/20 DAL BENEMERITO BUIOMEGA71
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    Buiomega71

DISCUSSIONE GENERALE

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  • Buiomega71 • 11/02/20 10:20
    Consigliere - 25999 interventi
    6 serate con i thriller da discount.

    Lo specialista canadese dei thriller da discount Douglas Jackson non sbaglia un colpo quando si tratta di mettere in scena soggetti dalla mente disturbata (Sussurri rimane il suo miglior lavoro in questo senso), delineando un solidissimo ritratto PSYCHOlogico dello stalker di turno (quì impersonanto ottimamente da Jay Underwood, tra ghigni malevoli fintoamichevoli e pianificazioni criminose che sconfinano nel feticismo, nell'invasione della privacy con mezzi illeciti e nell'omicidio).

    Tipico esempio di stalking movie nel senso più letterale del termine, dove Jackson, con solida professionalità e abilità nel (de)genere che ben conosce, presenta uno psicopatico coi fiocchi, che si invaghisce morbosamente e ossessivamente della donna dei suoi sogni (una Maryam D'Abo sembre più somigliante a Rosanna Arquette), per la serie lui è il suo gelosissimo fidanzato, ma lei non lo sa.

    E quì parte il cortocircuito mentale malato dello stalker verso l'oggetto del suo desiderio, che si presenta ad esso come amicone sempre disponibile, ma in realtà cova sentimenti amorosi disfunzionali e psicopatologici (che definire sociopatici è un eufemismo).

    Insomma, nel più classico "modus operandi" tipico di questo tipo di thriller.

    Ecco che il nostro stalker comincia a fotografare di nascosto la bella Brooke (mamma vedova con figlioletto a carico e ristorante da gestire), dedicandole inquietanti altarini con le sue fotografie (se ne porta pure una in macchina con cui interagisce in folli monologhi), penetrandole in casa di nascosto, frugando nel cesto della biancheria per annusarle e rubarle le mutandine (gran momento fetish), oppure, sempre feticisticamente parlando, mette in bocca il cucchiaio sporco della donna che aveva usato per fare colazione, o trafugare un bicchiere con l'impronta del suo rossetto per venerarlo.

    Ma se fosse solo una questione di violazione di domicilio e puro feticismo sarebbe nulla, comincia a mettere sotto controllo il telefono della donna, violando la sua privacy e a ricostruire la sua stanza da letto a casa sua, come loro talamo d'amore e eliminando le foto del marito defunto che la ritraggono insieme a lei, per metterci la sua con un rudimentale photoshop.

    Dalle psicomanie persecutive al delitto il passo è breve, ed ecco che il nostro comincia a eliminare i soggetti scomodi che si interpongono tra lui e l'amata Brooke (il factotum italoamericano del ristorante alle dipendenze della donna, dove , prima, ha organizzato, ai danni del ragazzo, una figura di m ad un party, il medico che lo ha in cura-il nostro stalker si è fatto un bel pò di anni in una struttura psichiatrica-, la madre virago ubriacona che lo umilia, il detective di polizia-eliminato stile Cape Fear-e la ritardata Lisa Blount, innamorata di lui, di cui la sua dipartita è la più feroce e violenta, con la testa più volte violentemente sbattutta sul cruscotto della macchina all'autolavaggio), per poi occultarne i cadaveri in un bosco.

    La struttura thrilleresca regge alla grande , con momenti ben assestati che alimentano la tensione (Brooke che scopre, con orrore, l'interno della casa dello stalker, zeppa di sue fotografie e della sua stanza da letto ricostruita alla perfezione, il gatto impiccato nella doccia, le minacce della perfida madre, il pedinamento al centro commerciale, la distruzione del ristorante, l'unghia strappata per la rabbia e il sangue sulla fotografia di Brooke, la furia dello stalker dopo il rifiuto della donna, nel night dove lo stalker immagina il volto provocante e lussurioso di Brooke e della madre al posto di quello della entreneuse, i piani macchiavellici dello stalker per far ricadere le colpe sugli altri ai danni di Brooke), ma che purtroppo vengono vanificate da un bruttissimo finale non all'altezza del film, dove tutto si risolve facchiamente in poche battute, mal girate e sciapissime, che sembrano fatte in fretta e furia e buttate lì (il ragazzino e la palla da baseball proprio no, non si può vedere), che rovinano, in parte, questo pregevole e classicissimo stalking movie (ti aspetti il momento clou del gran finalone e ti ritrovi una roba girata che nemmeno il peggior filmetto televisivo).

    Ottima Vivian Reis nel ruolo della madre aldrichiana e castratrice e Lisa Blount nei panni della sfortunata innamorata autistica.

    Di mezzo ci sono nomi ormai collaudati nel genere, Tom Berry e l'indefesso Pierre David che sono una garanzia per i thriller canadesi straight to video e la fotografia invernale porta il nome di Rodney Gibbons (il regista del Vicino di casa), mentre nel pregevole commento sonoro di Milan Kymlicka si possono udire riverberi delle sviolinate bernardherrmanniane alla Psycho. Nel reparto sfx (anche se la violenza, a parte la dipartita della Blount, non offre poi molto) sua maestà Adrien Morot (si segnala una gola tagliata in puro Tom Savini style).

    Jackson sà comunque come muoversi in questo tipo di pellicole e almeno la tensione (a parte il pessimo finale) non viene mai meno.

    Nulla di nuovo sotto il sole dello stalkin movie, ma la suspence e le derive morbosette di una mente malata promettono ciò che mantengono (toppando, però, in dirittura di arrivo).
    Ultima modifica: 11/02/20 19:43 da Buiomega71