Discussioni su Madre! - Film (2017)

DISCUSSIONE GENERALE

55 post
  • Poppo • 21/03/18 23:45
    Galoppino - 465 interventi
    B. Legnani ebbe a dire:
    Poppo ebbe a dire:
    Zender ebbe a dire:
    Il senza se e senza ma significa ho ragione io e basta.


    Dissento nella maniera più assoluta. E' un modo di dire come un altro. Con funzione rafforzativa della propria opinione espressa.


    Come dire una cosa, dando automaticamente ragione a chi sostiene l'idea contraria.
    Non c'è limite al peggio. Storia vecchia.



    vedo che preferite litigare piuttosto che parlare di cinema; se sono una presenza scomoda ditelo.
  • Poppo • 21/03/18 23:51
    Galoppino - 465 interventi
    Daniela ebbe a dire:
    Tanto per pignoleggiare, l'espressione "senza se e senza ma" viene usata per indicare un'opinione o una presa di posizione che non ammette possibilità di replica, non è quindi un semplice rafforzativo della propria opinione.
    A proposito, si può leggere qui:
    http://www.accademiadellacrusca.it/en/italian-language/language-consulting/questions-answers/senza-se-senza-ma

    Ovviamente, libero Poppo di usarla come gli pare, ma altrettanto liberi coloro che dissentono di sentirsi piccati dall'assolutismo di certe affermazioni.
    Aggiungo anche, tanto per non lasciare margine a dubbi, che essendo orgogliosamente atea, la vera o presunta "blasfemia" del film non ha certo inciso sulla valutazione estetica del film stesso.



    Il "non ammettere possibilità di replica" è espressione retorica che nulla ha da invidiare al noto "capolavoro assoluto" seguito da "e ce ne sono pochi" cioè anche questa è retorica assolutista; gli esempi sono infiniti; se ne può discutere ma di certo a me non interessa perdere tempo su queste scemenze, cioè se qualcuno pensa che siano pochi o tanti, i film capolavoro, so solo che è una espressione retorica, un modo di dire. Stop.

    Allo stesso modo mi aspetto che vengano accolte altre espressioni usate dagli utenti specie nella sezione discussione. Eddai, pare di essere finiti in un collegio di educande. Passo e chiudo.
  • Zender • 22/03/18 08:47
    Capo scrivano - 47787 interventi
    Poppo, o la vuoi capire o non la vuoi capire e stiamo qui a parlarne inutilmente, cosa che appunto non serve a nessuno. Tu hai chiesto perché le reazioni son diverse e te l'ho spiegato in due parole. Poi sta a te considerarli discorsi da educande o quel che ti pare, poco importa. Per l'appunto, si parli del film.
  • Schramm • 29/11/18 16:40
    Scrivano - 7694 interventi
    devo ammettere che sono perplesso. perché è una macchina filmica perfetta nella sua palindromia, e di un impatto visivo cui è quasi impossibile non soggiacere, ma anche troppo schiava di una sola idea, che poteva essere prismatica e invece darren che fa? enunciato semantico finale che fa venire un solo nodo al pettine e dopo il carosello tutti a nanna.

    arricchirei le già coloratissime lenti dei microscopi di deep e rebis di un'ulteriore focale. al di là di tutti i mirroring filmici di cui è infarcito invasato abitato (certamente polanski, ma più di tutti il von trier dogmatico più stronzetto e non trascurerei poe) a me è parso peccare di eccessiva sovradeterminazione teorica che di continuo fagocita ed espelle il film e noi con lui.

    a me pare che la genesi (un libro che a ben scrutare è ben più terrifico e cataclismatico dell'apocalisse) sia per darren la più oliata e congeniale cruna per una riflessione sulla condizione-condanna-presunzione dell'artista che nel ricreare un mondo scimmiotta dio, autodestinandosi all'imperfezione e al fallimento continui, che possono trovare una possibilità di riscatto solo in un'ulteriore replica.

    e anche l'applicazione di poe in zona usher alla genesi, con la forsennata home invasion portata al massimo grado dell'esacerbazione, straordinaria nel suo esclamativo e pasrossistico delirio erostratico che affonda e inghiotte tutto, risulta alla fine una doppia metafora dell'interdipendenza tra pars costruens e destruens e dei limiti dell'arte che sono assieme impedimento e possibilità creativa - è una dissolvenza incrociata bellissima, molto acuta, di estetica ed emotiva magnitudo megatonica, ma in finale davvero troppo nuda e sfrontata, che nulla lascia al caso dell'ambiguità e dell'ambivalenza. il rapporto tra chiavi di lettura e porte è biunivoco, la porta è alla fine solo una, al citofono ci sono nomi ben precisi, ed è alla porta che darren ci lascia.

    insomma mi è abbastanza piaciuto, ma con la perplessità a fare da fare da agente inquinante. certo meglio così di quando fa del cinema una slide-show per un convegno new-age, ma diciamola tutta: wrestler e il cigno erano una via di recupero più sorprendente di questa. che pure è notevole, ma troppo gnomica.
    Ultima modifica: 30/11/18 12:29 da Schramm
  • Herrkinski • 29/11/18 17:13
    Consigliere avanzato - 2632 interventi
    Schramm, analisi molto interessante, però Aronofsky l'ha intesa originariamente così:

    https://www.lascimmiapensa.com/2017/10/03/aronofsky-spiega-significato-mother/

    Inutile dire a chi non l'ha visto che nella spiegazione c'è pieno di spoiler.
    Ultima modifica: 29/11/18 17:14 da Herrkinski
  • Schramm • 29/11/18 17:29
    Scrivano - 7694 interventi
    ...ma sai che ho quasi paura a leggerlo, potrei trovarla ancor più banale e didascalica di come l'ho messa giù io, e la delusione troverebbe nuovi spazi dove accamparsi :D

    non di meno corro a leggerla, sono davvero curioso del raffronto.
  • Poppo • 29/11/18 22:23
    Galoppino - 465 interventi
    Herrkinski ebbe a dire:
    Schramm, analisi molto interessante, però Aronofsky l'ha intesa originariamente così:

    https://www.lascimmiapensa.com/2017/10/03/aronofsky-spiega-significato-mother/

    Inutile dire a chi non l'ha visto che nella spiegazione c'è pieno di spoiler.



    non mi piace quando i registi spiegano i loro film

    ad ogni modo possiamo serenamente dire che avevamo capito in tanti :-)
  • Raremirko • 29/11/18 22:29
    Call center Davinotti - 3862 interventi
    In che senso eran vie di recupero quei 2 films Schramm?
  • Schramm • 30/11/18 12:26
    Scrivano - 7694 interventi
    Raremirko ebbe a dire:
    In che senso eran vie di recupero quei 2 films Schramm?

    rispetto a the fountain, che per me costituì - dopo i primi due affondi dirompenti - un rovinoso tracollo che non lasciava presagire riparazione.
  • Schramm • 30/11/18 12:37
    Scrivano - 7694 interventi
    Poppo ebbe a dire:
    Herrkinski ebbe a dire:
    Schramm, analisi molto interessante, però Aronofsky l'ha intesa originariamente così:

    https://www.lascimmiapensa.com/2017/10/03/aronofsky-spiega-significato-mother/

    Inutile dire a chi non l'ha visto che nella spiegazione c'è pieno di spoiler.



    non mi piace quando i registi spiegano i loro film

    ad ogni modo possiamo serenamente dire che avevamo capito in tanti :-)


    ok letto. Devo dire, avvallando la chiosa di poppo, che sulla prima metà del fronte interpretativo e dell’intendimento d’autore non mi ero discostato molto. Del resto la sottotraccia biblica è molto poco sottostante ed è quasi impossibile prescinderne man mano che il film va verso il proprio big bang (ed è in tal senso curioso che il semantema del cognome del regista sia aron, come il fratello di mosé e l’etimo di arca). avevo sicuramente assegnato un po' diversamente le parti, secondo angolazioni differenti: in lei per esempio vedevo una crasi di eva, madonna e sant’apollonia. il cristallo lo intendevo più come costola adamitica e altre traslazioni simili. che vanno a colpire anche la reminiscenza polanskiana: per esempio daniela la affilia a rosemary’s baby, io mi sono invece maggiormente ritrovato puntelllato da carnage come se l'avesse diretto von trier o il primo vinterberg.

    quanto all’ulteriore spostamento-carico segnico che ho affibbiato io, posso grazie a questo rispondere, più o meno spiritosamente, a chi nell'articolo del link non si raccapezza sul possibile significato delle continue tinteggiature dei muri: vuoi vedere che è lo stucco teorico-semiotico dell’artista?! ma allora che dire del lavello non fissato che viene fatto franare? è l'apparato della critica? :D
  • Rambo90 • 30/11/18 21:24
    Pianificazione e progetti - 436 interventi
    Schramm posso dirti quello che ho pensato appena è finito il film: o è un'idea geniale quella di parafrasare la Bibbia o è una grossa paraculata. Infatti appena uscito dal cinema ero indeciso tra un giudizio tra 1 e 5. Due estremi, ma è proprio come mi ha lasciato il film, contraddetto in quello che avevo capito di ciò che avevo appena visto.
    Alla fine mi sono posto nel mezzo. L'idea mi ha affascinato, in alcune parti anche davvero disturbato per come Bardem sembra incurante di tutto quello che sta accadendo sotto i suoi occhi (ma ancora non avevo colto il senso, quello è arrivato alla fine), ma resta secondo me un modo per attirare l'attenzione e far dire al pubblico "caspita guarda cosa si è inventato". Preferisco film più semplici come The Wrestler appunto, che nella sua semplciità dice molte più cose e mi ha preso nel profondo.
  • Schramm • 1/12/18 14:09
    Scrivano - 7694 interventi
    Rambo90 ebbe a dire:
    Schramm posso dirti quello che ho pensato appena è finito il film: o è un'idea geniale quella di parafrasare la Bibbia o è una grossa paraculata. Infatti appena uscito dal cinema ero indeciso tra un giudizio tra 1 e 5.

    diciamo che è una paraculata geniale. è perciò che si rimane oscillanti tra il mifacciailpiacere e il wow.

    Rambo90 ebbe a dire:
    in alcune parti anche davvero disturbato per come Bardem sembra incurante di tutto quello che sta accadendo sotto i suoi occhi

    beh, dio è silenzioso e indifferente come la natura no? è anche perciò che ho sentito farsi lango a prepotenti spintoni antichrist (ma in qualche strano modo anche festen)

    Rambo90 ebbe a dire:
    Preferisco film più semplici come The Wrestler appunto, che nella sua semplciità dice molte più cose e mi ha preso nel profondo.

    essì, alla fine brevità di discorso è vastità di pensiero. e di norma il principio prismatico vuole che un solo fascio di luce generi l'intero spettro dei colori. qui aronofsky prova a giocarsela in reverse. chiaro che qualcosa non vada proprio per il verso sperato.
    Ultima modifica: 1/12/18 14:11 da Schramm
  • Rambo90 • 3/12/18 01:48
    Pianificazione e progetti - 436 interventi
    Si ma Antichrist lo avevo sentito più sincero, anche perchè Von Trier si spingeva più in là nella sgradevolezza delle immagini, mentre Madre rimane ancora con un piede nel pudico (tranne forse nel caos che precede il finale). Comunque è sicuramente un film interessante, imperfetto ma interessante.
  • Buiomega71 • 5/12/20 10:54
    Consigliere - 25998 interventi
    Inizia come una sottospecie di sitcom caliginosa e man mano diventa un kammerspiel surreale e allucinato (mai, come in questo film, le persone diventano particolarmente inquietanti e spaventose, tanto da farti provare attacchi di sociofobia) dove si prova empatia per la povera e basita Lawrence che si vede arrivare in casa frotte di sconosciuti strafottenti che non solo le invadono il nido d'amore (oltretutto supportati dal marito che ben gli accoglie), ma la trattano pure con mera sufficienza (la Pfeiffer, straordinaria megera cinica e ben poco discreta, che le intima , con disprezzo, di mettersi qualcosa di più decente addosso, per poi rifilarle, prima di lasciare la casa,  uno sguardo fulminate di odio e spregio ) o ci provano spudoratamente con lei (il tipo che vuole lasciarle, con insistenza, il suo numero di telefono, e che al suo rifiuto si becca pure della "troia snob"), fino a devastarle la casa (il lavello) in tumultuosi e disastrosi effetti catastrofici quasi landisiani, ma che quì, ben poco hanno di comico.

    Sprazzi di haunting movie che Aronofsky dissemina farloccamente quà  e là alla Amityville Horror (lo scantinato, il muro che sembra un volto, la parte della cantina murata, la lampadina che esplode sangue, la ferita "vaginale" sul pavimento, il mostruoso cuore che pulsa tra i muri della casa, la disgustosa cosa organica che butta liquami sanguinolenti nello scarico del wc, che pare nascere dai cleenex sporchi di sangue lasciati dalla Pfeiffer sul lavandino del bagno) poi vira in una diversa (e angosciosa) rappresentazione dell'home invasion, fino a sbroccare nel delirio finale apocalittico dove il buon Darren si lascia prendere un pò troppo la mano fino a deragliare in un confusionario e fracassone parapiglia armageddoniano di dubbio gusto (ad un certo punto arriva la polizia, le teste di cuoio, le esecuzioni capitali, i guerrieri della notte, le stanze ridotte a lager, i bidoni infuocati che manco I guerrieri del Bronx, mancava solo la Wehrmacht), ma rimettendosi in carreggiata subito dopo, con una potenza viscerale feroce e crudele da lasciare esterefatti (neonati idolatrati, fatti a pezzi e divorati-e quì entra in gioco Peter Greenaway e il suo bambino di Macon-la Lawrence massacrata di botte, poi tumefatta e sanguinate che impazza con schegge di vetro in mano tagliando gole a destra e a manca, con copiosi schizzi ematici, come nei rape e revenge settantiani), fino a qulla poetica e sospesa calma dopo l'esplosione, ridotta hellraiserianamente a un grumo di carne carbonizzata, l'estirpazione del cuore, il diamante estratto dall'organo ancora pulsante e la meravigliosa e destabilizzante chiusa ciclica all'infinito).

    Aronofsky si (ri)dimostra autore personale, ermetico, dotato di una personalità autoriale fuori dal comune, chiuso a baloccarsi nel suo mondo (molteplici i rimandi alle sue opere, soprattutto all'Albero della vita), sviscerando il suo universo, dispensando inquietudine, panico, disperazione, opressione, scardinando le regole preimpostate dell'horror, arrivando a colpire duro quando occorre, facendo sbranare un bimbo appena nato in un film prodotto da una major rispettabile come la Paramount, andando a sbattere nel cinema settario, prendendo di mezzo The Believers in salsa alla mescalina e le antropofagie dei profumi delle signore in nero, mostrando una Lawrence sempre più sbigottita e angustiata (e noi con lei, in un effetto di costante imbarazzo e disagio non poi dissimile da quello provato in The invitation) che gira per tutto il film piedini nudi, che soffre di non meglio identificati dolori di stomaco, che sembra avere una certa empatia con le pareti di quella casa (ma forse è lei la casa stessa, come dirà Bardem), che si trova d'improvviso invasa da un'orda di barbari scatenati che portano il caos, prima subdolamente (nella figura di un Ed Harris accanito fumatore in preda a crisi di tosse e non poco impiccione, poi la consorte parecchio cafona, infine i due poco amorevoli figli, di cui uno completamente fuori di testa), poi un fiume in piena inarrestabile che sfocia nell'anarchia distruttiva totale, tra fanatismi religiosi e sanguinari disordini di piazza (ci sono pure un gruppo di "guerriglieri" albanesi, tra il marasma del delirio aronofskyano).

    Aronofsky dice di aver portato sullo schermo la metafora della sacra bibbia, ma sarebbe più interessante pensare a una riprosposta de Le creature di Agnes Varda, dove i personaggi dello scrittore in crisi artistica prendono vita (mi viene in mente pure un pornazzo di Arduino Sacco) e vengono proiettati nella realtà (Bardem ama troppo, e incondizionatamente, queste misteriose persone che le invadono casa con disapprovazione-giustificata- della moglie, quasi come se fossero sue creazioni), ponendo al centro il dominio maschile nella coppia e l'ispirazione per i suoi scritti (la Lawrence appunto, che non solo è rassicurante dimora, ma musa ispiratrice e perno su cui poggia la creatività SPOILER ma quando l'ispirazione non arriva si volta pagina, e la Lawrence diventa solo mero involucro-come, appunto, le pareti di una casa- e ultracorpo sostituibile-e guarda caso, nella sequenza dell'allattamento del neonato, la Lawrence non deve addormentarsi, pena il sacrificio dei nascituri, proprio come succedeva negli Ultracorpi di sigeliana o kaufmaniana memoria, se dormi loro ti avranno-, come lo è la ragazza infuocata all'inizio e quella in chiusura che si desta dal sonno, che rimanda ad un ciclo infinito, dove il film inizia come finisce e finisce come inizia FINE SPOILER.

    Bellissimi e sofferti primi piani sul volto e sullo sguardo spaventato della Lawrence, piani sequenza infiniti e la MDP aronofskyana che avvolge, coinvolge e sconvolge, che parte come una commedia surreal bunueliana e finisce nel mare magnum del caos più distruttivo e irrazionale.

    Opera che sicuramente divide (come il suo autore) ma che non può lasciare indifferenti.

    Azzeccata la scelta di eliminare la colonna sonora, di rendere la meravigliosa fotografia di Matthew Libatique oscura e granulosa e di gettar scarabocchi stilizzati sui titoli di coda.

    Impressionanti gli sfx in animatronic di sua maestà Adrien Morot (il neonato issato, che getta pipì, dall'orda idolatrante e impazzita, il pancione realistico della Lawrence, il suo volto saccagnato di botte, le teste che esplodono) e fiamme in CG che tutto spazzano via, fino alla reiterazione alla "giorno della marmotta", dove la casa ridotta a un cumulo di fumo e detriti torna a splendere rigenerandosi a nuova ispirazione creativa e si ricomincia da capo.

    Forse imperfetto, con svarioni tipici del suo autore, ma di innegabile fascino, suggestione e potenza visiva, dove il puro concetto di horror le va decisamente stretto (più dalle parti di un Sentinel metafisico e metaforico che nemmeno in quelle di Society nei momenti "infernal/orgiastici").

    Andatevene dalla mia casa!


    Ultima modifica: 6/12/20 00:27 da Buiomega71
  • Raremirko • 8/12/20 23:49
    Call center Davinotti - 3862 interventi
    Al cinema è fenomenale, soprattutto nella parte finale.

    Ultima modifica: 9/12/20 08:16 da Zender