Daniela • 5/01/17 12:18
Gran Burattinaio - 5930 interventi Il film si svolge negli anni Trenta e i personaggi si spostano fra Corea e Giappone.
Per comprendere meglio la vicenda raccontata in questo ed in altri film coreani ambientati nel periodo fra le due guerre è utile un breve accenno storico.
Nel 1905 la Corea, che solo pochi anni prima era stata riunificata in un unico regno, venne occupata dalle truppe nipponiche e proclamata protettorato. Nel 1910 divenne ufficialmente una colonia dell'Impero giapponese e lo restò fino alla sconfitta del Giappone nella seconda guerra mondiale. La fine del dominio giapponese si tradusse però in una suddivisione del paese in due zone d'influenza, russa al Nord ed occidentale al Sud, e quindi nella nascita di due Stati autonomi e contrapposti, situazione che con alterne vicende perdura tuttora, anche se i coreani si percepiscono come un unico popolo.
Nel sentire comune, coreani e giapponesi si guardano sempre con sospetto, quando non si detestano profondamente.
Le ragioni di diffidenza ed odio sono da ricercare in particolare nelle modalità crudeli con cui venne trattata la popolazione coreana, soprattutto durante gli anni del conflitto mondiale, quando decine di migliaia di coreani furono sottoposti ad un regime di lavori forzati ed in gran numero deportati in Giappone per sostituire nei campi e nelle fabbriche i lavoratori impegnati al fronte.
Ad un trattamento durissimo furono sottosti anche molti universitari, costretti ad interrompere gli studi per arruolarsi forzatamente nell'esercito nipponico, dove venivano trattati come esseri inferiori e mandati allo sbaraglio sul campo come carne da cannone, come viene rappresentato in particolare nel film sudcoreano
My Way (2011).
Particolarmente crudele fu poi il sequestro di tante giovani donne coreane, costrette ad abbandonare le proprie famiglie e prostituirsi con i militari giapponesi. Buona parte di queste "schiave del sesso", il cui numero è stimato attorno a 200mila, morirono durante la guerra, mentre a quelle sopravvissute, oltretutto coperte di vergogna dai loro connazionali, non venne mai riconosciuto alcun indennizzo da parte del governo nipponico, tanto che la questione è considerata aperta anche ai giorni nostri.
Della storia di queste "donne di conforto", come venivano formalmente designate, parla il recente film sudcoreano
Spirits' Homecoming (2016).
Ultima modifica: 5/01/17 12:18 da
Daniela
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