Discussioni su Love e una 45 - Film (1994)

  • TITOLO INSERITO IL GIORNO 14/04/20 DAL BENEMERITO BUIOMEGA71
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  • Non male, dopotutto:
    Buiomega71
  • Mediocre, ma con un suo perché:
    Daidae

DISCUSSIONE GENERALE

1 post
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  • Buiomega71 • 14/04/20 10:32
    Consigliere - 25998 interventi
    Quando uscirono (sopratutto in vhs) le sottotarantinate (film che scimiottavano il pulp tarantiniano post Pulp Fiction e quello di Assassini nati, senza averne il talento) nella metà degli anni 90, il sottoscritto, ne fece una scorta industriale perchè le brutte copie lo divertivano. Ma passata la festa, finito il divertimento, rendendomi poi conto che tutti stì fasulli mexican standoff, i dialoghi malamente ricopiati e le sparatorie isteriche con montaggio da videoclip mi erano venute a noia.

    Insomma, oggidì non riesco più a vedermi queste fotocopie sbiadite finto-pulpesche, risultandomi indigeste e spesso insopportabili.

    Non farebbe eccezione nemmeno questo Love e una 45, che però, nel marasma della farloccate tarantinesche , era quello che mi ispirava di più (per il cast, il nome del regista, una specie di Ligabue del country, l'ambientazione della provincia texana e il divieto ai 18 che faceva bella mostra di sè nel retro cover della vhs).

    Pur con tutti i suoi difetti, e di essere anch'esso una scimmiottata del pulp tarantiniano, che prende di mezzo , soprattutto, le derive di Assassini nati (la fuga dei due amanti "criminali" con tanto di strombazzata pubblicità dei media in televisione), il Tony Scott di Una vita al massimo e il Lynch di Cuore selvaggio (l'allucinogena odissea on the road, la chiusa fiabesca virata in acido e che ci sia il lynchiano Jack Nance nel ruolo di uno stralunato giudice di pace non è certo un caso), con i soliti dialoghi sopra le righe, il turpiloquio, le sparatorie, i brutti ceffi psicopatici e i tossicodipendenti schizzati (più l'immancabile mexican standoff, dove i tre si puntano le pistole alla testa l'uno con l'altro all'interno della decapottabile).

    Ma tra tutte le pseudotarantinate, questa risulta, almeno, la più divertente e con una sua, seppur mediocre, personalità, che lo inalza leggermente dal marasma delle tamarrate reverenziali al regista delle Iene

    Innanzitutto Talkington (C.M. stà per Clement McCarty) gira bene (bellissima la fotografia infuocata di Tom Richmond), dona sprazzi suggestivi dell'assolata e afosa provincia texana che conosce bene (non mancando di citare Non aprite quella porta con l'armadillo morto sul ciglio della strada), cura i dialoghi, sa muovere la macchina da presa (verso la fine c'è pure un'azzardata ripresa raiminiana) e mette in scena una parata di "mostri umani" che lasciano il segno (il sociopatico misogino e flippato di Cochrane che si spara in vena sostanze stupefacenti, Peter Fonda pacifista un pò rincoglionito senza l'uso delle gambe, che parla attraverso un laringofono, snocciolando battute "filosofiche" alla Easy rider, ranger violentissimi e fascisti-bastardissimo e brutale Michael Bowen-, commesse strafatte e ninfomani, e su tutti Jeffrey Combs con basettoni e baffi, sadico killer isterico, psicopatico e sanguinario, che regala uno dei migliori pezzi della sua carriera), fino alla coppia di innamorati fuggitivi, con una Zellweger sensualissima e "selvaggia" e Bellows rapinatore dal cuore d'oro (rapina solo con pistole scariche, perchè così nessuno si faccia male) con l'unica aggravante di assomigliare un pò troppo a Matteo Salvini.

    La violenza è nella media e il sangue scorre poco, ma alcuni momenti sono sanguinosamente gustosi (il massacro nella roulotte con i due belluini ranger, la rapina che prende una brutta piega e la cassiera trucidata, il coltello piantato nella mano e la forchettata al collo alla tavola calda, le dita di Peter Fonda spezzate, il parapiglia sanguinoso isterico a casa di Fonda, la testa sbattuta più volte sul cruscotto della macchina, Combs, sanguinante, che perde gli intestini e si lascia andare defecando nel sedile posteriore-non si vede granchè ma si intuisce-, la tortura del tatuaggio sulla testa-dove appare, come tatuatore, Talkington stesso-fino alla resa dei conti in Messico, sullo sfondo di un cimitero di automobili), intervallati da attimi leggeri da commedia (il matrimonio dal giudice di pace con la pagliacciata che ne consegue, l'acquisto delle pellicole per la macchina fotografica, l'incipit della rapina al market con il ragazzino e la pistola).

    Tutto l'ambaradan mischiato nel più classico universo tarantiniano (si dice che Tarantino, all'epoca, apprezzò questo tributo, trovando in Talkington il suo degno "erede") ma con uno stile di regia piuttosto personale e una vera e propria passione cinefila (viene citato il Gangster Story di Penn, la Zellweger si vede Lo strano amore di Marta Ivers in tv, Fonda rimembra Easy rider e su una scritta sul muro viene citato pure John Waters).

    Grande cura per il comparto musicale (Talkington nasce come musicofilo, fino a diventare un cantante country) come Ring of fire di Johnny Cash sui titoli di coda, alcuni particolari (gli scarafaggi che pullulano all'esterno del market, sul marciapiede) e grande spazio alle magnifiche location texane (per chi ama gli scorci americani, le immense strade polverose, i drugstore e i cieli azzurissimi è una manna).

    Niente di innovativo, ma un'imitazione con una sua dignità.

    Del tutto insensato e ingiustificato il diveto ai 18 dell'epoca.

    Alla fine la vita è questa, l'amore per la tua ragazza e una 45.
    Ultima modifica: 14/04/20 18:51 da Buiomega71