Fauno • 29/08/12 11:34
Contratto a progetto - 2743 interventi CONTIENE DIVERSI SPOILERS.
Chiaro che dopo più di 30 anni sono rimasto insensibile alle inquadrature subacquee verso la superficie, ovvero agli ingredienti thrilleristici da me accennati nell'intervento precedente su questo film.
Resta però grandioso l'attacco al motoscafo della turista che faceva fare sci nautico all'amica. L'inquadratura dell'avvicinamento repentino e alle spalle è magistrale.
Per quanto concerne la cocciutaggine del sindaco e dell'imprenditore edile a negare il pericolo, nonostante il tragico precedente, io la vedo come un'accusa molto diretta al sistema americano, che per soldi e potere non guarda in faccia a niente e a nessuno.
Ma il punto fondamentale che mi fa osannare e quotare al massimo quest'opera lo si può ricavare tornando indietro al primo squalo.
A quanto pare Szwarc si è ben ricordato dei discorsi di Quint e di Hooper sulle abitudini degli squali, e li ha trasposti sullo schermo in maniera davvero geniale.
Ad esempio il fatto che lo squalo non faccia strage e non sbrani tutti i ragazzi sebbene le imbarcazioni siano estremamente leggere e facilmente ribaltabili, non è certo dovuto alla sua magnanimità, ma alla sua lenta digestione, come Hooper ci aveva ricordato nel primo.
Pensiamo adesso al discorso di Quint sul fatto che il 30% dei soldati si salvi nonostante gli squali siano a branchi.
Stessa ragione, ma lo squalo tiene anche bloccate le prede sul posto, e lo considera come una riserva di carne alla quale attingere in caso di bisogno. Inoltre non esita ad attaccare nel caso di impulsi sonori e di vibrazioni trasmessi soprattutto dall'agitazione delle prede. Ricordiamo anche la pesca del luccio mediante l'acquadella con l'amo infilzato sulla groppa, che si contorce e si divincola...
Guarda caso i ragazzi sanno, o capiscono, che è deleterio muover l'acqua con le mani.
E ricordiamo pure la scena nella quale, per tali rumori e vibrazioni, la belva rasenta lo scafo con la bocca aperta e manca il bersaglio per un nonnulla.
E per finire tiriamo in ballo l'eliminazione dello squalo: la belva, per via dei richiami a colpi di remo, non è che vada a mordere alla cieca i fili della corrente elettrica, ma punta deciso su Brody, il quale deve usare una notevole forza fisica per tenere basso il cavo, e tutto il suo sangue freddo per mollare il medesimo in quella precisa frazione di secondo, nè prima nè dopo...
In breve, se nel primo c'è voluto il Brody tiratore scelto e con fucile a ripetizione ben carico, e c'è voluta anche un po' la mano del destino, qui è davvero il cervello a giocare un ruolo preponderante: è il bisogno che aguzza l'ingegno.
Come spettacolo questo squalo sarà sicuramente inferiore allo squalo spielberghiano, ma per me l'ha nettamente battuto come realtà degli squali, senso pratico dei protagonisti e continuità di tensione emotiva.
E' un regista che non ama i miracoli e la pompa magna. A proposito, mi pare di aver capito che sia lo stesso regista di Bug insetto di fuoco.
Non c'è nessun problema, quello è un altro film che mi è piaciuto da matti.
Spero di non essermi troppo dilungato, visto che ho cercato di esser molto sintetico. Ciao a tutti.
FAUNO
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