Bergelmir • 24/05/10 16:59
Galoppino - 211 interventi Pochi registi sono in grado di girare un film come "Le strelle" senza cadere nel bucolico o nel comico involontario e pochi registi sono intimamente legati ai propri territori di origine e alle loro tradizioni come Pupi Avati.
Non è un caso che nell'analizzare il cinema del regista, Claudio Bartolini e Ruggero Adamovit nel loro saggio
Il gotico padano. Dialogo con Pupi Avati (Microart/LeMani, 2009) dedichino metà del volume ad introdurre lo studio delle tradizioni popolari con una buona dose di approfondimento. Di fatto, questo testo è un ottimo compendio - molto ben scritto - per chi si occupa di leggende popolari e folklore, almeno nella prima parte.
Praticamente tutti i film di Avati narrano qualcosa dell'Emilia Romagna, siano film gotici, grotteschi, sentimentali o commedie, con grande attenzione al paesaggio, ai dialetti, alle leggende e a tutti i dettagli che caratterizzano la cultura e la quotidianità dei posti.
Però "Le Strelle" costituisce qualcosa di più, di particolare e di mai visto in precedenza. Che io sappia è un caso veramente unico di recupero di una tradizione - quella del mondo contadino conosciuto da Avati durante la sua infanzia, ricco di sincretismi e di residui di paganesimo - mai più ritentata in ambito cinematografico.
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