Discussioni su La sottomissione di Mary - Film (2006)

  • TITOLO INSERITO IL GIORNO 31/03/18 DAL BENEMERITO BUIOMEGA71
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    Buiomega71

DISCUSSIONE GENERALE

1 post
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  • Buiomega71 • 31/03/18 10:05
    Consigliere - 26011 interventi
    Miniciclo: Quegli amori balordi

    Capitolo settimo: nel regno dell'appartenenza

    Oggetto bizzarro e curioso questo The Pet, che fà del BDSM la sua cassa di risonanza (l'appartenenza della schiava, l'ubbidienza totale, un unico padrone) ma senza fruste, ball gag o tutto l'ambaradan tipico del cinema di questo minifilone (Histoire d'0 viene citato da Mary stessa durante un discorso con il ricco Philip-suo futuro padrone- e Mary ha ben poco da spartire con la Karin Schubert de La Punizione -se non nel ruolo della cagna obbediente e remissiva-)

    Il sesso viene totalmente annullato, e il BDSM non ha nessunissima funzione pruriginosa o scopereccia

    A D.Stevens (giornalista freelance e fotoreporter) il BDSM interessa fino a mezzogiorno, il suo scopo principale è mostrare la tratta di essere umani, lo schiavismo che impera in certe zone del mondo, anche e , soprattutto, "civilizzato" (con drammatici dati durante i titoli di coda che comprendono, dolorosamente, tutti i paesi del pianeta), nascondendo una realtà ben più terrificante, il traffico di organi (altro che Turistas) dove la schiava, una volta che il suo padrone si è stancato di lei, la mette in vendita on line sul sito Global Slave Market, per poi finire tra le montagne dello Yutah , tenuta in catene fino all'asportazione degli organi.

    La parte "nera" del film non intacca il rapporto totale che si salda tra Mary (ragazza sfortunata quanto povera in canna, che fà la fioraia sul lungo mare di Santa Monica, vive con un ragazzo violento e insensibile, e l'amore che ha è solo per il suo gatto che il balordo compagno le ha ucciso colpendolo con un pugno. Totalmente insignificante prima di incontrare Philip, che sfoga il suo male di vivere-non può più nemmeno permettersi di pagare l'affitto di un buco di appartamento o di ritirare la salma del suo amato gatto-correndo -con i calzini sporchissimi quando si toglie le scarpe da ginnastica- ) e Philip (affascinante e educatissimo aristocratico ricco sfondato, che non si rassegna alla morte del suo amato setter Tara, trasformando Mary in uno splendido esemplare di schiava/animale)

    Tra i due scocca la scintilla, e Mary, consenziente (e con tanto di contratto firmato) accetta di sostituire Tara e di essere la cagnetta del suo padrone

    Completamente nuda, con al collo il collare elettronico (che le procura piccole scosse , soprattutto al mattino, per destarla dormiente nella gabbia) appartenuto al cane di Philip, portata fieramente al guinzaglio a carponi, dormendo in una gabbia, abbaiando-parlando solo sotto ordine del suo unico padrone-spesso bendata per acquisire il senso di orientamento, Mary diventa così Cucciola Cara -o , più semplicemente CC-

    Alla ragazza (a cui viene data , comunque, l'oppurtunità di scelta) sembra che questo stato di cagna/schiava aggradi, e non si saprà mai se lo ha fatto per amore di Philip (di cui anche la moglie accetta con entusiasmo il suo nuovo animale da compagnia domestico, un pò meno la governate sudamericana, che legge in Mary tristezza e solitudine) o per cercare il suo posto nel mondo, finalmente considerata, anche solo come cagnetta.

    La corsa delle "cagnette" (costantemente nude) tra la neve per andare a prendere il bastone lanciato da un padrone, chiusa dormiente nella gabbia nel centro del salone, la pipì che fuoriesce dalla gabbia (Guarda cosa hai fatto CC), i momenti di libertà sulla spiaggia (sempre e costantemente nuda, perchè gli animali non portano i vestiti) quando non è al guinzaglio a quattro zampe, le crocchette, lavata con la pompa dell'acqua

    Stevens incornicia il tutto (già straniante di per sè) in una confezione indie che ne aumenta il disagio e lo straniamento, dando un sentore di disturbante misto ad una strana malia poetica e quasi, balzanamente, romantica

    Sembra di vedere, a tratti, un Ken Russell alla deriva (tipo gli ultimi film a basso budget del maestro, Whore puttana, La tana del serpente bianco o The Rainbow), con una fotografia da telenovela e scenografie al risparmio, ma pervaso da un livore bislacco che seduce, ammalia, sino all'amarissimo e inaspettato finale.

    La tossica incattivita rinchiusa nelle gabbie del canile, la marchiatura (dove gli uomini trattano le schiave come se fossero solo mandria), il commercio di essere umani , un tipaccio losco che assomiglia a Robert D'Zar, la festa in maschera simil jaeckiniana tra trafficanti, la ragazza cinese presa come schiava (e di conseguenza cagnolina) per debiti non pagati da una vera e propria lobby di mercanti di uomini (e soprattutto donne)

    Come se Histoire d'O (ma senza elementi sessuali, perchè in The Pet nessuna donna viene molestata sessualmente, ma solo mero animale da compagnia e surrogato di un cane, prendendo in esame una delle sfaccettature del BDSM, l'animalè) si fondesse con Shuttle (ma senza innesti thriller o horror che siano) dando vita a questa opera insolita e strampalata, quasi poveristica nella messa in scena ma che riesce a creare un larvato disagio e un inusitato coinvolgimento.

    Una diversa rappresentazione delle sfaccettature dell'amore.

    Credo sia uno dei pochi film che tratti seriamente il tema dell'appartenenza (ho amici nel settore, e qualcosa mi hanno spiegato in proposito) e del vero rapporto di sottomissione tra padrone(DOM) e schiava, senza inutili orpelli che gettano (quasi sempre) le tematiche BDSM nei luoghi comuni.

    Non per tutti i gusti, ma per me e già un piccolo cult.


    Sequenza cult amorbalordiana
    : Prove generali per una futura e obbediente cagnetta. Al ristorante, Philip, degusta un dolce alla ciliegia, per assaggiarlo, Mary, si deve sedere accanto a lui, sul pavimento, per poi essere imboccata...
    Ultima modifica: 24/06/18 20:37 da Buiomega71