Buiomega71 • 16/07/22 10:50
Consigliere - 26529 interventi Cuori in Atlantide che sfociano nell'inferno senza ritorno nei paraggi sadiani di
SalòStridono e mettono a disagio le atmosfere da teen movie anni 50 alla
Calde notti d'estate e il laido marciume che ne consegue, in un mix che destabilizza (come già aveva fatto Lynch per
Velluto blu) e rende il tutto ancor più sconcertante e repellente (la spensieratezza di
Happy Days non sarà più la stessa). Così come la regia (in)volontariamente quasi paratelevisiva di Wilson (curioso che sia un regista di colore-quando nel film non esiste traccia di persone afroamericane-a mettere mano ad un fatto di cronaca rivoltante che nasce e cresce nel finto e subdolo perbenismo nell'america borghesuccia tassativamente bianca) che ne aumenta lo smarrimento e l'angoscia.
Al di là delle mostruose sevizie perpretrate su Meg (sempre fuori campo) colpiscono le attenzioni particolari che ha zia Ruth sulla piccola Susan, ragazzina disabile e parecchio
Fragile, a base di umilianti e dolorose punizioni corporali, che prendono poi di mezzo gli abusi sessuali, la pedofilia femminile e l'incesto, quasi come se Susan fosse il "flusso canalizzatore" che intercorre tra Meg e le perversioni bestiali della cara zietta (misogina, pedofila, sadica, perversa e completamente pazza), via di mezzo tra Ma Barker (nome omen, una consonante in meno, per la straordinaria figlia di Carrol Baker, citata anche nel mentre i ragazzetti si trastullano con Playboy, in una sorte di injoke) la genitrice di
Carrie e la Macha Meril dell'
Ultimo treno della notte.
Insieme a David siamo spettatori inerti e anche un pò complici delle torture che Meg va a subire (denutrizione, disidratazione, stupri di gruppo, infibulazione previo fiamma ossidrica, ferite, tagli, mutilazioni, usata come punchball dal sadismo divertito dei ragazzini/e del quartiere), fino a quella dichiarazione d'amore straziante (insieme all'acquarello dipinto da Meg che dona a David, ritraendolo) che arriva in dirittura d'arrivo e che se protrae con David adulto che racconta questa storia d'orrore come già fece Richard Dreyfuss in
Stand by me.
Notevoli gli omaggi al Sam Peckinpah del
Mucchio selvaggio (il lumbricus dato in pasto alle formiche rosse) e al Wes Craven dell'
Ultima casa a sinistra (il "fuck me" inciso a fiamma sulle carni del ventre di Meg da parte di zia Ruth), così come lo sbrocco delirante della donna quando è contrariata al fatto che i suoi due figli "possiedano" Meg uno a breve distanza dell'altro, cianciando di incesto e di liquami parentali che potrebbero mescolarsi. Wilson, poi, comincia sin dall'inizio a gettare i primi segnali disturbanti che sfoceranno di li a poco (il racconto di Atherton su una delle sue mogli sfigurata da un gatto idrofobo, la nasconderella nel bosco con serpente e la ragazzina bendata, il nido di vespe dato alle fiamme da una sadica zia Ruth, Meg costretta da Ruth a saltare i pasti per non ingrassare).
Dialoghi taglienti, cinici e a volte insostenibili per follia (tutti gli sproloqui di zia Meg, che vanno dai freaks del luna park, alzando le sottane davanti ai ragazzini, indossando zeppe e autoreggenti, alla "cagna di tua madre", fino al delirio del bigottismo e alla misoginia più nera della pece. Come se , impossibilitata a far da "nave scuola" alla ciurma di ragazzini con gli ormoni a mille che le gravitano costantemente attorno tra fiumi di birra e discorsi bacati sul sesso-probabilmente, viste le tare mentali, anche sui figli-sfoghi, in maniera scellerata, queste frustrazioni sul corpo giovane e fiorente di Meg, e riversando le sue attenzioni pedofile sulla più piccola e indifesa Susan (un lesbismo, probabilmente, non accettato che si nutre nell'abusare di una bambina disabile, sua nipote diretta per di più). E se nella culla della zia Ruth è meglio non giacere, fa ancora più infamia vedere dei bimbetti che vogliono a tutti i costi "mettere il pisellino" dentro al corpo martoriato di Meg. Lo stupro, l'infanzia d'annata, l'incesto forzato con parenti di primo grado e il fantacinema.
Si possono muovere poche obiezioni a questo
I ragazzi degli anni 50 sputato dall'inferno, se non l'assenza quasi totale di brani musicali d'epoca (questione di diritti vs basso budget?) e una risoluzione un pò troppo frettolosa (le stampelle di Susan usate come corpo contundente), ma resta opera lacerante e immersa in un raggelante squallore che non offre nessun appiglio di speranza.
Vero è che il terribile fatto di cronaca di Sylvia Likens, che sconvolse gli Stati Uniti a fine anni 60, e già di per sè agghiacciante, come è altrettanto vero che la finzione ne amplifica la mostruosità e la sgradevolezza, circoscrivendo le brutalità e il martirio nell'ambito prettamente familiare (la famiglia è il mostro, la famiglia disfunzionale è il covo dove serpeggia il puro male, di una zia che distrugge il corpo e l'identità delle proprie nipoti di sangue).
Menzione speciale per il poliziotto di Kevin Chamberlin (meno tontolone di quanto posso sembrare) e per la piccola Susan di Madeline Taylor, che con le sua goffa imbragatura che le imprigiona le gambe e quelle odiose e gratuite battiture corporali inflitte quasi in silenzio e con rassegnazione, resta nel cuore forse più della sorella Meg.
I sogni di Meg si infrangono tra sofferenza, muco e tumefazioni e noi, come David, non possiamo che restare a guardare, impotenti, con le lacrime agli occhi.
POI DAVINOTTATO IL GIORNO 4/07/19
Lattepiù
Pumpkh75
Schramm, Capannelle, Daniela, Herrkinski, Giùan
Brainiac, Gestarsh99, Mdmaster, Mickes2, Pinhead80, Ducaspezzi, Werebadger, Cotola, Belfagor, Anthonyvm, Buiomega71
Deepred89, Supercruel, Gaussiana, Il ferrini, Lupus73, Mr.chicago
Paulaster, Marcel M.J. Davinotti jr.