Discussioni su La morte in diretta - Film (1980)

DISCUSSIONE GENERALE

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  • Buiomega71 • 10/01/20 10:43
    Consigliere - 26011 interventi
    Ciò che l'occhio non vede-L'introspezione della visione.

    La sala di controllo dei video (che trasmettono ciò che Harvey Keitel vede con i suoi occhi in soggettiva, dopo che le hanno innestato delle microtelecamere nella retina) è simile a quella del Mondo dei robot, e Keitel che si acceca (una volta che la sua coscienza prende il sopravvento sul cinismo mediatico) è un rimando al cult cormaniano L'uomo dagli occhi a raggi x (citato pure a forma di manifesto incorniciato nello studio del produttore/sciacallo di Harry Dean Stanton), con cui condivide la tematica del "vedere troppo", nell'andare "al di là" del concetto di visione, del voyeurismo portato all'eccesso, fino alle estreme conseguenze.

    Il futuro prossimo venturo fa dello "snuff" (riprendere gli ultimi istanti di vita di una donna condannata da un tumore al cervello, bravissima, sofferta e intensa la Schneider) uno spettacolo da salotto, dove l'occhio impuro del "grande fratello", scruta e registra, senza pietà, il dolore di una donna prossima alla morte (da antologia la Schneider, che , in un attimo di crisi irosa, grida contro a Keitel che si è fatta tutto addosso, e che puzza terribilmente), pura spettacolarizzazione , data in pasto ad un pubblico affamato di sensazioni forti, come se fosse una telenovela.

    Da una prima parte che sottolinea la disperazione contenuta della donna (lancinante il momento in cui il medico annuncia alla Schneider di avere solo due mesi di vita), si passa ad una seconda più intensa, dove un'imprevista (e silente) love story ( quando Keitel si prende cura della Schneider: Non posso fare nulla per te, ma non ti abbandonerò) prende il soppravvento, cambiando le regole del gioco, tra cascine, brulle campagne nebbiose e malinconiche viste sul lago.

    I monitor costantemente sintonizzati su ciò che Keitel vede, gli occhi di Keitel che riprendono costantemente ogni cosa, la sua fobia nel rimanere al buio completo di una cella, un rifugio di senzatetto che sembra anticipare la "chiesa catodica" di Videodrome, una Glasgow spettrale dal sentore post apocalittico, il gelido cinismo di un network, quintessenza del Quinto potere lumetiano, fino alla struggente consapevolezza di far parte di un sistema marcio e disumano (a questo proposito notevole il momento in cui Keitel si "rende conto" di quello che stà facendo ai danni della Schneider, quando vede le sue stesse immagini filmate trasmesse sul televisiore di uno squallido pub)

    Tavernier mozza il fiato con splendidi piani sequenza, la sua regia è sempre fluida e quasi "americana", con riprese che sfiorano il più puro virtuosismo (la panoramica a 360° sul volto della Schneider, il bellissimo incipit nell'enorme cimitero con la ragazzina che gioca tra le lapidi), in una delle sue opere più inusuali e fuori dai confini francesi, dove il regista di Lione rende omaggio , a suo modo, al cinema di genere (per i manifesti dei cormaniani L'uomo dagli occhi a raggi x e La maschera della morte rossa, o all'arnoldiano Radiazioni BX: distruzione uomo, per poi dedicare il film a Jacques Tourneur) e all'amato Hitchcock di Vertigo, dove la Schneider si "camuffa" con una parrucca a caschetto mora.

    Restano impressi gli spasmi di dolore notturno della Schneider in un cencioso lettino, le pillole trangugiate, il suo viso ( sempre bellissimo) che si fa maschera di sofferenza.

    Unica pecca la parte conclusiva alla dimora di campagna di Max Von Sydow, che è troppo tirata per le lunghe, fino a sconfinare nella noia.

    L'occhio di Tavernier si fa pudico e si ritrae rispettoso (come faranno gli occhi/video di Keitel), ma non scongiurerà l'amaro epilogo ( con twist inaspettato), come la scelta dolente della Schneider e la rabbia di Keitel, che perdendo la vista acquisisce consapevolezza.

    Una delle opere più strazianti ( dove la SF adulta-e sinistramente profetica- sconfina con il " malattia movie": il cancro irreversibile della Schneider, l alzheimer del padre) del grande regista francese.
    Ultima modifica: 10/01/20 20:40 da Buiomega71