Discussioni su L'inferno addosso - Film (1959)

  • TITOLO INSERITO IL GIORNO 15/05/20 DAL BENEMERITO MARKUS
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  • Quello che si dice un buon film:
    Buiomega71
  • Non male, dopotutto:
    Markus

DISCUSSIONE GENERALE

1 post
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  • Buiomega71 • 26/08/20 10:12
    Consigliere - 25999 interventi
    Rassegna estiva: Italian Graffiti d'agosto 

    Pseudonoir dai riverberi americaneggianti (la stazione di servizio di notte, il campo di granturco, la colonna sonora jazzeggiante) dove si sente l'influenza di Damiano Damiani nel soggetto (la torbida vicenda fatta di delitti e squallidume criminale, fatto in casa, da cronaca nera  ricorda quella del Rossetto), che Vernuccio mette in scena con occhio impietoso e polso saldo.

    Una "ragazzata" diventa un gioco pericolosissimo e la situazione (per colpa della solita ragazzetta maligna e avida) sfugge di mano, con tutte le infauste complicazioni del caso.

    Vernuccio ritrae una Milano suggestiva (notevoli le passeggiate di Marco nella Milano al crepuscolo, tra i Grandi Magazzini, La standa, il traffico cittadino, le vetrine illuminate dei negozi del centro) e imprime un aspro taglio quasi neoralistico nella figura di Marco e del suo crimine, con un omicidio nella vasca da bagno piuttosto brutale per l'epoca (che anticipa, in qualche modo, anche Mario Bava), muovendosi tra il piccolo appartamento , tra incontri galanti che finiscono male, festicciole, occultamento di cadavere e tradimenti (mentre Marco li nasconde in camera, Michela, la ragazza di Marco, se la spassa con l'amico Andrea finto/rapito), per poi sfociare nella corruzione (il picnic per convincere l'amichetta francese a non parlare) e nella complicità per mero scopo lucroso (la bella Michela silfide ambigua e bugiarda, mossa solo da avidità e cupidigia).

    Ritratto spietato e lucido sull'italietta del boom, tra imprenditori brontoloni e mamme chiocce, estorsioni nate per gioco e finite nel peggiore dei modi, avvocati impiccioni che non mollano come dei mastini perchè "c'è qualcosa che puzza nella losca faccenda", amichette bigotte (da segnalare Andrea che forza la francesina a pomiciare, che assume i tratti di una molestia) a cui pesa la coscienza sporca , la doppia faccia di Michela (bravissima la Incontrera al suo primo film), la fredezza e la spietatezza con cui la coppia criminale fa le compere (una costosa pelliccia di leopardo) sul cadavere di Andrea, come se nulla fosse successo.

    Un opera poco conosciuta ma meritevole di riscoperta, dove Vernuccio si rivela narratore robusto e attento alla psicologia dei personaggi, dove l'inferno addosso non è solo quello della passione tra Andrea e Michela, in un "crime movie" che mostra la faccia più cinica dei giovani nell'italia agli albori del benessere degli anni 60.

    Il portafoglio trafugato che cambia i piani criminosi, le continue menzogne, la frivolezza pericolosa di Michela, la sopresa finale della polizia nell'appartamento, l'amara telefonata al padre, la confessione della francesina, tre famiglie irrimediabilmente rovinate, tutti tasselli per un'opera interessante, lucidamente nerissima, colpevolmente rimasta nell'oblio e da rivalutare (così come il nome di Gianni Vernuccio, che dona- e azzarda- insospettabili trovate registiche non banali, come quando Marco, svegliato dal trillo del telefono, apre gli occhi e vede tutto offuscato in una pregevole soggettiva).

    Gustose le ciabattine aperte indossate dalla francesina distesa sul letto, il reggicalze delle ragazze dell'epoca che si intravede da sotto le gonne mentre ballano, Marco che osserva il sedere della donna delle pulizie mentre si china per pulire e la spregiudicatezza di Michela.

    Forse, quà e là, un pò ingenuo per gli standar odierni (la testimone lasciata libera di decidere se spifferare tutto o meno, che nemmeno fosse una marachella, che il vademecum del giallo vorrebbe eliminata fisicamente come da prassi), ma pervaso da un realismo e da una ruvidezza narrativa comunque degna di nota.

    Nei panni del prestante ispettore di polizia c'è un giovanissimo Nando Cicero e fitta di chiaroscuri noir la pregevole fotografia di Romolo Garroni.

    Descrizione aspra e torbida della "meglio" gioventù meneghina.
    Ultima modifica: 26/08/20 20:58 da Buiomega71