Panza • 29/03/14 19:24
Contratto a progetto - 5247 interventi ATTENZIONE AGLI SPOILER!
Allora, parlare di Joan lui non è per niente semplice. Un progetto megalomane, esoso, barocco, all'epoca stroncato da critica e pubblico segnando appunto la fine della carriera cinematografica d Celentano, escludendo la penosa rentrée di Jackpot.
Il film parte con un viaggio in treno che dovrebbe introdurre il clima di disagio di questo ipotetico domani che il film ci presenta. E qui nonostante un montaggio fastidioso e "gg giovane", tediosa costante del film, assistiamo alla prima gag. A Joan Lui è presentato un menù con scritto piccolo "Riso", evidentemente unico pasto del pranzo. Il piatto è presentato in malo modo. Si tratta fra l'altro di neri che discriminano un bianco... L'umorismo non è di certo il piatto forte del film. Pensare che il film usci a Natale!
Dopo il passaggio in una metaforicamente assurda "stazione della vita" con Maria e Giuseppe (a parole sembra stupido, pensate nel film!), Joan Lui arriva a... nescionomenlandia poiché ci troviamo a Genova, ma tutti hanno nomi stranieri (maledetti anni '80 in cui s’inglesizzava tutto, ve la ricordate Lucy Light di Occhiopinocchio?). Si assiste a una lunga sequenza di violenze: qui si vede la dote registica di Celentano bravo con la steady anche nelle scene del rapimento dell’Orlandi.
Presentato il personaggio di Gian, assistiamo a due momenti aberranti: il primo dialogo con Winston (sembra il peggior Pozzetto) e l'arrivo del capitano (quando si sten Astro del ciel). Un quarto d'ora indiscutibilmente trash. Dopo le prime presentazioni dei personaggi ecco il primo momento musicale, si tratta comunque di un musical. Una canzone orecchiabile penalizzata dalla demenza catatonica de film. Chi si dimentica il tassinaro che in due secondi suona il sax mentre un agente con fischietto tenta di bloccarlo (in realtà a vederlo non ci prova neanche).
Con un taglione pazzesco, Joan Lui sbanca nei teatri ed ha come manager Winston (interpretato d a Gian). Firma pure un contratto con tanto di champagnino. L'arrivo al tempio presenta alcuni elementi riusciti: la mercificazione mondana seppur messa in scena in maniera caricaturale (i barman sono vestiti da vescovi!) e i derelitti fuori dalla chiesa che si drogano. Dopo alcuni inutili dialoghi con la scrittrice comunista, ecco un'altra canzone in un grammelot alla Prisencolinensinainciusol. Da notare le inquadrature e quelle con la fontana dei quattro fiumi.
E qu la chicca... Dopo uno spettacolo Joan Lui e i suoi arrivano alla tana del diavolo con tanto di aggiunta di uno dei Trettrè (!) Arriviamo dal diavolo che notiamo è asiatico (non è cosi casuale!). Ma la cosa più involontariamente comica: il cinese. Chi lo interpreta non è doppiato e i suoi dialoghi già mal scritti sono recitati in un italiano mal recitato. Quante risate! Non potevano doppiarlo! Le scenografie della villa (altro che tana) se vi sembrano barocchi e kitsch, ricredetevi, ne vedrete delle belle...
E' tempo della bella Mistero (la migliore canzone del film, lo so ho qualche rotella in meno nel cervello) penalizzata (o impreziosita in ottica trash) che saltano allegramente e da un coro di varie persone uscita dal nulla. Poi... -tremo a dirlo- la scena della cornetta che al coro di mistero "svulazza" come direbbe Abatantuono. Credo che sia un’esemplificazione della potenza di Joan Lui, ma anche così non sta in piedi. Strampalato (ma con questo termine minimizzo) anche il capovolgimento dei quaranta giorni rispetto al Vangelo.
Loro stanno in buen ritiro -altro che Gesù- e la sua manager Judy si arrabbia. Finito tutto c'è spazio per un altro Fantast... sermone di Joan Lui. Se la cantano tutti in un videoclip condito da gag (quella dei cappelli scambiati) tocche. Cult la zoomata: a destra il fumo del sigaro di Winston infinito come la sigaretta di Jigen. Balletto inutile e riproposizione dell'Ultima Cena ampollosa come la peggiore puntata di Consorzio Nettuno e l'Adone di Giovanbattista Marino.
Lo spettacolo è uno dei soliti silenzi che il Molleggiato faceva anche a Fantastico. Naturalmente la gente vede metafore in tutto, anche se poi stringi stringi Joan Lui non ha detto nulla. Ormai folle oceaniche vanno a sentire il Nostro e Jarak lo vuole morto. Ma c'è tempo della scena dell'uovo di Pasqua. Qualcuno me la spiega?
Insomma, questo segno d'arroganza (anch’io vomiterei e mi offenderei per un uovo di Pasqua con dentro un uomo che reca gli strumenti della crocifissione). C'è spazio poi per un altro monologo, ma noi guardiamo il cappotto di Celentano e le risibili scaramucce con Gian. Break (non umoristico, fortunatamente) con i rapitori della Carboni (o Carloni?). Fra manifesti e dialoghi non si capisce nulla. Omelia di Celentano e poi canzone contro la droga che manco Christiane F. con cui i rapitori lasciano andare la Carb...ehm.... Carl...ehm... Scegliete voi!
Intanto il comandante visto all'inizio del film capisce le parole che gli aveva rivolto all'inizio del film Joan Lui. Il comandante scopre anche il traffico di feti gestito dal nostro cinese cattivo. Viene, infatti, scoperchiato un vagone pieno di feti usati per la cosmesi: manco Mondo cane! L'arrivo alla stazione ferroviaria è introdotto da una carrellata infinita nell'ordine del minuto. Altro che Nuti! Jarak si arrabbia e decide di uccidere il nostro Joan Lui. Perciò gli fa un discorso nel solito italiano assurdo con dietro un desertaccio fintissimo. Scenografia assurda. Perché ne abbiamo viste piche (siamo quasi alle due ore di film).
C'è spazio per un orto del Getsemani al contrario. Nel Vangelo Gesù almeno sapendo la sua sorte pregava, qui si lascia anche andare in una visione sulla concordia fra URSS e Usa. Ah, la distensione! La Mori ha un costume con cucite assieme le bandiere die due stati! Le canzoni ormai sono la cosa migliore del film... maledetta trama. Parentesi con una che lava i piedi a Joan. E' tempo del discorso finale. Siamo davanti ad un’accozzaglia di luoghi comuni sbattuti davanti allo spettatore sulle "corporazioni" e altre astrusità- Pensate se Gesù avesse parlato così... Di colpo Joan Lui è ucciso. Steady ben gestita con muscone tragico di circostanza ma risorge subito. Il killer fugge ma ormai il mondo non ha accettato il Verbo di Joan lui. E' ora dell'apocalisse. Altra canzone.
Si scatenano le macerie (il delirio della cartapesta), gente che fugge, la comunista che si converte ne scrive il vangelo. La regia si concentra sui ritratti di Marx e Stalin. Connotazioni politiche poco nascoste, no? In casa Jarak tutto crolla ed è ora di una piccola vendetta: Jarak defeca (era meglio un termine più brutale ma il lettore lo rispetto) e lancia gli escrementi contro Joan Lui. Messa per scritto la scena è sconvolgente pensate visivamente (in un dipinto sarebbe ancora peggio, roba da De Chirico). Joan Lui sputa un raggio laser (manco fosse un robot) e uccide il nemico che espelle un serpente. Joan Lui saluta Judy e dichiara con puntualità svizzera che il mondo finirà alle cinque (giusto in tempo per il tè). Viene su un’onda gigante e tutto crolla. Forse è la parte migliore del film (non perché finisce!). Carrellata finale (che cita Quarto potere19!): Judy regge in mano il biglietto con scritto ti amo dato in alcune scene prima da Joan Lui. Romantico!
Meno male che è un musical altrimenti ci si annoierebbe soffocati da un eccesso di personalismo ed egocentrismo. Spregiudicate le scelte nel cast. In un ipotetico cimitero dei film l'epitaffio sarebbe "Joan Lui. Diretto, sceneggiato, prodotto, musicato, montato, interpretato da Adriano Celentano. Una prece".
Ultima modifica: 29/03/14 19:25 da
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