Undying • 27/02/08 10:25
Risorse umane - 7574 interventi Iperveloci Infetti... Contagiano gli Zombi!
Il cosiddetto sottogenere, catalogabile nel filone horror, come
zombie-movie presenta un percorso “storico” di certo interesse. E non solo perché i primi esemplari virati (in maniera molto edulcorata) in tal senso risalgono agli anni ’40 (
Ho Camminato con Uno Zombie, di
Tourneaur), ma perché il tema, a seguito del clamoroso successo riscontrato da
La Notte dei Morti Viventi (1968) e consolidato con
Zombi (1978) - entrambi per la regia di George A.Romero - è stato ben assimilato dagli autori di Horror all’italiana.
E se il caso più eclatante è -e rimane- lo
Zombi 2 di fulciana memoria (con immagini prettamente folli quali quella dello scontro subacqueo tra uno zombi ed uno squalo bianco), tutta la filmografia italiana del “terrore” che si colloca tra la fine degli anni ’70 e metà degli anni ’80 è piena di esemplari (più o meno) riusciti.
Va da sé che la componente “sociale” di cui il tema si faceva portavoce con
Romero è elusa dai nostri registi, che puntano invece su tematiche “viscerali” e splatter di pura evasione (o ad effetto “catartico”).
Ed è in questo contesto che si colloca un'opera “sottovalutata”, ma di dignitoso risultato: nel 1980
Lenzi (regista di tutto rispetto, che ha militato in molteplici generi, pur privilegiando il thriller ed il giallo) porta sugli schermi una tipizzazione di “mostro” (perché nel film non si tratta – in effetti - di zombi, ma di contagiati) che si configura come premonitore e primo modello di una "specie" di non-morti che (a seguito di
28 Giorni Dopo) invaderanno i nostri schermi cinematografici in anni recenti (anche nel remake di
Snyder,
L’Alba dei Morti-Viventi): una serie di ferocissimi ed iperveloci zombi; scattanti, aggressivi e (di fatto) diametralmente opposti a quello che, in passato, veniva visto come “mostro” barcollante e instabile di una lentezza spesso esasperante.
A dire la verità, dopo questa prima (e profetica) visione di
Lenzi, anche in
Zombi 3 (pellicola che consegue risultati decisamente inferiori rispetto ad
Incubo…) ritroveremo una simile tipologia di ritornanti.
Il film di
Lenzi gode di una buona messa in scena, valorizzata (sul piano prettamente visivo) oltre ché da una buona colonna sonora, dalla presenza di discinte fanciulle che attizzano (in una sorta di metafora “sessuale” ) l’aggressività dei mostri.
Effettacci gore e splatter a volontà (il duplice omicidio
Sonia Viviani /
Maria Rosaria Omaggio, delle quali una accecata da un attizzatoio) per un film sicuramente non epocale, ma di incisivo risultato finale.
L'epilogo, castrante e deprimente, chiude una delle rare (assieme al ciclo “Case Maledette”,
Le Porte dell'Inferno e
Dèmoni 3) incursioni di Lenzi nei meandri dell’irrazionale.
Peccato, perché il regista si è dimostrato (in più occasioni limitrofe al genere, tipo il giallo), particolarmente versato alle tematiche horror.
Ultima modifica: 23/02/15 09:27 da
Zender
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