Discussioni su Il cigno nero - Film (2010)

DISCUSSIONE GENERALE

49 post
  • Capannelle • 12/10/11 12:32
    Scrivano - 3510 interventi
    Credevo vi riferiste al Cigno, ho travisato.

    E ovviamente non avevo visto che lo avevi già recensito, credevo fossi in attesa.
    Ultima modifica: 12/10/11 12:34 da Capannelle
  • Gestarsh99 • 12/10/11 17:43
    Vice capo scrivano - 21546 interventi
    Jandileida ebbe a dire:
    Gestarsh99 ebbe a dire:

    Tornando al buon Aronofsky, trovo che il suo stile e la sua maniera di affrontare certe tematiche non sia particolarmente approfondita ma si limiti a concentrarsi su una forma cool e piattamente anemotiva. Mi riferisco anche ad opere precedenti come
    Requiem for a dream, in cui la partecipazione dello spettatore alla tragedia del racconto non proviene da un reale calore che il film riesce ad accumulare internamente ma da un dosaggio freddo e calcolato di effetti stilosi "in" ed espedienti formali spesso esasperati (a volte anche auto-riciclati).


    Non solo quoto ma straquoto.

    Tolgo The wrestler che per me è un gran film perchè ha un impianto non troppo originale ma che è raccontata in maniera sincera e con uno stile che evita di autocompiacersi.

    Cosa che invece non succede in Requiem , per me sopravvalutato perchè è solo un esercizio di stile, magari anche valido, che non è riuscito per nulla a coinvolgermi. Prendiamo per esempio Refn ed il suo Bleeder: ecco lì io mi sento trascinato nel film perchè c'è empatia tra il regista e la storia che racconta non solo la voglia di mettersi in mostra

    Non parliamo poi di quella tranvata spaziale che è l'Albero uno dei film più brutti che ricordo non solo vuoto di contenuti ma anche tronfio nella rappresentazione.

    Insomma, come traspare dalle mie parole, si denota la mia predilezione per Aronofsky :)))



    Si, son d'accordo anch'io: Refn vince a mani basse su Aronofsky!

    P.S.: Pi Greco però resta tra i miei cult adolescenziali a cui sono più affezionato :)
  • Didda23 • 12/10/11 19:20
    Compilatore d’emergenza - 5797 interventi
    Se devo scegliere un regista della stessa generazione prenderei senza alcun dubbio il mio mito personale, ovvero sua santità Paul Thomas Anderson. Il motivo è semplice oltre a saper dirigere conme pochi altri e anche un abile sceneggiatore. Decisamente imbattibile!
  • Rebis • 13/10/11 19:54
    Compilatore d’emergenza - 4420 interventi
    Gestarsh99 ebbe a dire:
    Rebis ebbe a dire:
    Gestarsh99 ebbe a dire:
    Eccessive a parer mio le analogie filmiche riportate nella striscia "Il film ricorda".
    Film alquanto sopravvalutato, questo in virtù di un battage mediatico abbastanza superficiale e pompato.


    guarda Gest molti link de "Il film ricorda" sono proprio miei e sono lungi dall'aver apprezzato il film: leggi un pò il mio commento...



    Si Rebis, avevo già letto i vari commenti (il tuo giudizio è anche più severo del mio) però il mio "eccessive le analogie" non si riferiva alla qualità o all'importanza delle pellicole citate ma solo alle loro trame ed atmosfere.
    Poi, almeno personalmente, di De Palma mi sono tornati alla mente tanti film ma non Carrie (il rapporto madre/figlia non mi sembrava così tragico e opprimente, come non mi sembrava tanto convincente e motivata la sessuofobia ignorante della protagonista).

    Per il resto concordo in pieno col tuo commento ;)


    Beh, in Carrie c'è l'elemento religioso che è dominante e in qualche modo avvalora il ruolo repressivo della madre: ne Il cigno nero c'è la danza a svolgere lo stesso ruolo essendo, nell'ambito dell'arte, una forma rigorosa che sublima nell'ascetismo... In entrambe la protagonista reprimendo le pulsioni sessuali reprime anche una dote naturale... Insomma il corpo femminile viene comunque martirizzato e l'analogia non è certo visiva ma concettuale e narrativa. Inoltre credo che l'impostazione orrorifica data da Aronofsky ad un film melodrammatico e l'impostazione melodrammatica data a un horror da De Palma rafforzino il parallelismo ;)
    Ultima modifica: 13/10/11 19:55 da Rebis
  • Didda23 • 11/01/12 13:12
    Compilatore d’emergenza - 5797 interventi
    Ma quanto è innamorato del proprio ego Aronofsky?

    Il successo di The Wrestler deve avergli dato alla testa: l'opera veramente ambiziosa, mostra ben presto le proprie fragilità soprattutto nella totale prevedibilità dello svolgimento della narrazione.

    Il simbolismo elementare e l'analisi semplicistica di causa-effetto, sono elementi oltremodo fastidiosi.

    Aronofsky si crede grande e si prende il lusso di citarsi: come in The Wrestler, quante cazzo di volte segue la protagonista girata di spalle?

    I numeri li possiede, dovrebbe solo farsi un bagno d'umiltà.
  • Zender • 11/01/12 13:41
    Capo scrivano - 47782 interventi
    Pensa se gli avrà dato alla testa il successo di Wrestler quanto gliene può dare questo... Il prossimo film prevedo che si metterà lui di spalle e si farà seguire per tutto il film.
  • Didda23 • 11/01/12 13:57
    Compilatore d’emergenza - 5797 interventi
    Bella questa. Doveva crearsi un marchio di fabbrica. Un pò come le carrellate infinite di Wes Anderson.
  • Disorder • 11/01/12 15:42
    Call center Davinotti - 380 interventi
    Didda23 ebbe a dire:
    Ma quanto è innamorato del proprio ego Aronofsky?

    Il successo di The Wrestler deve avergli dato alla testa: l'opera veramente ambiziosa, mostra ben presto le proprie fragilità soprattutto nella totale prevedibilità dello svolgimento della narrazione.

    Il simbolismo elementare e l'analisi semplicistica di causa-effetto, sono elementi oltremodo fastidiosi.

    Aronofsky si crede grande e si prende il lusso di citarsi: come in The Wrestler, quante cazzo di volte segue la protagonista girata di spalle?

    I numeri li possiede, dovrebbe solo farsi un bagno d'umiltà.


    Stimo molto Aronofsky, ma concordo su quasi tutto.
    Per me con questo film, che comunque ho molto apprezzato, è arrivato ad un punto di non ritorno: finora ha fatto film molto belli a mio parere ma praticamente tutti uguali, sia stilisticamente che come tematiche.
    Ha acquisito esperienza, ha affinato la tecnica, ha avuto a disposizione attori sempre più blasonati ma ha rifatto sempre lo stesso film. Il prossimo potrebbe essere un disastro, perchè oltre un certo limite non puoi andare.

    Mi sa che se non torna coi piedi per terra il buon Darren rischia di fare (artisticamente) una fine simile a quella dei protagonisti dei suoi film!
  • Buiomega71 • 3/12/22 10:30
    Consigliere - 25998 interventi
    Totalmente e indissolubilmente aronoskyano, immerso in una New York caliginosa e incubotica (vero pezzo forte del film), fiaba oscura sulla repressione sessuale e i suoi derivati, stati di allucinazione progressiva che vanno sempre più a fondo, fino ad un finale di rara potenza visiva.

    Etoile di Del Monte non è passato invano, Eva contro Eva come punto di riferimento, le viscerali e terrifiche visioni metropolitane dell'Adrian Lyne di Allucinazione perversa, una discesa negli inferi del proprio lato oscuro che sconfina nel body horror più estremo (la pelle che viene via come l'unghia di Brundlemosca, gli specchi bramosi che riflettono l' immagine distorta, la ferita sulla scapola che sanguina, le gambe grottescamente spezzate, le dita dei piedi unite, lo scrocchio dei piedi sulle punte, la mutazione antropomorfa sul parco la sera della prima, le piume nere che fuoriescono dalla pelle), fino a sprofondare nell'horror tout court (quello che resta di Wynona Ryder e le guance prese violentemente a staffilate, le gambe martoriate con impressionanti cicatrici cronenberghiane, i dipinti che sghignazzano e chiamano il tuo nome, la straordinaria e craveniana sequenza della vasca da bagno, il vecchio maniaco sulla metro, la furibonda lotta femminea contro lo specchio, la scheggia di vetro conficcata nello stomaco, il sangue che cola fuori da sotto la porta del bagno, il collo che si allunga mostruosamente) e poi quell'ultimo, mortifero, meraviglioso balletto prima della caduta nell'eternità.

    Il gettare via i peluche, il toccarsi a letto (Nina chiusa nella sua stanzetta e tutto il mondo fuori) ma con la madre sempre vigile e castratrice che spezza l'incanto del sesso solitario, il lesbismo come chimera del lasciarsi andare ai sensi, la raffinata citazione a Suspiria (Cassel e la Portman che discutono seduti nella piazzetta, alle spalle di una fontana, sull'incidente ai danni della Ryder) e su tutti la figura terrifica di mamma Hershey (perchè a lei niente candidatura per la miglior attrice non protagonista?) dagli inquietanti e ferini cambi d'umore repentini (la torta).

    Nettamente superiore all'Albero della vita, ma inferiore a quella follia distruttiva che è Madre, dove Aronofsky ricerca un cinema più mainstream, più accessibile a tutti, ma con il suo inconfondibile stile (che, giustamente, come ogni grande autore, divide nettamente) spostando il mondo della danza al centro del racconto (come farà Guadagnino con il suo Suspiria) dove il ballo, in primis, è sofferenza continua :sudore, sangue, carne, contornandolo di paure ancestrali e di pura e lucida follia uterina.

    Unico neo dell'opera aronofskyana è il senso di prevedibilità che avvolge già dai primi minuti (e come se, prima di vedere il film, qualcuno te lo abbia già raccontato), e tutto succede secondo i piani prestabiliti, senza un vero e proprio colpo di scena

    SPOILER

    Si intuisce già che l'acerrima nemica di Nina è se stessa, che quello che le succede è solo dentro il suo squilibrio mentale (il rapporto omosessuale con Lily, la lotta finale con omicidio) e che si stà mutando nel cigno nero, risveglio brusco del suo lato tenebroso e represso.

    FINE SPOILER

    Ma tolto l'aspetto "convenzionale" (che, però, non sminuisce il film, perchè di una bellezza visiva estasiante e di alcuni momenti shock che vanno a segno) e la cupezza dell'insieme, tipica dell'autore di P greco a rapire e a ammaliare come un sortilegio (aggiungendoci l'alienazione metropolitana di cui Aronosfsky è maestro).

    Qualche bruttarello effetto in CG non inficia più di tanto questa favola nerissima e catramosa, fino a toccare vertici di pura poesia  cinematografica (la macchia di sangue che si espande sul candore bianco del glitter body)  nel meraviglioso e onirico ultimo spettacolo.

    La mia bambina
    Ultima modifica: 3/12/22 15:35 da Buiomega71