Discussioni su Il boom - Film (1963)

DISCUSSIONE GENERALE

9 post
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  • Gugly • 23/03/08 21:58
    Portaborse - 4710 interventi
    Questo film mi ha fatto paura più de I mostri, ma mica perchè il protagonista si vende un occhio...siamo veramente il paese descritto da Tomasi di Lampedusa, è rimasto tutto uguale anche se è cambiato tutto.
    Basta leggere sui quotidiani delle ragazzine di 13-14 anni che si vendono ai coetanei per una ricarica al cellulare. Forse sono le nipotine di Alberti....
    a livello filmico, riguardo a questo film ho trovato qualche somiglianza tra l'interpretazione di Sordi e quella di Christian de Sica in " Compagni di scuola": la cifra stilistica di richiesta soldi al prossimo mi sembra perlomeno ispirata dal film più vecchio.
    Ultima modifica: 24/03/08 17:26 da Gugly
  • Zender • 24/03/08 09:53
    Capo scrivano - 47768 interventi
    Concordo: IL BOOM è veramente agghiacciante, molto più dei Mostri che in fondo conserva ancora parecchio della commedia e del gusto di sorridere su vizi e virtù degli italiani. Quanto al parallelo con il De Sica made in Verdone ci dovrei pensare. Non ricordo sufficientemente bene IL BOOM, in questo momento.
  • Gugly • 24/03/08 10:11
    Portaborse - 4710 interventi
    anche la musica è molto azzeccata: un motivetto allegro e quasi estivo che fa da contrappunto al protagonista che non sa più dove sbattere la testa. Ah, e non dimentichiamo la scena in cui lui racconta la barzelletta e tutti fanno il piedino a tutti, anche se questo tema moralista è solo sfiorato di passaggio.
  • Il Dandi • 29/07/10 13:11
    Segretario - 1488 interventi
    Complimenti a Ellerre per i campi da tennis! Ma sono gli stessi del Profumo della signora in nero?
  • Zender • 29/07/10 16:04
    Capo scrivano - 47768 interventi
    Questo possiamo magari chiederlo a Andygx, visto che la Signora è una sua ex...
  • Andygx • 2/08/10 21:28
    Disoccupato - 2382 interventi
    Il campo da tennis non sembra lo stesso: troppa vegetazione attorno!

    Da "Il profumo della signora in nero"...

    Ultima modifica: 3/08/10 11:44 da Zender
  • Raremirko • 20/01/19 22:05
    Call center Davinotti - 3862 interventi
    Un De Sica anomalo ed al suo meglio, che in soli 84 minuti dice tutto e pure al meglio, usando un Sordi fenomenale.

    Colpisce ancora dopo più di 50 anni, colpisce ancora bene (le scene con l'occhio, o anche la mentalità alla base), l'atmosfera che tira è pesantina e non concordo con chi dice che il film è lento.

    Tirando le somme, mi sa che il boom abbia fatto più male che bene.

    E, si, l'italiano medio non cambia mai; ottimo anche lo script di Zavattini.

    Film agghiacciante anche perchè vero.
  • Buiomega71 • 28/08/20 10:48
    Consigliere - 25985 interventi
    Rassegna estiva: Italian Graffiti d'agosto 

    Unico nel suo genere, incredibilmente sorprendente (credevo di assistere ad una commedia agrodolce tipica del periodo e mi ritrovo tutt'altro), cinico, cattivissimo, surreale, grottesco e allucinato apologo batailleiano di una cattiveria che rasenta la crudeltà.

    De Sica è narratore straordinario, disincantato, intensissimo, vero e proprio genio del surrealismo (lo script non avrebbe sfigurato in un opera di Marco Ferreri), che con sorriso beffardo racconta delle meschinità, delle miserie, delle umiliazioni di un Sordi in uno dei suoi ruoli migliori, azzecando momenti cultissimi, tra un twist e un hully gully, sempre in bilico tra farsa amarissima e realismo lancinante.

    Il film si apre già con l'irresistibile motivetto tormentone "Wheels", e De Sica già proietta lo spettatore nell'italia del boom, con le sue menzogne e le sue manie di grandezza, per poi sfociare nella follia, in un prefinale quasi parafantascientifico che fa orbitare il film in una dimensione incubotica e stralunata.

    In mezzo feste e bagordi post Dolce vita (la straordinaria sequenza dei piedini fatti sotto il tavolo, tra sfilar di scarpette femminili e facce goduriose) dove Sordi , ubriaco, sbrocca in un momento di gran cinema  da tramandare ai posteri, vomitando cattiverie e spiattelando in faccia ai suoi ospiti -finti amici- la cruda verità, in una parentesi di meraviglioso cinismo (mi son venuti in mente gli sbotti facsimili, al party, di Burke Dennings nell' Esorcista), mogli venali e pretenziose, palazzi in costruzione (dove ci scappa pure il morto) e squallide arrampicature sociali.

    E De Sica rincara la dose con i marchettari in piazza , la parola "froci" (rara da sentire in un film dell'epoca), il diabolico patto faustiano con la terribile mater della Nicolai (e di momenti da antologia come la scelta dei bidet o Sordi che, all'inizio, crede che la maliarda voglia fare sesso con lui, in realtà la posta in gioco è ben più terrificante e decisamente più inquietante), e i crucci, che pian piano diventano paure e angoscia, di Sordi che trasmettono ansia anche nello spettatore (l'amarissimo momento della telefonata disperata alla moglie nella cabina telefonica, il panico che attanaglia Sordi una volta entrato nella sala operatoria).

    Andirivieni di situazioni nerissime e angustiose (la visita dall'oculista che sembra una pre cura Ludovico di kubrickiana memoria, Sordi che giocherella con l'occhio di vetro ripreso dalla Nicolai come se fosse un bambino, la cifra da pattuire per il macabro accordo con Sordi che se ne esce con "un miliardo!", dove prima cade il gelo, eppoi le crasse risate della coppia offerente, la fuga di Sordi in ascensore, il suo costante  e umiliante chiedere prestiti a chiunque, l'espressione impietrita e inebetita di Sordi quando la Nicolai le fa la proposta indecente e raccapricciante, la processione verso la basilica a piedi nudi, le rovinose cadute di Sordi con in mano l'ombrello e quella del fantino ) in una delle opere più originali e bizzarre del nostro cinema che fu.

    Particina per la Buccella nei succinti panni della provocante segretaria dello "strozzino" e la matrona della Nicolai è un incubo ossessivo tra fredezza implacabile e sulfurea capacità di convizione.

    Come sempre di rara suggestione la fotografia dell'immenso Armando Nannuzzi.

    Semplicemente e beffardamente geniale.
    Ultima modifica: 28/08/20 21:01 da Buiomega71
  • Alex75 • 7/07/22 13:56
    Call center Davinotti - 709 interventi
    Credo che questo film di De Sica sia la rappresentazione più cinica e riuscita (con risvolti inevitabilmente drammatici sotto l'atmosfera apparentemente leggera) della diffusa tendenza a vivere al di sopra dei propri mezzi e delle proprie capacità, anche spendendo "un occhio della testa" (espressione che mi è venuta spontanea assistendo alle vicende di Giovanni Alberti) per dimostrare di essere quel che non si è e per poter ostentare un prestigio con cui si cerca di supplire alla mancanza di altre qualità (prestigio che, peraltro, visto lo squallore e il materialismo gretto dell'ambiente in cui Alberti cerca di inserirsi, non sembra gran cosa, almeno ai miei occhi).
    Ultima modifica: 7/07/22 13:56 da Alex75