Discussioni su Hors satan - Film (2011)

  • TITOLO INSERITO IL GIORNO 2/11/12 DAL BENEMERITO LUCIUS
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  • Grande esempio di cinema:
    Pinhead80
  • Davvero notevole!:
    Buiomega71
  • Non male, dopotutto:
    Lucius, Cotola

DISCUSSIONE GENERALE

5 post
  • Se ti va di discutere di questo film e leggi ancora solo questa scritta parti pure tu per primo: clicca su RISPONDI, scrivi e invia. Può essere che a qualcuno interessi la tua riflessione e ti risponda a sua volta (ma anche no, noi non possiamo saperlo).
  • Buiomega71 • 26/11/12 18:29
    Consigliere - 25998 interventi
    Lucius, mi sono accattato su Amazon il dvd francese (senza sub) della Pyramide Video, perchè se aspetto che esca in Italia faccio il 2097 (e un Dumont non mi deve assolutamente mancare)

    Leggo in giro che il film ha pochissimi dialoghi...Confermi?
  • Lucius • 26/11/12 19:49
    Scrivano - 9051 interventi
    Si, confermo.
  • Buiomega71 • 26/11/12 20:00
    Consigliere - 25998 interventi
    Lucius ebbe a dire:
    Si, confermo.

    Grazie Lucius, gentilissimo.
  • Didda23 • 26/11/12 23:26
    Compilatore d’emergenza - 5797 interventi
    Visto che mi ricordavo giusto,Buio.
  • Buiomega71 • 17/10/20 10:22
    Consigliere - 25998 interventi
    Ostico Dumont, impenetrabile , zeppo di simbolismi, di una narrazione che può prendere per sfinimento (lunghi silenzi, panoramiche infinite, ripetizione di gesti e situazioni che sembrano dirottare verso il nulla, assenza totale della colonna sonora, dialoghi ridotti al minimo sindacale, campi lunghissimi dove i personaggi si fanno sempre più minuscoli, inghiottiti dalla meravigliosa bellezza della natura circostante fino alle elissi in nero), ma per chi conosce lo stile rigoroso dell'autore dell'Umanità, questo Fuori da Satana ripaga immensamente dalla "sofferta" visione (non perchè sia noioso, ma perchè, come al suo solito, Dumont colpisce sotto la cintola, in un intensità drammaturgica così rara da vedere al cinema oggidì-forse , come lui, solo Lars von Trier-), dove la natura fa da sfondo ad una parabola anticristiana di spietato e crudele livore.

    Un paesino sperduto in mezzo al nulla, di un'alienazione che sembra uscita da un ipotetico dopo bomba, uno strano viandante che pare abbia doti curative (forse il diavolo, forse Dio, forse il bene, forse il male), una ragazza abusata dal padre, i fuochi appiccati, le strane preghiere verso il cielo, la pioggia, i vari-e pochi-personaggi dai tratti sgradevoli, puramente anticinematografici e antiestetici,  che gravitano intorno a questo sintomatico mistero, che parla di solitudine, di miracoli, di possessioni demoniache (forse) e di resurrezioni.

    Il pellegrinare del vagabondo guaritore (parente alla lontana del Marins di Finis Hominis), dalle unghie delle mani mal curate, lunghe e sporche, dai tratti somatici sgraziati e dalla mancanza di alcuni denti, si ammanta di ipnotismo e si carica di santità dannata, nel bighellonare tra arbusti, sentieretti, boschi e boschetti, desolanti appezzamenti di terreno fino ad arrivare al mare, con la giovane ragazza che pare essere innamorata di lui, tra fattorie intrisi di squallore, sorsate di caffèlatte intingendoci il pane, immensi campi brulli con le mucche al pascolo, incendi visti da lontano, attraversamenti di canali d'acqua ristagnante che sembrano evangeliche camminate sulle acque, vera e propria  prova di fede , stradine di campagna, un cielo nuvoloso, plumbeo e minaccioso (di incredibile bellezza le immagini, quasi dei tableaux vivants, dove la fotografia di Yves Cape dona una meraviglia quasi estasiatica), la mostruosità quasi grottesca degli abitanti e di chi passa di là (un torvo individuo con il suo cane, la madre, la viaggiatrice alla Senza tetto nè legge, i gendarmi, la madre della ragazzina posseduta dal male, lo spasimante della ragazza) e dove nessuno ha un nome di battesimo (se non solo il cane).

    E , nella desolante terra di mezzo, Dumont (come da sua somma poetica) non si risparmia in colpi bassi: una ragazzina che sembra posseduta (pisciandosi addosso) viene esorcizzata da un lungo bacio dagli acri sapori pedofili, un cerbiatto agonizzante viene preso a sassate sul muso, un uomo preso a bastonate in un bosco, un'improvvisa fucilata nel granaio al padre padrone, e, last but not least una delle sequenze più disgustose di cui ho assistito ultimamente in un film, la orrenda escursionista, con zaino in spalla, che si denuda completamente ( folti peli sulle ascelle e lì in un nudo integrale tra i più terrificanti mai visti) e che si concede al guaritore, nel mentre della ributtante copula lei ha una crisi epilettica, lui le beve la bava che le esce copiosamente dalla bocca, eppoi una purificazione nell'acqua del fiume.

    Poi c'è un cadavere nel bosco, uno stupro con omicidio, e l'opera dumontiana prende derive arcane, ancestrali e ultraterrene, come se Cimitero vivente fosse stato diretto da Bresson.

    Non per tutti i gusti certamente, Dumont si ama o si odia e non ci sono vie di mezzo, ma che lascia un segno indellebile, dove l'indecifrabile e l'astruso lascia il posto a tocchi di blasfemia notevoli.

    Cinema arduo quello di Dumont (Dreyer, Herzog, Pialat, Bresson i numi tutelari della poetica dumontiana, almeno, in questo frangente), di una cifra stitlistica prettamente autoriale, ma che sa donare squarci di altissimo lirismo e parentesi di repulsione che restano marchiate a fuoco.

    Bravissima Alexandra Lematre, novella Lazzara che difficilmente si dimentica.

    Meno pregnante e rabbioso di 29 Palms, ma resta una delle vette più lancinanti e "estreme" di questo formidabile, geniale , appartato e personalissimo autore.

    Da noi, per ora, colpevolmente mai distribuito (per recuperarlo, il sottoscritto, ha dovuto affidarsi al dvd francese della Pyramide)

    Chi cerca qualcosa di completamente diverso potrà trovare pane per i suoi denti, a patto di fare i conti con l'universo prettamente antispettacolare dumontiano.

    Ultima modifica: 17/10/20 14:11 da Buiomega71