Discussioni su Fuga d'inverno - Film (1984)

  • TITOLO INSERITO IL GIORNO 14/11/14 DAL BENEMERITO BUIOMEGA71
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    Buiomega71

DISCUSSIONE GENERALE

2 post
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  • Buiomega71 • 14/11/14 10:35
    Consigliere - 25999 interventi
    Non che la Armstrong mi abbia mai ispirato (nella sua filmografia non c'è un film che mi attizzi più di tanto: Piccole Donne? Oscar & Lucinda ?), ma nella mia lunga stagione dedicata al "cinema donna" non poteva mancare la regista australiana (anche perchè avevo questo solo suo film in videoteca privata), temendo comunque un polpettone noioso e convenzionale...

    Sospetto che poi e risultato fondato durante lo scorrere del film

    Seppur supportata dalle sonorità di Mark Isham (uno dei mie compositori preferiti) che ha volte ricordavano quelle di The Hitcher (soprattutto sulle immagini iniziali con le riprese in esterni gelidi del carcere) e dall'elegante fotografia di Russell Boyd (mica bruscolette), dalla impeccabile ricostruzione d'epoca della Pittsburgh dei primi del novecento (scenografie di Luciana Arrighi, niente meno...) e da alcuni scorci innevati di boschi e fattorie, la regista australiana non emoziona praticamente mai, svolgendo il compitino (al suo primo film americano) con professionalità anonima e stucchevole, regalando solo sbadigli e una narrazione pedante e insulsa

    La prima ora buona, poi, e di un narcolettico quasi insopportabile, con letture dei brani della bibbia (l'apocalisse, il vangelo secondo Luca), frasi pompose da polpettone in rosa (gli scritti di Gibson carcerato, alcuni dialoghi tra la Keaton e Gibson) e frivolezze da romanzetto Harmony (la Keaton che si innamora del bel tenebroso Gibson come una ragazzetta)

    Nel mezzo scenette familiari che manco Piccole Donne (e la Armstrong , già quì, risultava la regista perfetta per -ri-portare sullo schermo il romanzo di Louisa May Alcott) e omaggi (più o meno velati) al cinema di Ingmar Bergman (il natale a casa, il gioco di scivolare giù per le scale)

    Poi comincia la fuga dell'evasione dal carcere di Gibson con il fratello Modine a cui si aggrega la Keaton (che gli ha aiutati a evadere), sia mai che nel 1901 una pia madre di famiglia, devota al signore e moglie del rispettato direttore del carcere, si aggreghi a due delinquenti condannati alla pena capitale perchè innamorata persa del bel Gibson (unica nota femminista di una regista interessata alla donna che scardina le regole di una società irreprensibile e bigotta)

    E tra schermagliette amorose e fughe sui treni e sulla slitta (ma la coppia Gibson/Keaton non funziona quasi mai e non regala nessuna alchimia), si ritrovano il futuro "patrigno" Terry O'Quinn a darle la caccia con un esercito di cacciatori di taglie alle costole

    E qui muta in un simil western tra le nevi del nord (che faceva venire in mente, ma più per atmosfere, il Caccia Selvaggia di Peter Hunt), sino al tragico (e scontato) finale

    Insomma, la quint'essenza della banalità , col ritmo di un tv movie pomeridiano, classico film dove si intuisce tutto ancor prima di vederlo e non regala nessuna sorpresa e nessun coinvolgimento emotivo

    La Armstrong, poi, ci infila alcuni momenti nonsense che sfiorano l'assurdo ( Gibson a faccia a faccia con un cacciatore di taglie in mezzo alla neve. Gibson: "Ora ti devo colpire" e le sbatte il calcio del fucile sulla capoccia. Gibson: "Sei svenuto?", il cacciatore di taglie: "Più o meno...")

    Una lussuosa confenzione che contiene il nulla, filmetto per signore attempate in cerca di romanticherie a buon mercato.

    Giustamente (per una volta) finito dritto dritto del dimenticatoio
    Ultima modifica: 14/11/14 17:58 da Buiomega71
  • Buiomega71 • 14/11/14 11:41
    Consigliere - 25999 interventi
    Gillian Armstrong sul set

    http://www.sensesofcinema.com/wp-content/uploads/images/directors/02/22/armstrong1.jpg