Discussioni su Frenesie erotiche di una ninfomane - Film (1977)

  • TITOLO INSERITO IL GIORNO 8/10/15 DAL BENEMERITO GIùAN
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  • Non male, dopotutto:
    Giùan
  • Scarso, ma qualcosina da salvare c’è:
    Trivex
  • Gravemente insufficiente!:
    Buiomega71

DISCUSSIONE GENERALE

1 post
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  • Buiomega71 • 16/08/18 10:43
    Consigliere - 25998 interventi
    Sadisterotica-L'estate torbida dello tio Jess

    L'inizio faceva ben sperare in uno dei Franco migliori: due donne nude con indosso delle maschere mimano una specie di teatro kabuki al ritmo di sitan in un locale, poi una ragazza nuda e incatenata al letto (Karine Gambier), chiusa da sbarre automatiche, in balia di una sorella ninfomane (Pamela Stanford) che si eccita vedendola alle prese con gli stalloni di turno che si porta nel suo kitshissimo appartamento

    Mi sono detto, ecco un Mafù visto sotto l'ottica franchiana, che perverse meraviglie, con un incipit del genere, saprà dispensarmi il caro, vecchio, tio Jess?

    Niente di più sbagliato, perchè il filmaccio va a remengo quasi subito, mostrando senza ritegno il suo basso livello e la sua misera consistenza da pornazzo da bancarella

    Una serie di copule (etero/lesbo) che vanno avanti (noiosamente) con il pilota automatico, con la Stanford (infoiatissima per tutto il film) che non fa altro che scopazzare a destra e a manca (con la sua schiava/domestica, con il dottore di Jack Taylor, con i gigolò che rimorchia nei bar, e o in solitaria con una candela a mo di dildo, mentre assiste alle fornicazioni della sorella legata a letto-quando non si fa aiutare sessualmente dalla sua schiava domestica-) e non di meno sono la Gambier, la Moser e la Graf, in un sussegguirsi senza senso di ammucchiate, fellatio, 69, slappate saffo, voyeurismo, sesso a tre e chi più ne ha più ne metta

    La mano dello tio si fa fatica a cogliere (se non in alcuni riverberi) e sempra più un opera del suo produttore (Erwin Dietrich), in un andirivieni di congiunzioni carnali che oscillano tra il soft spinto e la pura pornografia (giochi con lo champagne inclusi), con un subpolt da giallo lenziano tanto risibile quanto inutile

    Franco si scorge all'inizio, nei flashback di Milicent (Karine Gambier), ogni riferimento all'episodio di Trilogia del terrore è puramente casuale, abusata da bambina, assistendo alla ninfomania della sorella, in alcuni scorci sul ponticello o in piscina con la Graf (gran bella donna comunque, che nella sequenza migliore del film si avvicina alla Gambier legata "armata" di vibratore, mentre la Stanford se la spassa con la domestica francese a suon di slinguazzate), nella parvenza della schizofrenia ninfomaniaca di Milicent indotta dalla sorella a furia di iniezioni erotizzanti che le somministra il dottore di Jack Taylor, la Gambier davanti allo specchio che si mette il rossetto, il resto ha la triste consistenza di un filmetto a luci rosse, con momenti di pesante umorismo teutonico che manco Gunter Otto (Taylor, la Stanford e la Moser che , nudissimi, brindano a letto con lo champagne) e un finale tra i più atroci e improponibili mai filmati dallo tio.

    Un fesso col giubetto di Niki Lauda (sic!) che dovrebbe essere "l'eroe" (comicissimo) della situazione, piaceri saffo (la Gambier e la Graf) sul bagnasciuga che nemmeno negli esoticierotici massaccesiani, la Stanford ridotta a una Karin Schubert qualsiasi di qualsiasi pornacchio nostrano, che se non fa la sporcacciona sbraita con la patonza all'aria seduta sulla sedia di vimini emmanuellesca (distante anni luce dall'abbaglio stregonesco e meraviglioso franchiano di Lorna), Jack Taylor mal sfruttatto (per parlare dei sodali dello tio) e pure ignobilmente nudo con lo "spaghetto" scotto , una carrellata di rozzi gigolò uno più brutto dell'altro (con il biondone che e un misto tra un orango e un cencioso "terminator" alla Frank Zagarino ante litteram, per non parlare dell'orrendo Giglio, che sprizza taurina e beota "italianità" e che mentre se la fa con la Gambier piglia pure un'infarto-mix tristissimo di umorismo macabro e pochezza narrativa-), donne smaniose (ma la Graf meriterebbe, unica vera figura "franchiana" del lotto femmineo) che c'hanno sempre voglia e lo fanno dovunque con chiunque, per poi , ciliegiena sulla torta, arrivare al momento scult in cui il dottore di Jack Taylor infila il termometro nel sederino della Gambier, regalando l'apoteosi del trash che nemmeno le commediacce teutoniche pesantissime di Franz Marischka

    La Gambier non ha un grammo del fascino perverso della Romay (che in questo semi disastro è stata, fortunamente, risparmiata), e non fa altro che smaniare legata al letto o a gironzolare nuda (quando non copula, come la sorella, come tutte le altre) per casa

    Non mi bastano i tacconi e gli autoreggenti che indossano le attrici , non mi appagano le scopacchiate se sono buttate lì un tanto al kilo, non c'è lo tio Jess (o almeno quello che amo, quello che mi stava abbituando a ben altro), non c'è il suo sadismo, il suo onirismo, la sua dimensione surreale, la sua vena sadisterotica, l'atmosfera torbida e malata che solo il suo estro-quando è ispiratissimo-sa impartire. Non mi basta la sua scopofilia se poi devo assistere a una carrellata di sesso senza senso

    Questo non è il Franco che amo, questo è solo uno pseudopornazzo dal terribile sentore tamocco , dove a farla da padrone è il suo produttore (lo stile si avvicina di più al Dietrich touch che nemmeno allo tio Jess) con parecchi "attori" della sua scuderia a spradoneggiare.

    Franco non appare nemmeno in un ruolo cameo (e posso capire il perchè)

    Vedendo il film mi facevo solo una domanda, come abbia affrontato la censura italiana tutto questo felice andar di copule, che tiene via praticamente tutto il film

    Non male, al contrario, le musiche di Walter Baumgartne, anche se me ne faccio molto poco

    Lo tio Jess, ahimè, non abita più qui.
    Ultima modifica: 16/08/18 19:20 da Buiomega71