Discussioni su Évolution - Film (2015)

DISCUSSIONE GENERALE

1 post
  • Se ti va di discutere di questo film e leggi ancora solo questa scritta parti pure tu per primo: clicca su RISPONDI, scrivi e invia. Può essere che a qualcuno interessi la tua riflessione e ti risponda a sua volta (ma anche no, noi non possiamo saperlo).
  • Buiomega71 • 26/06/21 10:06
    Consigliere - 25998 interventi
    E' difficile non restare ammaliati e rapiti dalla suggestione ipnotica che emana questa seconda pellicola della compagna di Gaspar Noè, dove il ritmo dilatato (dai più chiamato lentezza) va di pari passo con il mistero (sempre più fitto), l'inquietudine e un'atmosfera disturbante che avvolge tra le sue spire acquose e umidiccie.

    Ancora l'adolescenza di Innocence (questa volta virata al maschile), ancora una specie di prigione che tiene con sè l'impossibilità di crescere, ancora il lato oscuro e spesso agghiacciante della favola nera (quì nerissima), ancora derive nella pedofilia e ancora una chiusa nella città dei balocchi (questa volta vista come un fuoco da lontano).

    Più criptico e astruso della sua versione di "Mine-haha", dove assume i tratti di un documentario subacqueo (se si rischia l'abbiocco vengono incontro le stupefacenti immagini di Manu Dacosse), dove gli uomini adulti sono banditi dalla faccia della terra  e le donne (gelide e inquietanti figlie di Nettuno) assomigliano tutte a Tilda Swinton.

    L'intelaiatura è praticamente quella di Innocence, ma via le ragazzine in preda ai primi richiami sessuali e dentro bambini "gestanti", fuori dal bosco incantato e dal collegio fatato, questa volta, l'isola che non c'è, un ospedale andato in necrosi che mette i brividi solo a vederlo dal di fuori e ritualità orgiastiche femminee notturne che odorano di sabba e paganità divine lovecraftiane.

    Metaforico (forse anche troppo), incubotico, che congela la dimensione spazio tempo restando in un limbo tanto sonnacchioso quanto terrificante, dove la sua autrice dal cognome impronunciabile oltre che avere un'occhio estetico da mozzare il fiato, si chiude su sè stessa e se ne frega di dettami lineari e del pubblico di bocca buona che vuole essere accompagnato per mano, in questa isola delle donne pesce dove avvengono misteriosi (e disturbanti) innesti "ittici" rirproduttivi alla dottor Moreau (ma sarebbe meglio dire dottoresse), di chirurgia sperimentale sui corpicini inermi dei ragazzini (quasi sempre a torso nudo), dove le donne hanno ventose carnose sulla schiena, come escrescenze tumorali cronenberghiane, come se fossero le creature marine di Dagon, dove si assiste in religioso silenzio a tagli cesarei da mondo movie, dove i ragazzini sono immersi in vasche amniotiche e semi incoscienti, oppure vomitano sangue e nella fiera delle atrocità il delirante risultato della "maternità maschile", disgustosi neonati alla stregua di Horror Baby che si nutrono e bocchecciano nel liquido amniotico.

    I disegnini che Nicolas scarabocchia sul suo piccolo block notes (remasugli di una vita passata? I ragazzini sono stati rapiti da queste sirene malevole che cercano la riproduzione della specie nei corpi non ancora evoluti dei piccoli maschietti?) figure che non esistono sull'isola (una macchinina, una ruota da luna park, una donna dai capelli rossi, una giraffa, un cavallo a dondolo), dove le stelle marine hanno un significato simbolico quasi divino (Nicolas, per rabbia, ne prende una a sassate), dove una coltre di profana religiostà alla The Wicker man si dipana nei freddi non sentimenti stile ultracorpi di queste strane madri anaffettive tutte uguali (così simili a delle streghe), che di notte escono dalle loro casette, lanterna alla mano, per recarsi alla festa di Cthulhu in riva al mar.

    Opera non necessariamente per tutti, prettamente sensoriale, insondabile, di difficile collocazione e di non facile distribuzione (e fruizione), dove la Lucille mischia l'autorialità più estrema al cinema di genere, tocchi delicati a momenti sgradevoli (il mostruoso e yuzniano crostaceo sepolto dai ragazzini, gli aborti sanguinolenti cronenberghiani nella vaschetta di metallo), narrazione di non facile comprensione e l'elemento acqua che avvolge funesta ogni cosa, intingendo il tutto in un acquosa e putrida fiaba fatta di ragazzini cavie, donne mostruose, concepimenti contronatura, analisi e operazioni chrirurgiche, nosocomi ben poco accoglienti, cadaveri in via di decomposizone sul fondo del mare e città dei bambini perduti.

    Da noi la Hadzihalilovic proprio non attecchisce, e come Innocence anche questo non ha visto la luce sul suolo italico.
    Notevole (anche per la qualità dell'immagine) il dvd francese della Potemkine, che, nonostane i dialoghi siano ridotti all'osso, presenta pure i sub francesi per non udenti e include un intervista di 33 minuti alla sua regista e al direttore della fotografia.

    L'evoluzione (o la crescita) secondo Lucille e una diversa rappresentazione sulla maternità e sul mito dei misteri del mare (e delle sue creature) che, a volte, col senno di poi, pare abbia dato qualche scintilla creativa a Robert Eggers per il suo The Lighthouse

    Da maneggiare con cura e da affrontare a mente libera.
    Ultima modifica: 26/06/21 17:04 da Buiomega71