Discussioni su Estate violenta - Film (1959)

DISCUSSIONE GENERALE

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  • Buiomega71 • 13/08/20 09:53
    Consigliere - 25934 interventi
    Rassegna estiva: Italian Graffiti d'agosto 

    Opera potente  e passionale quella di Zurlini, tra i più grandi registi del nostro cinema che fu.

    La sua , in parte, autobiografica Estate violenta è di una forza emotiva e trascinante da lasciare senza fiato (suggestive, poi, le location riminensi), con una prima parte a dir poco bellissima e intensissima, dove sembra di assistere ad un balnear giovanilistico intinto nel melò più turgido, tra comitive di giovani e divertimenti spensierati, amori sofferti e tormentati che nascono, amoretti estivi che finiscono.

    Poi arriva la magica serata nella villa (che nulla ha da invidiare al cinema americano), con balli, gelosie, magnifici giochi di sguardi, baci appassionati nel grande giardino, tutto sulle note di "Temptation", dove la regia di Zurlini regala meraviglie e squarci di immensa intensità.

    La seconda parte diventa ruvida, crudele, spigolosa (straordinario Enrico Maria Salerno nella sua viscerale performance "mussoliniana" del gerarca fascista), si tinge di riverberi noir fino all'impietoso finale dell'attacco aereo alla ferrovia, tra le sequenze di guerra più realistiche, dolorose e impressionanti mai girate (i colpi di mitragliatrice che solcano il terreno, bambine e donne falciate dai proiettili, il pandemonio dei bombardamenti, la ragazza, nascosta sotto i vagoni del treno, tra la gente ammassata, che ha una crisi isterica di paura) e ad una chiusa tanto lancinante quanto necessaria (difficile dimenticarsi dello sguardo e del volto di Trintignant in quell'ultima sequenza).

    Nel mezzo Zurlini dona suggestivi richiami gotici (i giardinetti e le case chiuse dentro a enormi cancellate in una Riccione ora esotica, ora minacciosa, ora trasognata), echi crepuscolari (Carlo e Roberta che si abbracciano, sdraiati, sulla spiaggia al tramonto, spendendo parole per un amore già in partenza impossibile) splendidi attimi di gran cinema (la cantante che canta Tango del mare nel baretto all'aperto, la folla inferocita che entra nella casa del fascio buttando giù il busto del Duce, il coro degli alpini sul treno, Carlo e Roberta sulla spiaggia del grande hotel di Riccione pizzicati dai soldati, l'addio a Maddalena alla stazione di Riccione, le luci del cinema che si accendono all'improvviso, quelle del circo che si spengono).

    Inutile, poi, soffermarsi sulla magnifica performance della Rossi Drago (che in certe inquadrature assomiglia a Ingrid Bergman), su Trintignant in uno dei suoi ruoli migliori, alla bellezza della Sassard (che si crogiola nella gelosia) a quella della Ranchi (la sua Maddalena "istrice" pare uscita dritta dritta da un melò americano), fino all'austerità algida della Brignone (la madre di Roberta).

    Con grande maestria, poi, Zurlini lascia poco spazio all'ombra oscura della guerra (se non nella sequenza iniziale dell'aereo che vola a bassa quota sulla spiaggia, gettando nel terrore i bagnanti che pare una scena dello Squalo ante litteram), che quasi sembra una cosa lontana, astratta, come se non tocasse direttamente i protagonisti, per poi ridestarsi dal sogno e far precipitare nell'incubo della cruda realtà nel devastante finale, dove scoppia l'inferno della guerra, in tutta la sua furia distruttiva.

    Un finale tra i più sconvolgenti del cinema di quel periodo, il caos dopo l'ultima, indimenticabile, notte di quiete.

    Tra i melodrammi più ferventi del dopoguerra, ad un passo dal capolavoro.



    Ultima modifica: 13/08/20 13:59 da Buiomega71