Discussioni su Effetto black out - Film (1996)

  • TITOLO INSERITO IL GIORNO 18/05/08 DAL BENEMERITO MASCHERATO
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    Mascherato, Buiomega71

DISCUSSIONE GENERALE

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  • Buiomega71 • 8/06/22 10:30
    Consigliere - 26006 interventi
    Già al suo primo film da regista, Koepp ha le idee chiare, un talento narrativo notevole, una cura certosina per i dialoghi e per le situazioni disagevoli (tutto l'inizio, nel cinema dove si proietta Clockers di Spike Lee, è degno di nota tra litigate, maleducazione generale, insulti e arroganza) mostrando una società sempre più presa dal menefreghismo e dall'egoismo imperante. E mentre in televisione passa l'ormai classica Notte dei morti viventi, di lì a poco un semplice black out farà vacillare le comodità e gli agi dati per scontati.

    Il black out che porta rogne già lo trattava Eddie Matalon, ma in versione exploitativa, quì, Koepp, lo tratteggia in maniera realistica prendendo di mezzo la giustizia privata (il ladro in casa che viene freddato da un vicino con una fucilata), il facile maneggio delle armi e i paradossi che vigono negli Stati Uniti (per avere un semplice farmaco per l'otite ci vuole severamente la ricetta, per comprare un fucile a pompa serve poco o nulla, basta pagare in contanti), dove la gente, già nervosa e intrattabile di per sè, sfoga le sue rabbie proprio in occasione di un misterioso black out generale che mette al buio tutta Los Angeles (suggestiva l'immagine vista dalla villetta della coppia MacLachlan/Shue, con la città sullo sfondo che si spegne).

    Una piccola post apocalisse, dove uno degli sceneggiatori più geniali di Hollywood non cade nel tranello del mero thriller d'assedio, ma preferisce lavorare di fino sulle psicologie e sulle caraterizzazioni dei personaggi, dando spessore ad una vicenda che sta tra il dramma e la sci fi più intimista (Koepp tra l'idea dall'episodio de Ai confini della realtà "Mostri in Mapple Street"), che nel proseguio diventa una specie di Mad Max dai toni pragmatici, dove, sulle aride, desolate e assolate strade californiane, il bene più prezioso è la benzina.

    Il bellissimo incipit con il pasto dei coyote, gli scoppi d'ira (notevole l'incontro, sulla strada, con Michael Rooker che sfocia in tragedia), barlumi di sopravvivenza, una catapecchia in mezzo al nulla da "espugnare" (le chiavi della macchina), decisioni non propriamente sagge, dialoghi scoppiettanti (MacLachlan e il suo vicino Smitrovich nel vialetto con le torce in mano dopo il blackout, arrivano altri vicini chedendo se ci sia stato un black out e Smitrovich: "No, non sapevamo che fare e siamo usciti a provare le torce"), il labile confine tra omicidio e protezione della proprietà privata, sprezzo per la vita altrui e indifferenza generale.

    Il finale buonista non intacca più di tanto l'opera d'esordio dell'autore di Echi mortali (occhio ai vicini e ai sobborghi residenziali), con un cast in palla (la Sue è sexy pure in situazioni di estremo pericolo e MacLachlan in uno dei suoi ruoli migliori post Lynch, che assomiglia anche un pò ad un giovane-allora-David Koepp) e la splendida fotografia di Newton Thomas Sigel che dispensa suggestioni spielberghiane.

    Di culto assoluto la feroce litigata tra il farmacista e MacLachlan per farsi dare (senza ricetta) le gocce per l'otite che affligge la figlia piccola.

    Patrocina la Amblin di Steven Spielberg e Brian De Palma viene ringraziato sui titoli di coda.

    Lusinghiero biglietto da visita di un autore intelligente e personale, prima dei fantasmi che chiedono aiuto e delle finestre e giardini segreti.




    Ultima modifica: 8/06/22 10:42 da Buiomega71