Discussioni su Di pari passo con l'amore e la morte - Film (1969)

  • TITOLO INSERITO IL GIORNO 5/01/21 DAL BENEMERITO BUIOMEGA71
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  • Quello che si dice un buon film:
    Buiomega71

DISCUSSIONE GENERALE

3 post
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  • Buiomega71 • 5/01/21 10:47
    Consigliere - 25998 interventi
    Il medioevo visto dal grande John Huston è scevro da ogni tipo di romanticismo, intinto nel pessimismo, nella disperazione e nella morte che ne è una presenza costante, occhieggiando al Bergman del Settimo sigillo, ma con meno simbolismi.

    L'amore dei due protagonisti non può nulla di fronte alla carestia e alla sanguinosa rivolta dei contadini, e il loro viaggio (o meglio la loro fuga) tra sacheggi, battaglie, pellegrini invasati e folli che paventano la castrazione per non cadere nelle tentazioni della carne, castelli presi d'assalto, monasteri e saltimbanchi.

    La triste ballata medievale hustoniana prende le derive di un post atomico e non lesina crudeltà (il contadino squartato dai cavalli, il cavallo dilaniato da alcuni pezzenti, il contadinello ferito a morte da una mazzata sulla capoccia inflittagli da Heron, Claudia assalita da un nugolo di lerce contadine e quasi spogliata dalle sue vesti, che non sfigurerebbero nel western selvaggio alla Se sei vivo spara) o nell'asta delle donne nella locanda (tra cui una ex suora e una ragazzina tredicenne).

    Surreali rappresentazioni teatrali parafelliniane di un gruppo di viandanti, il cadavere di una ragazza, a seno nudo, che galleggia in uno stagno, la bellezza delle location italiane tra castelli e foreste, la meravigliosa radiosità di una Anjelica Huston al suo debutto (che sembra proprio una dama del mediovevo), al fanatismo religioso (non solo il pellegrino invasato alla Charles Manson, ma pure i frati del convento raccolti in preghiera, e la secca e brutale risposta che il padre superiore dà a Heron quando quest'ultimo chiede di sposarlo a Claudia) fino al finale pessimista, in attesa della morte, che ha alleggiato per tutto il film.

    Un Huston forse minore (che compare anche nel ruolo di un disilluso "re" in rovina) ma non meno intenso, dove prende alcuni riverberi della sua Bibbia (i lampi e la tempesta, la Huston e Dayan che si rotolano nudi in quello che sembra un Eden incontaminato, i viandanti folli che rifilano i chiodi che trafissero Gesù Cristo, Claudia e Heron novelli Adamo & Eva) e stocca con momenti di grande bellezza visiva (il monastero improvvisamente abbandonato, il primo incontro tra Claudia e Heron al castello e il dono dello scialle).

    Il Morandini e Il Mereghetti sottolineano lo spirito sessantottino di Huston, che , invero, si avverte nella sequenza in cui Heron, Claudia e il cugino di quest'ultima, Robert, rimangono soli nel castello, a strimpellar melodie, bere vinello e presi dal contesto dell' "amore libero" che fa tanto hippie, dove il regista de Gli spostati pare voglia avvicinarsi ai movimenti giovanili dell'epoca.

    Ma a parte questo, rimane un crudo ritratto storico, forse appesanito da un pò troppi dialoghi (quelli di Heron che vuole vedere il mare o Claudia che parte con una manfrina sull'amore puro e i peccati carnali), ma sincero e vitale, dove i due protagonisti fuggono braccati come animali tra l'inferno della guerra dei cent'anni.

    Curiosamente, tra i titoli di coda, appare il nome di Michael Gough nelle vesti di un monaco pazzo, ma nel film non solo non c'è traccia dell'attore di Horror Hospital, ma non ci sono nemmeno monaci pazzi a dire il vero (fattore notato e riportato anche nelle curiosità di IMDB), e che quindi ho omesso nel cast.

    Bellissimo il titolo (assai profetico) e meravigliosa la figlia di Huston appena diciottenne, che papà sà come valorizzare.

    Un Huston che mancava, certamente non tra i suoi lavori migliori, ma comunque curioso e indissolubilmente hustoniano.

    All'epoca fu un fiasco clamoroso (forse, in parte, immeritato) tanto da sparire nell'oblio, ma che merita un recupero anche solo per il fatto di vedere un Huston bizzarro dai tempi di La forca può attendere.

    In alcune foto di scena del film si vedono:
    Assaf Dayan con una specie di ghirlanda di margherite sulla testa
    Anjelica Huston seduta che si rimira in uno specchio
    Anjelica Huston e Assaf Dayan seduti davanti ad un fuoco di bivacco

    Queste tre scene non appaiono effettivamente nel film, probabilmente tagliate nel montaggio finale, visto che il film è presentato nella sua versione integrale.

    Ultima modifica: 5/01/21 20:46 da Buiomega71
  • Pessoa • 6/01/21 14:07
    Formatore stagisti - 416 interventi
    Buiomega71 ebbe a dire:
    Il medioevo visto dal grande John Huston è scevro da ogni tipo di romanticismo, intinto nel pessimismo, nella disperazione e nella morte che ne è una presenza costante, occhieggiando al Bergman del Settimo sigillo, ma con meno simbolismi.

    L'amore dei due protagonisti non può nulla di fronte alla carestia e alla sanguinosa rivolta dei contadini, e il loro viaggio (o meglio la loro fuga) tra sacheggi, battaglie, pellegrini invasati e folli che paventano la castrazione per non cadere nelle tentazioni della carne, castelli presi d'assalto, monasteri e saltimbanchi.

    La triste ballata medievale hustoniana prende le derive di un post atomico e non lesina crudeltà (il contadino squartato dai cavalli, il cavallo dilaniato da alcuni pezzenti, il contadinello ferito a morte da una mazzata sulla capoccia inflittagli da Heron, Claudia assalita da un nugolo di lerce contadine e quasi spogliata dalle sue vesti, che non sfigurerebbero nel western selvaggio alla Se sei vivo spara) o nell'asta delle donne nella locanda (tra cui una ex suora e una ragazzina tredicenne).

    Surreali rappresentazioni teatrali parafelliniane di un gruppo di viandanti, il cadavere di una ragazza, a seno nudo, che galleggia in uno stagno, la bellezza delle location italiane tra castelli e foreste, la meravigliosa radiosità di una Anjelica Huston al suo debutto (che sembra proprio una dama del mediovevo), al fanatismo religioso (non solo il pellegrino invasato alla Charles Manson, ma pure i frati del convento raccolti in preghiera, e la secca e brutale risposta che il padre superiore dà a Heron quando quest'ultimo chiede di sposarlo a Claudia) fino al finale pessimista, in attesa della morte, che ha alleggiato per tutto il film.

    Un Huston forse minore (che compare anche nel ruolo di un disilluso "re" in rovina) ma non meno intenso, dove prende alcuni riverberi della sua Bibbia (i lampi e la tempesta, la Huston e Dayan che si rotolano nudi in quello che sembra un Eden incontaminato, i viandanti folli che rifilano i chiodi che trafissero Gesù Cristo, Claudia e Heron novelli Adamo & Eva) e stocca con momenti di grande bellezza visiva (il monastero improvvisamente abbandonato, il primo incontro tra Claudia e Heron al castello e il dono dello scialle).

    Il Morandini e Il Mereghetti sottolineano lo spirito sessantottino di Huston, che , invero, si avverte nella sequenza in cui Heron, Claudia e il cugino di quest'ultima, Robert, rimangono soli nel castello, a strimpellar melodie, bere vinello e presi dal contesto dell' "amore libero" che fa tanto hippie, dove il regista de Gli spostati pare voglia avvicinarsi ai movimenti giovanili dell'epoca.

    Ma a parte questo, rimane un crudo ritratto storico, forse appesanito da un pò troppi dialoghi (quelli di Heron che vuole vedere il mare o Claudia che parte con una manfrina sull'amore puro e i peccati carnali), ma sincero e vitale, dove i due protagonisti fuggono braccati come animali tra l'inferno della guerra dei cent'anni.

    Curiosamente, tra i titoli di coda, appare il nome di Michael Gough nelle vesti di un monaco pazzo, ma nel film non solo non c'è traccia dell'attore di Horror Hospital, ma non ci sono nemmeno monaci pazzi a dire il vero (fattore notato e riportato anche nelle curiosità di IMDB), e che quindi ho omesso nel cast.

    Bellissimo il titolo (assai profetico) e meravigliosa la figlia di Huston appena diciottenne, che papà sà come valorizzare.

    Un Huston che mancava, certamente non tra i suoi lavori migliori, ma comunque curioso e indissolubilmente hustoniano.

    All'epoca fu un fiasco clamoroso (forse, in parte, immeritato) tanto da sparire nell'oblio, ma che merita un recupero anche solo per il fatto di vedere un Huston bizzarro dai tempi di La forca può attendere.

    In alcune foto di scena del film si vedono:
    Assaf Dayan con una specie di ghirlanda di margherite sulla testa
    Anjelica Huston seduta che si rimira in uno specchio
    Anjelica Huston e Assaf Dayan seduti davanti ad un fuoco di bivacco

    Queste tre scene non appaiono effettivamente nel film, probabilmente tagliate nel montaggio finale, visto che il film è presentato nella sua versione integrale.

    Complimenti Buio, un grande inserimento. Non vedo l'ora di rivederlo. Grazie.

  • Buiomega71 • 6/01/21 14:31
    Consigliere - 25998 interventi
    Pessoa ebbe a dire:
    Buiomega71 ebbe a dire:
    Il medioevo visto dal grande John Huston è scevro da ogni tipo di romanticismo, intinto nel pessimismo, nella disperazione e nella morte che ne è una presenza costante, occhieggiando al Bergman del Settimo sigillo, ma con meno simbolismi.

    L'amore dei due protagonisti non può nulla di fronte alla carestia e alla sanguinosa rivolta dei contadini, e il loro viaggio (o meglio la loro fuga) tra sacheggi, battaglie, pellegrini invasati e folli che paventano la castrazione per non cadere nelle tentazioni della carne, castelli presi d'assalto, monasteri e saltimbanchi.

    La triste ballata medievale hustoniana prende le derive di un post atomico e non lesina crudeltà (il contadino squartato dai cavalli, il cavallo dilaniato da alcuni pezzenti, il contadinello ferito a morte da una mazzata sulla capoccia inflittagli da Heron, Claudia assalita da un nugolo di lerce contadine e quasi spogliata dalle sue vesti, che non sfigurerebbero nel western selvaggio alla Se sei vivo spara) o nell'asta delle donne nella locanda (tra cui una ex suora e una ragazzina tredicenne).

    Surreali rappresentazioni teatrali parafelliniane di un gruppo di viandanti, il cadavere di una ragazza, a seno nudo, che galleggia in uno stagno, la bellezza delle location italiane tra castelli e foreste, la meravigliosa radiosità di una Anjelica Huston al suo debutto (che sembra proprio una dama del mediovevo), al fanatismo religioso (non solo il pellegrino invasato alla Charles Manson, ma pure i frati del convento raccolti in preghiera, e la secca e brutale risposta che il padre superiore dà a Heron quando quest'ultimo chiede di sposarlo a Claudia) fino al finale pessimista, in attesa della morte, che ha alleggiato per tutto il film.

    Un Huston forse minore (che compare anche nel ruolo di un disilluso "re" in rovina) ma non meno intenso, dove prende alcuni riverberi della sua Bibbia (i lampi e la tempesta, la Huston e Dayan che si rotolano nudi in quello che sembra un Eden incontaminato, i viandanti folli che rifilano i chiodi che trafissero Gesù Cristo, Claudia e Heron novelli Adamo & Eva) e stocca con momenti di grande bellezza visiva (il monastero improvvisamente abbandonato, il primo incontro tra Claudia e Heron al castello e il dono dello scialle).

    Il Morandini e Il Mereghetti sottolineano lo spirito sessantottino di Huston, che , invero, si avverte nella sequenza in cui Heron, Claudia e il cugino di quest'ultima, Robert, rimangono soli nel castello, a strimpellar melodie, bere vinello e presi dal contesto dell' "amore libero" che fa tanto hippie, dove il regista de Gli spostati pare voglia avvicinarsi ai movimenti giovanili dell'epoca.

    Ma a parte questo, rimane un crudo ritratto storico, forse appesanito da un pò troppi dialoghi (quelli di Heron che vuole vedere il mare o Claudia che parte con una manfrina sull'amore puro e i peccati carnali), ma sincero e vitale, dove i due protagonisti fuggono braccati come animali tra l'inferno della guerra dei cent'anni.

    Curiosamente, tra i titoli di coda, appare il nome di Michael Gough nelle vesti di un monaco pazzo, ma nel film non solo non c'è traccia dell'attore di Horror Hospital, ma non ci sono nemmeno monaci pazzi a dire il vero (fattore notato e riportato anche nelle curiosità di IMDB), e che quindi ho omesso nel cast.

    Bellissimo il titolo (assai profetico) e meravigliosa la figlia di Huston appena diciottenne, che papà sà come valorizzare.

    Un Huston che mancava, certamente non tra i suoi lavori migliori, ma comunque curioso e indissolubilmente hustoniano.

    All'epoca fu un fiasco clamoroso (forse, in parte, immeritato) tanto da sparire nell'oblio, ma che merita un recupero anche solo per il fatto di vedere un Huston bizzarro dai tempi di La forca può attendere.

    In alcune foto di scena del film si vedono:
    Assaf Dayan con una specie di ghirlanda di margherite sulla testa
    Anjelica Huston seduta che si rimira in uno specchio
    Anjelica Huston e Assaf Dayan seduti davanti ad un fuoco di bivacco

    Queste tre scene non appaiono effettivamente nel film, probabilmente tagliate nel montaggio finale, visto che il film è presentato nella sua versione integrale.

    Complimenti Buio, un grande inserimento. Non vedo l'ora di rivederlo. Grazie.


    Grazie Pessoa. Un Huston da recuperare senza dubbio
    Ultima modifica: 6/01/21 14:31 da Buiomega71