Gestarsh99 • 24/10/10 23:09
Vice capo scrivano - 21546 interventi Quello strano "cupio dissolvi"...All'interno della cinematografia horror anni '70 diverse sono le pellicole che hanno trattato di incauti turisti vogliosi di esplorare isolette caratteristiche: si parte dal superbo
The wicker man (1973), passando per l'inquietante apologo horror
Ma come si può uccidere un bambino ? (1976), per poi giungere al cult-trash nostrano
Antropophagus (1980).
Island of death (questo uno dei tanti titoli con cui il film è conosciuto) rientra appunto in questa categoria ma, a differenza dei tre film precedenti, i suoi protagonisti non rivestono affatto il ruolo sacrificale anzi, interpretano parti esattamente opposte: quelle di carnefici.
La storia sembrerebbe prendere il via in medias res, allorché ci si rende conto che la serena coppietta di fidanzatini protagonisti è in realtà transfuga e per di più braccata.
Qui sotto Robert Behling e Jane Lyle (la coppietta di psicopatici)I due fuggiaschi sbarcano a Mykonos, in Grecia, null'affatto pentiti delle azioni intuibilmente commesse altrove e, con lo scorrere dei minuti, ci si rende effettivamente conto di quali aberranti individui in realtà essi siano: null'altro che due folli invasati, dediti alle più bieche oscenità criminali che la natura umana possa contemplare.
Il titolo italiano della pellicola, rispetto a quello inglese, rende alla perfezione la totale assurdità delirante di questo cine-prodotto. Il film di Mastorakis è, incredibilmente, un concentrato estremo di perversioni, deviazioni sessuali, violenze e torture al cui confronto
Giallo a Venezia - per certi versi affine - diventa un tv-movie da bollino verde.
Nulla di ciò che è contronatura sfugge al lubrico occhio catalogatore del regista greco:
SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER- droga,
- affogamento tramite pittura
- impiccagione,
- decapitazione,
- zoofilia (nello specifico, pedo-bestialità nei riguardi di una minuta capretta...),
- infilzamento,
- scioglimento nell'acido,
- pissing (!!!),
- carbonizzazione,
- vouyerismo,
- incesto (nel rivelatorio finale)
SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER SPOILERA destabilizzare maggiormente non è il sangue, per nulla eccessivo, ma la completa naturalezza con la quale i due assassini compiono le loro disumane malefatte, quasi fossero semplici attività quotidiane. Incerti invece restano i moventi dei loro delitti: fuoco sacro religioso o fanatico ritorno alle antiche leggi della Natura?
Colpiscono però la discreta regia, fredda e non sciattamente morbosa, come ci si aspetterebbe in casi del genere, e le belle musiche, con in primis l'opening theme ("Can you call it love", del compositore greco
Nikos Lavranos).
Sugli attori meglio sorvolare, eccezion fatta per l'abominevole figura del mandriano belluino.
A conti fatti
Destination incarna la quintessenza del termine
exploitation e, si può benissimo dire, della sua irripetibilità è riuscito a farne gran virtù...
Ultima modifica: 6/10/23 16:25 da
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