Buiomega71 • 16/02/13 10:38
Consigliere - 26011 interventi Intensamente kinghiano (e anche non poco spielberghiano), immerso in un atmosfera magica e nostalgica, impreziosita da pezzi indimenticabili nella colonna sonora che gli danno valore aggiunto.
Vero che ci sono reminiscenze da
Stand By Me, ma vero anche che Hicks si discosta non poco dal capolavoro di Reiner.
Impeccabile ricostruzione d'epoca, da antologia l'inizio con David Morse e la sua memoria che va a ritroso, dopo aver messo piede nella sua vecchia casa d'infanzia...
Temi kinghiani per eccellenza, persone dai poteri straordinari (la Carrie White di
Carrie o il Johnny Smith della
Zona morta), inseguiti e braccati da potenti servizi segreti (la piccola incendiaria di
Fenomeni paranormali incontrollabili) si amalgamano con nostalgie e umori alla
American Graffiti,
L'ultimo spettacolo o a
Quell'estate del 42, ma omettendo le pulsioni sessuali, descrivendo con tenerezza e coinvolgimento emotivo l'amicizia tra un ragazzino piuttosto sveglio e un anziano dai "poteri magici", che legge nella mente, come se fosse il nonno di Johnny Smith.
Hicks si dimostra regista eccezionale (e pensare che
Shine l'avevo trovato mortalmente noioso), che regala momenti da antologia e riesce a toccare i nervi della nostalgia di quando eravamo ragazzini (tutto cambia, nulla resta uguale) e, in più momenti, riesce a sfiorarci il cuore (su tutti, Bobby-su consiglio di Hopkins-pensa fortemente al compleanno di Carol vestita da angioletto, per sfuggire agli "uomini bassi")
Impagabili i duetti madre e figlio (una Hope Davis mater stile "balocchi e profumi") e da culto assoluto quando scambia Hopkins per un pedofilo mentre "aggiusta" la spalla della piccola Carol.
Nel film (ma è un caso prettamente personale) ci ho letto larvatissimi echi pedofili e flebili sottotesti incestuosi.
Momenti di tenerezza assoluti (il timido bacio che Bobby schiocca a Carol sulla giostra, i tre ragazzini al fiume) si alternano a schegge piuttosto feroci (lo stupro della madre di Bobby da parte del suo capoufficio, il pestaggio della piccola Carol da parte del bulletto Harry Doolin - con rara faccia da schiaffi e un segreto inconfessabile che solo Hopkins sa - e particolare del libro della ragazzina che cade nel fiume) e delega il tutto nello splendido finale tra David Morse e la figlia di Carol (scritto appositamente da Hicks) che tocca davvero il cuore.
Ci sono leggeri momenti superficiali e inutili (il racconto che Hopkins fa al piccolo Bobby sulla partita di football e francamente noioso), ma piccoli peccati veniali, riscattati da un coinvolgimento che non stacca mai la presa e da deliziose schegge cinefile (
Lone Ranger in tv, Hopkins e Bobby che vanno al cinema a vedersi
Il villaggio dei Dannati), e non so il perché, ma il finale con Hopkins portato via nella macchina nera mi ha ricordato l'incipt di
Mystic River
Opera intensa e preziosa, nonchè terribilmente sottovalutata.
Ultima modifica: 16/02/13 11:21 da
Zender
Buiomega71, Giacomovie
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