Pigro • 16/10/11 12:07
Consigliere - 1661 interventi Fermo restando che ovviamente Rebis (sia per chi lo conosce personalmente sia per chi lo legge soltanto) non ha alcunché di razzista, posso capire l'annotazione di Galbo. Siamo infatti su un crinale piuttosto delicato, direi. D'altra parte io ho scritto nel mio commento "una squallida Reggio Calabria" e non intendo certo tacciare di squallore la città (che non conosco neanche).
Il fatto è che sia Rebis che il sottoscritto abbiamo recepito l'indicazione di lettura che ci ha offerto la regista, la quale ci ha calato in un mondo totalmente privo di luce, per così dire, mostrando i soli lati gretti e squallidi di un territorio che certo non può essere limitato a questo: ma che nel film
è limitato a questo.
Ricordo ancora in modo molto forte la sensazione che mi hanno fatto le prime sequenze: un senso di freddo, di squallore, di abiezione morale e culturale che emanava non da singole persone, ma dall'intera comunità antropologico-urbanistica. Le panoramiche su certi palazzi di Reggio danno i brividi per la sensazione di profondo disagio, che si protrae per tutto il film, senza un'ancora di salvezza, e anzi sprofondando sempre più. Da un punto di vista puramente "promozionale" credo che sia uno dei ritratti più respingenti di una città che siano mai stati fatti (sarà contenta la film commission...).
Ecco perché difendo l'espressione (sia pure equivocabile) di Rebis (e comunque non devo far qui certo il difensore): perché il gretto e lo squallido sono la cifra scelta da Alice Rohrwacher per descrivere quegli ambienti, quelle persone, quel territorio.
Rebis, Pigro, Saintgifts, Bubobubo, Paulaster
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Galbo, Homesick
Deepred89