Buiomega71 • 10/08/21 09:48
Consigliere - 25999 interventi Rassegna estiva
EsoticaErotica
Un'estate al tropico dei sensi Interessante l'occhio di Bontempi, che, a differenza dei suoi colleghi nell'ambito del genere esotico/erotico, ne dà una diversa rappresentazione, più rispettosa verso il popolo africano e con uno stile quasi documentaristico (il taglio dell'albero, i minatori) fino al flashback schiavista , nel cortile della spettrale dimora coloniale, non dissimile da alcune immagini shock di
Addio zio Tom (gli schiavi neri ammassati nelle celle, incantenati l'uno con l'altro o al muro, schiavette adolescenti insaponate nella tinozza e date in "pasto" per scopi sessuali)
Giornalista, intellettuale e uomo di sinistra, appassionato del cinema di Luchino Visconti, Bontempi lancia un monito antirazzista (in tempi non sospetti), dove, alla fine, i veri "cannibali" sono i bianchi corruttori, che riescono a infangare anche le tradizioni millenarie di un popolo a colpi di mazzette e complotti.
Ma e proprio l'innesto politico a annacquare parzialmente il film, che perde di vista il lato meramente "esotico/erotico" per puntare su certo cinema di denuncia sulla scia di Elio Petri o Francesco Rosi (con le dovute differenze), accantonando pruriginosità e voyeurismo tipico del filone.
A parte le scene d'amore interrazziali tra Lockhart e una bellissima Yanti Somer (che non si risparmia in abbaglianti nudi integrali) dal sapor esoticheggiante tra spiagge e tramonti da cartolina (un pò ridicolo l'amplesso tra i due, dove Bontempi fa uso abbondante dei primi piani dei due con risibili espressioni di estasi sessuale, per poi simulare l'orgasmo con il close-up sulle spumeggianti onde marine) e la cinica mignottaggine della Strindberg (che tenta di sedurre Lockhart spogliandosi davanti a lui), moglie, senza scrupolo alcuno, di Hilton, l'ingrediente prettamente erotico viene appena accennato e definitivamente accantonato per dare spazio al tessuto "spionaggistico" della vicenda, tra contratti da firmare, pestaggi, doppi giochi, coup de theatre un pò ingenui ( la vera identità di Koffee), corruzione e inganni.
Con ambizione e guardando a certo cinema americano, Bontempi perde il fascino e la suggestione tipica del "tropico dei sensi", dando troppo spazio ai meccanismi di corruzione e allo spionaggio industriale a colpi di seduzioni, al dio denaro che tutto compra e il potere che infetta e distrugge anche gli intenti più nobili.
Le due bellezze scandinave (la Somer e la Stindberg) se la giocano a chi è più mignotta (la prima più ingenua, la seconda ben più scafata e cinica) che palesano voglie di sensazione nere e usufruiscono del sesso per arrivare a scopi "aziendali" da provette "bambolette al potere", grandissimo Lockhart , ottimo come sempre Enrico Maria Salerno (che ordina al suo sottoposto di portarle la negretta in camera, ma mal glie ne incoglie), ma soprattutto Franco Giornelli (doppiato da Ferruccio Amendola), il Robert Loggia de noantri, straordinario ruffiano e gran bastardo, volgarissimo avventuriero criptogayo ( cultissima la battuta :
Non so distinguere un albero da uno stecchino, a me piace solo la f**a) che nel momento più riuscito del film, rimorchia una prostituta di colore (che le ravana il pacco), contratta con un mezzo pappone unto e bisunto (prima sembra che voglia fare una cosa a tre, poi caccia la battona e pare che le interessino solo i burini zozzi), poi scatta il pagamento per la missione punitiva.
Timidissime le scene di sesso (col contagogge, quasi in stile pre
Paradise), dove coinvolgono solo la Somer e Lockhart (all'epoca una bianchissima scandinava dagli occhi azzurissimi che se la fa con un virgulto nero doveva suscitare certo scalpore, anche, perchè, pre
Mandingo) ne più nè meno alla stregua di qualsiasi film drammatico, un pizzico di romanticismo e troppo spazio dato alla "spy story" dai riverberi politici (con Enrico Maria Salerno che pare paventare, nella sua figura, l'impero berlusconiano e tangentopoli tra facili ragazzette mantenute da donare ai soci in affari e leccapiedi) che ingolfano irrimediabilmente il film.
Così così lo score di Ritz Ortolani e una buona direzione attoriale, nonchè magnetici primi piani sull'incantevole volto della Somer.
Ma , sinceramente, preferisco quando il genere la butta più grossolanamente sul sesso e i suoi derivati, come insegnano Albertini, Rondi, Massaccesi &co.
Fauno
Dusso
Lucius
Buiomega71