Discussioni su Cement - Fino all'ultimo colpo - Film (1999)

  • TITOLO INSERITO IL GIORNO 30/05/20 DAL BENEMERITO BUIOMEGA71
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    Buiomega71

DISCUSSIONE GENERALE

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  • Buiomega71 • 30/05/20 10:12
    Consigliere - 26011 interventi
    Poliziesco cupo, notturno e lunatico, suddiviso in flashback nel corso di una notte movimentata, tra feste di compleanno balorde, roulette russe, un mare di dialoghi sottotarantiniani in una specie di teatro dell'assurdo andato in acido (e non manca nemmeno la classica scena del rapito infiliato nel portabagagli dell'automobile e le puntate nel bizzarro come l'illogica "telefonata ravvicinata a tre" sul lettone), vendette, esecuzioni, corna, tradimenti, poliziotti corrotti marci fino al midollo o che tirano costantemente di cocaina, autostrade, cantieri edili e una tortura, che muta in agonia, previo cementificazione.

    Su tutto svetta Chris Penn, che và spesso in escandescenza (e sopra le righe) in discorsi deliranti, sputacchia, suda, si agita, sbotta in crisi di violenza e crede ancora di essere sul set delle Iene, in una delle sue migliori performance insieme a quella di Fratelli (almeno da sottolineare la sequenza di culto in cui scopre che la sua bella le mette le corna con il giovane manzo di DeSando, misto di rabbia, sconforto e umiliazione), trasmormandosi in un cinico e implacabile aguzzino ai danni del povero ragazzo, godendo per la sua lenta e inesorabile sofferenza mentre il cemento si rapprende prima sulle sue gambe, eppoi sul suo corpo, nel mentre Penn tira fuori dialoghi assurdi e storielle sconclusionate in evidente stato di alterazione psicotica.

    La Fenn zoccoleggia per tutto il film (da antologia i suoi sandaletti con il tacco lasciati lì, forieri della scoperta del tradimento per un disperato Penn), personaggi borderline e schizzati , un'amalgama ben consolidata di gangster di mezza tacca e sbirri spietati e parecchio loschi, che non ci pensano su due volte a prendere a fucilate colleghi di pattuglia sullo stile Uno bianca, fino al regolamento di conti , sulle note dell'Ave Maria, non dissimile da quello finale del Padrino.

    Pasdar (l'indimenticabile Caleb del Buio si avvicina) passa dietro la MDP e realizza (a sorpresa) un noir anomalo, stralunato e spesso spietato, dove la notte, il buio e i bagliori delle luci della metropoli la fanno da padrone (bellissima la fotografia di Geary McLeod), rispecchiando lo stato d'animo dei perdenti che gravitano attorno a questa losca storia di soldi sporchi e sbirri bastardi che sono ben peggiori dei criminali a cui tendono la trappola, femme fatale e vendette personali, con lievi tracce shakespeariane.

    Gran cast in palla (oltre a Penn da segnalare Welliver che gioca a fare il Cristopher Walken del Cacciatore, e il poliziotto senza scrupoli di Jackson, e una Fenn sensualissima e al massimo dello splendore), il logorroico parapiglia alla festa di compleanno del caro "amico" Truman, fino a istantanee esplosioni di brutalità (lo sparo in testa a bruciapelo, i due poliziotti trucidati, le esecuzioni finali, l'agonia di Penn in un lago di sangue, la crudele e già menzionata cementificazione) chiudendo, silente, sull'autostrada mentre albeggia, con quel pilastrone che nasconde macabri segreti.

    Da un attore come Pasdar ci si aspetta di tutto meno che un noir a suo modo personale, irregolare, che pesca dal pulp pseudotarantiniano, dai chiaroscuri abelferrariani e mikefiggisiani per cercare una via inusuale, ben lontana dalle solite tamarrate action del periodo, più intento a sondare la psicologia dei personaggi e le situazioni che stanno tra il grottesco e il poliziesco nero come la pece.

    Col senno di poi è un vero peccato che Pasdar non abbia continuato con la regia, perchè i numeri c'erano tutti, eccome se c'erano.

    A suo modo una piccola sorpresa da salvaguardare tra le innumerevoli paccottiglie da polverosi scaffali degli straight to video.
    Ultima modifica: 30/05/20 14:05 da Buiomega71