Buiomega71 • 3/06/17 10:06
Consigliere - 25934 interventi Se si accantona la solita (e ormai abusatissima) storiellina al là
Non aprite quella porta, questo "survivor movie" del talentuoso regista di
Darling (là omaggiava il cinema paranoico/femmineo/sessantianopolanskiano, quì il cinema settantiano hooperiano/craveniano) e stata una piacevole sorpresa.
Sorpresa , in primis, per il talentaccio innato di Keating, che mescola abilmente i (de)generi, frullandoli a suo gusto da vero appassionato, con montaggio febbrile , tra flashback e scorci di cinema sperimentale (la figura stroboscopica del killer, la sua "resurrezione")
Quindi ci mette soprattutto il secondo Texas con la motosega (il parco dei "divertimenti", la lunga galleria sotteranea degli orrori), qualcosa del Bogdanovich di
Bersagli (molto più sporco e polveroso), spizzichi dell'Aja delle nuove colline con gli occhi (il cimitero delle auto, il deserto come riserva di caccia), echi del parco delle punizioni watkinsiane, qualcosa di
The Bunny Game (ma anche di
Bunnyman) e un finale che cita lo smarrimento e l'angoscia della perdizione nei meandri dell'oscurità di
The Descent.
Bellissimo l'icipit che omaggia lo spaghetti western (e anche nei titoli di testa), poi ci sono alcune tarantinate un pò fastidiose (che, francamente, hanno rotto) per fortuna lasciate cadere quasi subito, per prendere la via di un "survivor movie" feroce, spietato, crudele, che getta subito nell'azione e nell'incubo, senza tanti preamboli o orpellini vari
Gli anni settanta sono omaggiati alla grande e l'atmosfera putrida e zozzerella di quegli anni di "piombo" (in tutti i sensi) e ben resa (anche come fisionomia dei personaggi , vedere Darby Stanchfield, la sopravvissuta che scamperà poco) il tutto avvolto in una soundtrack da urlo, con pezzi musicali che sono una gioia per le orecchie.
A proposito di orecchie, il serial killer a là
Panico nello stadio in mezzo al deserto le colleziona come feticcio e la faccia naturale da psicopatico di Pat Healy è valore aggiunto e il suo ghigno da gran bastardo non si scorda più.
Keating non lesina scoppi di grande violenza e pucciate nello splatter (colpi in arrivo peckinpahniani, teste spappolate, mani maciullate a sassate, orecchie tagliate, piedi triturati dalle tagliole-povero Larry Fessenden- forbici piantate nella gola), sparge di cadaveri la zona di caccia (bersagli umani, trappole stile
Ultimo mondo cannibale, caverne zeppe di cianfrusaglie e ossa umane, cadaveri inchiodati sulla sedia a rotelle a mò di macabre e disturbanti real-doll) con gran lavoro "artiginale" del grande Mike Tristano
Finale di rara angoscia e fibrillazione
Ottimo il look da "guerra" del killer con maschera antigas, tributo non troppo velato a certe figure slasheriane ottantiane (
Il giorno di San Valentino,
Rosemary's Killer) e bravissima Ashley Bell, che dagli esorcismi passa a donna nel mirino, in desolate e incubotiche location nature, dai grandi spazi desertici della California, dove la parola d'ordine è sopravvivenza.
Incantevole la fotografia ocra e polverosa di Mac Fisken, che dona al film acri sapori davvero settantiani.
Geniale, poi, il parco di "divertimenti" allestito dal killer (quasi un campo di concentramento all'aperto), tra giradischi, altoparlanti che gracchiano distorsioni auditive assumendo tratti incubotici e tormentoni infernali (un pò come quelli della
Nave Fantasma che rimbombavano tra le marciscenti cabine) e notevoli alcuni sprazzi onirici jodorowskiani in bianco e nero (i cadaveri crocifissi e decapitati sulle colline)
80' minuti di puro cinema "survivor" grezzo, sporco e sudaticcio , scritto e diretto da un appassionato (con parecchi numeri) per gli appassionati.
Daniela, Buiomega71, Pumpkh75
Herrkinski, Puppigallo
Kinodrop, Pesten