Buiomega71 • 26/04/19 10:51
Consigliere - 26011 interventi Io sono Gesù Cristo, e non avrai altro dio all'infuori di me-Prima parte
True-crime movie sulle gesta di Charlie Manson e la sua family, che segue fedelmente i fatti, tratto dal libro di Vincent Bugliosi (l'avvocato dell'accusa interpretato senza sbavature da George DiCenzo) e Curt Gentry.
Trasmesso da Canale 5 nel settembre del 1985 (vedi curiosità) in due parti, eppoi sparito nell'oblio, è un'interessante tv-movie che segue alla lettera i fatti riportati nel libro
Tom Gries (che morirà solamente un'anno dopo, finito le riprese di
Io sono il più grande, biopic sulla vita di Cassius Clay) si assume l'onere (dirigendo e producendo) di raccontare per la prima volta (se si esclude l'allucinato istant-movie
The Helter Skelter murders) le gesta della family e il trateggio del loro guru Charles Manson.
La patina di datato tv movie fa capolino quà e là, e ci si concentra soprattutto sugli aspetti processuali e sulle indagini della polizia per incastrare i componenti della family.
Di non facile visione soprattutto se visto con i sub spagnoli (alcune cose le capivo, altre no, ma la storia è ben nota a tutti, quindi non si hanno enormi difficoltà), sottolineando che si da rilevanza alle indagini e alle aulee di tribunale.
Tolto questo, il tv movie ha i suoi momenti, come l'incipit degli spari nella notte tra le colline di Bel Air, avvertite da un guardiano e da una coppietta borghese, o al ritrovamento dei cadaveri straziati di Sharon Tate e amici di quella maledetta notte (riconosciuti, con intensa disperazione, dall'agente di Roman Polanski) e al massacro dei coniugi LaBianca (con Helter Skelter scritto con il sangue sul frigo), mentre PIGS fa capolino sulla porta, sempre scritto con il sangue, nella villa di Sharon Tate.
Ma soprattutto quando la polizia fa irruzione al ranch Spahn e arresta tutti i componenti della family, tirandoli giù dai letti delle baracche (donne e bambini trascinati con brutalità), in un rastrellamento che non fa sconti, poi messi tutti nel centro del ranch dove brilla di luce satanica il ghigno di Charley Manson. Esattamente in questo momento salta fuori il Tom Gries westerman, tra polvere e armi spianate (il ranch Spahn, dove vive la family, era un vecchio set abbandonato dove furono girati degli western), oppure le due ragazze della family che vagano per il deserto e fermano un'auto della polizia in mezzo alla strada, che sembra di vedere
Punto zero meets
Punishment Park.
L'anziana donna chiusa in una cuccia per cani, la pistola usata per gli omicidi ritrovata da un ragazzino in mezzo ai cespugli, il vecchio Spahn che si fa "imbeccare" da una ragazza della family, il pulmino di Charley abbandonato in mezzo al deserto perquisito da Bugliosi (una scena analoga sarà ripresa paro paro da David Fincher per
Zodiac), dove, tra scarpe e vestiti sparsi ovunque, fanno capolino riviste (come il
Time) che ritraggono Adolf Hitler (di cui Manson ne era ossessionato), la confessione di Susan Atkins (Nancy Wolfe) al penitenziario femminile a una compagna di dormitorio (da brividi quando racconta, con spietata lucidità, l'accanirsi su Sharon Tate, che la pregava di salvare il bambino che portava in grembo, di cui alla Atkins non importava nulla), le ragazze della family sporche e scalze, unte e bisunte, illuminate da ferina femminilità.
Gries narra senza sbavature, attenedosi agli atti processuali, ricostruendo l'epoca con minuziosa fedeltà, soprattutto scavando sui volti (moltissimi i primi piani) e tratteggiando la family (che spesso mette la pelle d'oca) con impressionante realismo.
Non sempre fluido (alcuni momenti noiosi, come le burocrazie della legge e stanare le prove contro Manson) , ma pervaso da quell'alone di follia pandemica apocalittica inculcata dal guru, che raggiunge l'apoteosi della pazzia nelle parole e nei discorsi deliranti della Atkins.
Il figlio di Tom Gries, Jon, è William Garretson, il ragazzo inizialmente accusato del delitto Sharon Tate (e sottoposto alla macchina della verità), poi scarcerato dopo l'assassinio dei coniugi LaBianca.
Straordinario Steve Railsback nel ruolo di Charlie (con una somiglianza fisionomica di incredibile iperrealismo) che si destreggia tra boccacce in aula, intonando canzoni in cella e che ghiaccia il sangue con il suo sguardo satanico e la sua ghignata luciferina
Non di meno le ragazze della family, su tutte Nancy Wolfe nel ruolo di Susan Atkins , che mette a disagio quando, con naturalezza, descrive la mattanza in casa Tate/Polanski, dove Gries stringe sul suo viso allucinato, che sembra di vedere gli sguardi lucidi e senza emozioni degli assassini con l'alopecia de
Sindrome del terrore
Marilyn Burns (che solo due anni prima scappò dalle grinfie di faccia di cuoio e famiglia), nella parte di Linda Kasabian, un pò messa in ombra in questa prima parte e menzione speciale per Cathey Paine , nei panni di Leslie Van Houten , di straordinaria bellezza e fanatismo, selvaggia e abbagliata da barlumi di follia femminea (vedi il suo interrogatorio) che buca lo schermo.
Polanski è citato all'inizio (dove compare anche il suo agente per il riconoscimento delle vittime), quando la polizia si trova sul luogo della strage a casa sua (e il corpo insanguinato di Sharon, a terra, vicino al divano del salotto, è ancora un pugno nello stomaco)
Anche se i limiti televisivi frenano la violenza grafica, Gries si rifà sui racconti dettagliati dei componenti della famiglia (soprattutto le ragazze) e mostra i cadaveri inzuppati di sangue di quelle notti di morte e orrore.
Per il momento un buon prodotto (mettendo in conto l'anno in cui è stato realizzato e la destinazione televisiva) che riapre un ferita mai del tutto rimarginata.
Fauno
Buiomega71, Teddy
Herrkinski
Keyser3