Schramm • 30/01/16 17:24
Scrivano - 7694 interventi è uno di quei rari casi in cui è difficoltoso prendere una decisa posizione, forse perché hussain per primo non lo fa: burla semantica o gravosa ombelicalità? genio o cialtrone? ci fa o ci è? si scherza coi fanti o ci si crede santi? per tutta la durata di questi 106 pesantissimi ma anche affascinanti minuti ci si trova nella costretta posizione di dare una doppia risposta a queste domande. da una parte il regista sembra divertirsi un mondo nel coglionare il pubblico fingendosi chissà quale fior fior d'autore colto e maledetto affetto da quello snobismo di chi la sa lunga ma non te ne spiega mezza (e in tal parodistico caso starebbe anche simpatico), ma il film ha di suo un peso specifico entro il quale gli spifferi di aria ironica vengono tutti siliconati, sì da annullare il confine tra chi si prende maledettamente sul serio ponendosi sul podio dell'apocalisse culturale e credendosi il tarkovskij del terzo millennio e chi invece si diverte a perculare la platea facendo l'agnello che indossa una pelle di lupo.
al sodo, abbiamo una situazione da fine di ogni tempo ben resa da formalismi e preziosismi a cui si può rimproverare poco, che cappottano le perversioni a briglia sciolta dell'esordio; dialoghi che sembrano ottenuti aprendo a casaccio libri di evola, stirner, deleuze e nietzsche e puntando il dito alla cieca sulle frasi da mettere in bocca alle tre protagoniste, di una gravosità, ricercatezza e asfissia tali che si finisce con l'abbracciare tutte le sfumature del ridicolo e del barboso anche solo per quella smania evidentissima di mandare nel pallone chi li ascolta; un plot che sembra venire da chi c'è rimasto assai malamente sotto con
stalker, solaris, i grandi mistici (san juan de la cruz in primis), i grandi gnostici che non lesina frecciate a un metacinema che finisce con l'inghiottire il film; un fascino dato da un comparto tecnico rigororso, in parte ammazzato da troppa ampollosità (si rivedano, di nuovo, le sbrosce verbosissime dei dialoghi), alcuni momenti visionari davvero azzeccati e genuini, e uno score formidabile che da solo si rivelerà essere l'architrave del film, entro il quale trova posto anche lo spiazzante contrappunto dato dai Ladytron. capire da che parte stare non è un accidenti facile.
lo segnalo a chi ha apprezzato
subconscious cruelty, per vagliare fino a che punto hussain ha saputo esser complementare a se stesso, vacillando nell'interzona tra auto-ironia e superbia. nel dubbio, io mi pongo a metà strada tra vaccata e capolavoro.
Ultima modifica: 30/01/16 17:27 da
Schramm
Schramm
Bubobubo